La Resistenza azzurra

Giovedì 24 ottobre 1996

introduzione al tema di Edgardo Sogno Rata del Vallino

Edgardo Sogno, prima di iniziare la sua chiacchierata, ricorda come in un’altra occasione avesse promesso di portare alcune copie del volume di Federico Avogadro di Vigliano “Pagine di storia vercellese e biellese”, credendo di averne ancora diverse. Essendogliene in realtà rimasta solo una, la dona a VIVANT, a disposizione dei soci.

Entra poi nel merito, ricordando come la Resistenza Azzurra fosse una guerra di liberazione che muoveva più da un sentimento che da una situazione politica ben definita; l’Italia attraversava una situazione disastrosa, con momenti molto difficili e a volte terribili. I monarchici, nell’ambito delle forze della liberazione, erano un’assoluta minoranza, tanto che per poter partecipare attivamente bisognava quasi nascondere la propria fede. La narrazione di alcuni episodi può forse aiutare a capire In particolare Sogna ricorda l’appello che un gruppo di monarchici aveva rivolto al Re nell’aprile del ‘43 perchè facesse quello che in realtà il Re stesso aveva già in animo di far e cioè passare, per l’interesse nazionale, con gli Alleati: passo gravissimo e doloroso soprattutto per chi aveva fatto la guerra per obbedienza al Sovrano (basti ricordare il suicidio di Carlo Cossato) e che si trovava di fronte al dramma dello sfasciarsi dello Stato.

Al di là del settarismo repubblicano, è doveroso ricordare come vi fossero due “resistenze” o “guerre di liberazione”:

– al nord vi erano i partiti.

Il CLNAI sostanzialmente era schierato sulla posizione che riteneva necessario prima vincere la guerra e cacciare i tedeschi, e poi incominciare a ragionare nmell’ ottica dei singoli partiti.. Era da tutti ormai accettata la posizione repubblicana a fronte di una unanime condanna per il fascismo e per la Dinastia Sabauda.

Al nord c’erano i repubblichini di Salò (così chiamati dai comunisti per non guastare l’immagine della repubblica che si voleva far nascere) e il CLNI mal tollerava i monarchici., anche se l’episodio narrato da Sandro Cavalchini dimostra il rispetto per chi sapeva affermare i propri ideali.

In questo clima operavano anche le formazioni monarchiche, quali ad esempio la Franchi, che comunque erano aperte a tutti, senza preclusioni.

Vi era poi il servizio informazioni che svolgeva un lavoro di collegamento con il sud, svolto prevalentemente da ufficiali in servizio.

Le formazioni potevano essere:

– militari, al 90% monarchiche, formate da ufficiali, gli “autonomi” (Fiamme Verdi, Divisione Osoppo, Mauri, Di Dio, Marcellin)

– comunisti, nelle zone in cui erano predominanti

– azionisti, che arrivarono però più tardi.

– al sud al contrario la resistenza era ufficialmente monarchica, con le truppe che si muovevano sotto il tricolore con lo stemma sabaudo; la cosa non era stata facile, all’inizio vi era un senso di assoluta impotenza da parte del Re Umberto. I soldati italiani venivano messi sistematicamente nelle retrovie e solo dopo mesi è stato costituito il Corpo di Liberazione forte di più di 100.000 uomini che avanzavano dal sud. Conscio della situazione il Re Umberto, con una visione Albertina dell’onore, certamente cercò la morte sul fronte di Cassino, come una sorta di espiazione personale.

Sogno conclude evidenziando come la storiografia ufficiale abbia trasformato la realtà della resistenza, che è stata una vittoria di tutte le forze politiche e non solo della sinistra. e come sia difficile comprendere i momenti di allora, oggi che abbiamo dimenticato la paura dei comunisti, e che abbiamo dimenticato che De Gaulle diceva che i comunisti avrebbero invaso l’Europa.