Blasonario Subalpino

Il sito Blasonario subalpino è opera certosina di Federico Bona, grande divulgatore dell’araldica italiana nel mondo, che qui vogliamo ricordare.

Era nato a Torino nel 1943, da un’importante famiglia industriale laniera di origine biellese. Compiuti gli studi classici all’Istituto Sociale cittadino, Bona si laureò in fisica all’Università di torinese. Dopo il servizio militare come ufficiale di complemento dell’Aeronautica Militare, nel 1968 fu assunto dalla Olivetti a Ivrea, nella quale fu dirigente in numerosi settori tecnici e commerciali.

Appassionato di storia e di tradizioni piemontesi, ha messo a disposizione degli studiosi, come dei semplici curiosi, un’enorme e preziosa banca dati araldica, realizzata con strumenti informatici e resa disponibile in rete progettando, realizzando e poi curando per molti anni due siti che ha progressivamente alimentato, sino a trasformarli in preziosi e ineludibili strumenti di conoscenza.

Il primo, il Blasonario Subalpino è dedicato agli stemmi delle famiglie nobili e notabili dei territori già appartenenti agli Stati sabaudi (Piemonte, Val d’Aosta, Nizzardo, Savoia); il secondo è focalizzato sulle bandiere ed uniformi dell’esercito sabaudo dal XVI secolo alla Restaurazione.

Grazie all’imponente base di dati araldici raccolti ha potuto collaborare alla concretizzazione di diversi recenti volumi, fornendo un apparato di illustrazioni prezioso anche per un’omogeneità e una completezza altrimenti difficilmente ottenibili. Con testi e figure ha contribuito, ad esempio, al Dizionario Araldico Valsusino di Gustavo Mola di Nomaglio, pubblicato col sostegno della Compagnia di San Paolo nel 2007 (Susa, Segusium, Società di Studi e Ricerche Valsusini) fornendo circa 500 disegni di stemmi a colori ad alta definizione riferiti a famiglie originarie della Valle di Susa o, a vario titolo, presenti nella sua storia.

Il corredo dei suoi stemmi ha aiutato a decretare il successo della pregevole e monumentale edizione artistica dei castella feudali goniniani, ideata e pubblicata da L’Artistica Editrice di Savigliano (Suggestioni Medioevali in Piemonte. Luci e colori nei castelli di Enrico Gonin, con tavole acquerellate da Adriana Costamagna, testi di Nadia Lovera, introduzione di Gustavo Mola di Nomaglio e oltre 400 disegni 2008).

Nel 2009 ha realizzato l’apparato iconografico dell’opera dello storico ed araldista Mario Coda, Il libro della blasoneria biellese. I consegnamenti d’armi gentilizie degli anni 1687 e 1689 (Biella. Associazione Amici degli Archivi Piemontesi).

Risale al 2010 il consolidamento su carta di quanto sino a quel momento realizzato, con la pubblicazione del volume Onore, colore, identità. Il blasonario delle famiglie piemontesi e subalpine, edito dal Centro Studi Piemontesi, in collaborazione col Consiglio regionale del Piemonte, a cura di Roberto Sandri Giachino e Gustavo Mola di Nomaglio. Le blasonature di circa mille stemmi aggiunte nel libro dai curatori, alla data ancora prive della corrispondente figura nel sito internet, hanno poi costituito lo stimolo e il punto di partenza per massicci ampliamenti in rete che hanno complessivamente condotto alla realizzazione di un corpus di almeno ulteriori duemila/duemilacinquecento nuovi disegni, la cui disponibilità induce oggi ad auspicare un nuovo consolidamento a stampa, anche in considerazione del fatto che la prima edizione del volume, nonostante una tiratura di duemila copie, piuttosto consistente per la materia, è andata esaurita in tempi assai brevi mentre l’opera continua ad essere ricercata da studiosi.

Sempre disponibile a fornire notizie, immagini, riferimenti; sempre alla ricerca di nuove raffigurazioni di stemmi, sempre pronto ad accettare nuovi spunti, nuove ipotesi che anzi stimolava e ricercava, attivissimo in internet.

Attento ricercatore, preciso interprete delle più complesse blasonatura, era di carattere schivo e poco propenso al protagonismo.

Nel febbraio del 2017 Federico Bona è stato colpito da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e si è spento, dopo una evoluzione molto rapida della malattia, nell’aprile del 2018. I cultori dell’araldica ne conserveranno un grato ricordo e VIVANT si impegna, con l’aiuto di altri appassionati e con l’appoggio della famiglia, a mantenere e, se possibile, ampliare, il prezioso lavoro sin qui svolto.