Svizzera e Piemonte: lotte ed alleanze

Edmondo Schimidt-Muller di Friedberg

Svizzera e Piemonte: lotte ed alleanze

Prima però di trattare dei rapporti tra Svizzera e Piemonte è necessario dire qualcosa sulla Svizzera. Mi limiterò ad una breve panoramica sulla Confederazione come si presentava prima e dopo la rivoluzione francese, vero spartiacque tra la vecchia Svizzera e quella di oggi.

1)  L’organizzazione politica

Alla vigilia della rivoluzione francese il Corpo Elvetico era formato dai seguenti elementi:

  • i XIII Cantoni, da indicare secondo elaborate regole di precedenza (prima le città, poi le campagne, senza dimenticare i mezzi cantoni)
  • gli Alleati: l’Abate di San Gallo, la città di San Gallo, le tre Leghe Grige, il Vallerese (dove il potere era diviso
  • a metà tra il Vescovo di Sion e i sette decanati), le città di Bienne e Mulhouse, che inviavano i loro delegati alla Dieta;
  • figuravano tra gli alleati anche una serie di piccole città e valli che erano in condizione di semi-protettorato e non mandavano delegati. Non mandava delegati neppure il principato di Neuchatel che riconosceva il re di Prussia per suo sovrano, né la città di Ginevra che non era ammessa nel Corpo Elvetico per l’opposizione dei Cantoni cattolici;
  • c’erano in fine i paesi sottoposti, baliaggi di uno o più Cantoni (baliaggi di Argovia e Turgovia, del Vaud e della valle del Reno, i baliaggi italiani, ecc..) che non potevano inviare loro delegati alla Dieta.

“Confusio hominum divinitus servata”: così aveva sintetizzato la situazione un prelato italiano. Ci voleva la Divina Provvidenza per tenere in piedi una situazione così confusa.

A conferma, guardando più in dettaglio, un esempio a me noto, quello di San Gallo. L’Abate di San Gallo, primo degli Alleati, era principe del SRI e quindi suddito dell’Imperatore. La celebre Abbazia era circondata dalle città di San Gallo, passata alla riforma: per raggiungere il “Vecchio Paese”, di cui era sovrano assoluto, l’Abate aveva fatto costruire una porta dietro il palazzo abbaziale, in zona non controllata dalla città. Per la stessa via poteva raggiungere la contea del Toggenburg di cui era sovrano “costituzionale”, i toggenburghesi avendo diritto di appello a quattro cantoni pretori..

Cinque anni di repubblica unitaria (l’Elvezia, 1798 – 18030), cinque costituzioni che si sovrapponevano senza poter neppure cominciare ad essere applicate, la Svizzera terra di combattimento tra francesi ed austro-russi, il caos generale e finalmente l’Atto di Mediazione di Napoleone, nuovamente su basi federaliste.

I XIII Cantoni primitivi sussistono quasi integralmente. Con i vecchi paesi alleati e sudditi vengono formati sei nuovi Cantoni: San Gallo, Grigioni, Argovia, Tirgovia, Ticino e Vaud: è la Svizzera dei 19 Cantoni.

Dodici anni dopo il Congresso di Vienna aggiungerà alla lista il Callese, Ginevra, e Neuchatel: nasce la Svizzera moderna, quella dei 22 Cantoni. Con poche modifiche (il Giura distaccatosi da Berna ha formato il 23° Cantone) la Svizzera di oggi.

Oggi la Svizzera non è più una confederazione di Stati, ma uno Stato Federale con un governo centrale, una capitale, due camere di rappresentanti, un suo esercito, una moneta forte. Alcune iniziative federali, come il Politecnico di Zurigo, sono note in tutto il mondo.

2)  La struttura sociale

Se tanto valeva per le istituzioni, figuriamoci nei rapporti tra persone. Chi parlava all’alta Dieta si rivolgeva agli “altamente considerati, altamente bennati, bennati (questo trattamento spettava ai baroni!), altamente e ben nobilmente nati signori” … e ad altre 12 categorie di personalità i cui appellati non mi azzardo a tradurre!

Scomparsa l’alta nobiltà (Zaringen, Savoia) resta la nobiltà originaria che viene progressivamente decimata dalle guerre d’Italia, da mésalliances, dal normale avvicendarsi delle vicende umane. Sale la classe dei ministeriali, anticamente non liberi, ma importantissimi funzionari di corte, amministratori cavalieri, al servizio delle antiche famiglie e dei conventi. Affrancati, diventati “liberi signori” (=baroni) giocheranno una parte importante nel governo di quasi tutti i cantoni. Ci sono poi numerose famiglie svizzere che ricevono un titolo dall’Impero o dai re di Francia. L’abate di San Gallo, principe del SRI, nobilità i suoi fedeli accogliendoli come “nobili uomini della Casa di Dio”. Nasce intorno al 1600 l’uso del “von” prima sconosciuto, anche per un senso di egualitarismo con le famiglie novellamente nobilitate da sovrani stranieri con la famosa particella (1587, von Gallati, 1638, von Freuler) e con quelle francesi che gli ufficiali svizzeri frequentavano correntemente.

Borghesia e Patriziato sono due colonne portanti della struttura sociale della Svizzera “ancien régime”. La popolazione di una città era divisa tra borghesia e semplici e semplici abitanti. Questi ultimi (stranieri-giornalieri-gente venuta dalla campagna) non avevano diritti politici, ma dovevano all’occasione prendere le armi a difesa della città.

Borghesi si era per nascita, per residenza, o per averne acquistato il diritto. Era di difficile entrare a far parte della borghesia: si chiedevano soggiorni prolungati, somme importanti (ma diverse per abitanti del cantone, confederati o stranieri). Il diritto di borghesia era però molto ambito perché dava accesso al godimento di ricchi beni comuni e di cariche lucrative. Tanto ambito che le vecchie famiglie si chiudono a riccio (XVII secolo) giungendo fino al divieto di accettare nuovi borghesi per lunghi periodi (un po’ come la serrata del Maggior Consiglio di Venezia). E’ l’inizio di un patriziato: solo le famiglie “qualificate” possono accedere ai posti di governo.

Les très nobles et très puissants Seigneurs de Berne sono un gruppo di famiglie tra di loro gelosamente ugualitarie, e che quindi vietavano in patria l’uso di titoli stranieri che porterebbe a discriminazioni. Ciò non impedisce, poco prima della rivoluzione francese, un provvedimento (81 voti favorevoli, 80 contrari) che autorizza l’uso del “von” a tutte le famiglie patrizie che ne facessero domanda.

Quanto ai Cantoni “democratici” che non riconoscevano ai “patrizi” il diritto al governo della cosa pubblica, l’uso della “merenda” sistemava le cose. L’eletto doveva offrire una cena a tutti gli elettori: non molti potevano affrontare tale spesa. Nel canton Glarus, democratico, l’elenco dei Landammann è poco variato: von Bachmann, von Tschudi, von Bachmann, …

Ma tutto sta per cambiare. Una prima avvisaglia: nel 1794, in odio ai von Salis, diveniti troppo potenti, i Grigioni decretano l’abolizione di tutti i titoli, e con essi del “von”.

Con l’Elvezia (1798), tutti  “citoyens”, sparisce il “von” in tutta la Repubblica. E così con l’Atto di Mediazione (1803) che non riconosce i “privilegi di luogo, di nascita, di persona o di famiglia”. Il “von” riappare con il Patto del 1815 per scomparire nuovamente nel 1830.

Il diritto di borghesia sussiste, anche se limitato.

Il patriziato sussiste: quante “case comunali e patriziali” in Canton Ticino, e le loro “ordinanze”…

La Landsgemeinde sussiste in alcuni Cantoni: ho potuto assistere anni fa a quella di Glarus.

Oggi i titoli nobiliari non posso apparire su atti ufficiali che riguardino cittadini svizzeri. Se il “von” è sui registri di stato civile è considerato parte integrante del cognome, ma nessuno può aggiungersi il “von” perché ciò sarebbe contrario all’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Grigioni e Friburgo sono più radicali: in nessun atto ufficiale può apparire il “von”.

3)  Il servizio militare all’estero

Con Marignano si chiude la fase dell’espansionismo svizzero, ma il “mestiere delle armi” resta una lucrosa (anche se rischiosa) attività, se non addirittura una necessità per sopravvivere.

Le “capitolazioni” –capitoli dei trattati di alleanza tra i Cantoni ed altri stati riguardanti le clausole militari- facevano parte di un più ampio disegno politico. Per esse i Cantoni –previa approvazione della Dieta- mettevano a disposizione dell’alleato le truppe richieste e, per reciprocanza, l’alleato prometteva assistenza ai Cantoni qualora venissero attaccati.

Il regime delle capitolazioni metteva fine alla piaga del mercenariato, frutto a sua volta della sovrappopolazione e della scarsità e povertà del terreno coltivabile. Agli svizzeri venivano assicurati il pane e il sale di cui avevano estrema necessità ed i ricchi mercati esteri si aprivano alle loro merci.

Anche se servivano all’estero, le truppe svizzere “capitolate” erano e rimanevano innanzi tutto svizzere. Erano sottoposte unicamente alla legge svizzera: al punto tale che i processi tra francesi e soldati svizzeri erano celebrati davanti ai consigli di guerra svizzere.

Il giuramento per i reggimenti svizzeri al servizio di Francia (1616) fa fede di questo stato di cose ben singolare:

“Come teniamo da Dio il nostro essere ed ogni nostro avere e non possiamo nulla senza di Lui e senza il soccorso della Sua grazia dobbiamo sempre averLo presente ai nostri occhi. Deve essere lo scopo principale del nostro servizio e l’unico oggetto della nostra adorazione. Voi giurate davanti a Dio, per Cristo nostro Signore, di conservare l’onore della Nazione Svizzera, di tenere sempre presente la sua gloria ed il suo bene, di essere obbedienti e fedeli al Corpo Elvetico, ai vostri Superiori, a Sua Maestà il Re di Francia e di Navarra che servirete lealmente con tutte le vostre forze finchè il vostro giuramento vi legherà al suo servizio”

La Nazione Svizzera, il Corpo Elvetico, i vostri Superiori… ed il Re di Francia e di Navarra al quarto posto!

Ma gli Svizzeri, quando combattono, combattono per davvero.

La Guardia Svizzera Papale, fondata da Giulio II nel 1506, si sacrifica fino all’ultimo uomo in piazza San Pietro il 6/5/1527 per permettere al papa Clemente VII di ritirarsi in Castel Sant’Angelo. Si salvano solo i 47 che accompagnano il Papa lungo il corridore: gli altri sono sepolti nel Cimitero Teutonico in Vaticano. A ricordo del fatto, ogni anno il giramento delle reclute viene fatto il 6 giugno.

Gli Svizzeri salvano la vita di Carlo IX di Francia nella ritirata di Meaux (1567). Louis Pfyffer, “le roi des Suisses” ottiene l’alto privilegio di “rester couvert devant le Roi”.

Gli Svizzeri di Kaspar Gallati salvano la vita di Enrico IV nella battaglia di Arques. Il Re chiamava Gallati, poi primo colonnello delle Guardi Svizzere, “mon cher compère”.

A rinforzarela guarnigione della Bastiglia formata da 70 invalidi, viene inviato un distaccamento di 32 Svizzeri agli ordini di un sottotenente e di un sergente. Il suo rapporto sulla “resa” (e non “presa”!!) della Bastiglia è molto illuminante sul come si fa la storia.

Il 10 agosto alle Tuileries e i massacri di settembre. Lamartine nella sua “Histoire des Girondins” lascia un commosso ricordo per la morte del col. Bachmann sotto la ghigliottina. I pochi sopravvissuti ed il monumento al Leone morente, Lucerna, in memoria dei caduti alle Tuileries.

La Beresina. Il sacrificio del IV reggimento svizzero: partiti in 4.000, ritornarono 6 ufficiali e 37 soldati, 3 dei quali avevano ancora il loro fucile… resta il diario di Anton Muller, uno dei sei ufficiali che si erano salvati…  la canzone della Beresina, scritta da Legler al bivacco, e passata alla storia.

Napoleone a Parigi al ritorno dall’Elba ed il rifiuto degli Svizzeri di prestargli obbedienza: avevano ormai giurato a Luigi XVIII !

Qualche cifra. In poco meno di quattro secoli, un milione di soldati svizzeri servirono in Francia al comando di 700 Generali svizzeri. Francesco I poté disporre di 163.000 uomini, Luigi XIV di 120.000, Napoleone di 90.000

Svizzera e Piemonte 2^ parte

1 – La posizione geografica

La posizione geografica del Piemonte ne ha sempre condizionato la storia: proprio quel suo essere “a piè dei monti”, incuneato tra quelle montagne che lo separano dalla Liguria, la Francia e la Svizzera.

Svincolarsi da questi limiti, appena ciò fu tecnicamente possibile, portò ai grandi trafori ferroviari e stradali: storia di ieri ed ancora di oggi. Ma anche prima l’importanza dei passi alpini – collegamento tra l’Europa del nord e quella del centro-sud – era enorme, e tutti i mezzi tecnici via via disponibili – mulattiere, ponti, brevi gallerie, ospizi e ricoveri – venivano messi in opera per facilitare il passaggio delle Alpi.

Transitavano mercanti con i loro muli e con intere greggi (fonte di importanti introiti sotto forma di pedaggi, ecc.). Papi e Cardinali (il Concilio di Basilea), Re e Imperatori, da Carlo Magno in poi, sulla via dell’incoronazione o della guerra, prelati e politici, eserciti, pellegrini (la via Romea), semplici viandanti e…staffette partigiane. E con le persone passavano le notizie e le idee, da quelle di Calvino e di Zwinglio alla controriforma, e più tardi a quelle della rivoluzione francese e poi dei carbonari.

Tra i passi che maggiormente interessavano le popolazioni (e le autorità) dei due versanti vanno ricordati:

1 – Il Gran San Bernardo (duemila e più anni di storia, San Bernardo di Mentone, l’ospizio, i Canonici lateranensi, Napoleone) metteva da sempre in comunicazione la valle d’Aosta con il Vallese, e quindi con Ginevra, Berna ed il nord dell’Europa;

2 – Il Sempione, altro passo conosciuto fin dal tempo dei Romani, primo ospizio tenuto dai Cavalieri di Malta (1235/1590), servizio regolare di posta sino all’aperture della ferrovia (1906): di qui passavano i Vallesani – a lungo padroni di Domodossola – nelle loro frequenti scorrerie in terre italiane;

3 – Il San Gottardo, la cui apertura all’inizio del 1220 viene collegata ai patti tra Uri, Schwitz e Unterwalden. Era la via più breve tra l’Italia e la Germania ed un importante transito di merci soprattutto dopo la costruzione del ponte sopra la gola di Schöllenen (1303). Di qui passarono gli Austro-Russi del gen. Suworoff nel settembre del 1799. Strada carrozzabile dal 1827, ferrovia aperta nel 1880;

4 – il Lucomagno merita una particolare attenzione perché nel 1845 il Regno di Sardegna concluse un accordo con San Gallo, i Grigioni ed il Canton Ticino per una ferrovia destinata a collegare le linee della Germania meridionale con quelle italiane. Il progetto fu poi superato da quello del Sempione, ma resta comunque questa interessante priorità;

5 – anche il San Bernardino era conosciuto ancora prima dei Romani. La strada moderna (1818-1823) fu pagata in buona parte dal Regno di Sardegna.

2 – Casa Savoia al di là delle Alpi

Su questo terreno si gioca la partita tra i Signori Svizzeri ed i Conti/Duca di Savoia.

La presenza dei Savoia sulla scena Svizzera risale alla fina del 1100 (e forse prima) con il possesso di una piccola parte del Vaud. Guerre, dedizioni spontanee, acquisti, eredità, ecc. (grazie in particolare a Pietro II) estesero i territori savoiardi fino a comprendere più o meno gli attuali cantoni di Ginevra e del Vaud e buona parte del Vallese. Persino Berna riconobbe per qualche tempo l’autorità dei Conti di Savoia che lasciarono a segno della loro presenza sul Lemano il romantico castello di Chillon.

I Savoia furono conti e duchi, ma anche vescovi ed abati: Amedeo VIII, l’antipapa Felice V, conservò dopo la rinuncia alla tiara, e fino alla sua morte, la sede episcopale di Ginevra.

Il Capo di Casa Savoia si fregiava (e si fregia tuttora) dei titoli relativi alle terre svizzere che furono in possesso dei suoi antenati:

  • duca del Chiablese (l’attuale Chiablese, più il basso Vallese e parte del Vaud)
  • duca del Genovese
  • conte di Ginevra
  • barone del Vaud e del Faucigny

terre che, nei tristi tempi di Carlo II (1536) passarono sotto i cantoni, e vani furono i tentativi per riconquistarle.

L’ultimo – e più famoso – è l’Escalade di Ginevra (12-12-1602) miseramente fallito e seguito dalla pace di San Giuliano (11-7-1603) che sanzionava la rinuncia a questi territori. San Francesco di Sales continuerà ad essere chiamato “Monsieur de Genève” ma non mise mai piede in questa città: la sua sede episcopale era in realtà Annecy.

3 Lotte di religione

Oltre alla perdita di buona parte del ducato, la debolezza di Carlo II permette lo sviluppo delle idee e delle iniziative protestanti nelle terre rimaste fedeli al Duca.

Calvino viene ad Aosta nel tentativo di trasformare la valle in un cantone svizzero protestante, all’inizio del 1536. L’assemblea, subito convocata dal balì Matteo de Lostan, vota all’unanimità la fedeltà alla Fede cattolica ed al Duca di Savoia, ed a Calvino non resta che fuggire. A ricordo di questa bella pagina di storia valdostana restano la Croix de Ville e l’Angelus suonato alle 11 (anziché alle 12), l’ora in cui il Consiglio votò l’arresto di Calvino.

Da tempo i Valdesi del Piemonte erano in contatto con i riformatori svizzeri: ora – con la debolezza del governo di Carlo II – molti Valdesi lasciano le valli e dilagano nella pianura, contro gli accordi pattuiti. Con il rafforzarsi dello stato sotto Emanuele Filiberto ed i suoi successori, una serie di alterne vicende vede i Cantoni protestanti nella veste di mediatori tra i Duchi ed i loro sudditi di religione riformata: a periodi di relativa tolleranza segue il peggio, soprattutto dopo la revoca dell’Editto di Nantes (1685). Uno dei momenti più alti dell’epopea valdese è l’esilio di quasi tremila correligionari accolti lungo le rive del lago di Ginevra e poco dopo – cambiata la situazione politica – il celebre episodio della “glorieuse rentrèe”: partiti da Prangins il 26 agosto 1689 un migliaio di Valdesi rientrerà nelle sue terre attraversando il piccolo Moncenisio e la valle di Susa.

Enrico Arnaud, il ponte di Salbertrand, la Balsiglia…quanta storia, quanti momenti di gloria tramandati da generazione a generazione, e da tante belle canzoni valdesi…

Il caso Giannone, brutto episodio di politica ecclesiastica sotto il regno di Carlo Emanuele III (1735): lo storico napoletano fu attirato con uno tranello a Ginevra in terra savoiarda, e tenuto in prigione nella cittadella di Torino fino alla morte…

La lunga storia di Carouge, la città modello costruita dai Savoia al confine con Ginevra. La sua riunione al cantone di Ginevra nel 1816 sposta gli equilibri religiosi: oggi la Roma del Protestantesimo è cantone a maggioranza cattolica dove ogni domenica si celebrano non meno di novanta messe.

4 Soldati Svizzeri in Piemonte

Truppe svizzere furono al servizio dei Principi di casa Savoia, sia quando erano sovrani di terre al di là dei monti, si dopo. Dal 1241 (prima alleanza di Berna con Amedeo IV) al 1814 (ultima capitolazione di Vittorio Amedeo I con i Grigioni) sono 23 le capitolazioni firmate ed una trentina i reggimenti forniti dai Cantoni: altrettanti i generali.

Gli Svizzeri combattono – e subiscono forti perdite – in numerosi fatti d’arme: la Madonna dell’Olmo, la guerra delle Alpi. Dal 1609 i 100 Svizzeri formano la guardia personale del Duca, che tale resta fino al 1832, ultima delle truppe capitolate ad essere sciolta: resta in loro ricordo il salone degli Svizzeri nel palazzo reale di Torino.

Gli ultimi sette abati di San Gallo (1654-1796) vengono tutti insigniti dell’Ordine Supremo della SS. Annunciata. Antica amicizia e probabile riconoscenza per i molti reggimenti forniti dagli Abati ai Savoia…

Bandiere sabaude sono conservate a Naefels, canton Glarus. Sono quelle del reggimento di San Gallo e Glarus, in Piemonte dal 1792 al 1798, di cui era “proprietario” il barone Bachmann di Naefels. Purtroppo non c’è il tempo di raccontare alcuni degli – interessantissimi – episodi di cui fu protagonista, prima e dopo l’armistizio di Cherasco…

5 Il XIX Secolo

I rapporti politici di Carlo Alberto – prima dello Statuto –con la Svizzera sono contrassegnati da una particolare amicizia con i Cantoni cattolici, che giungerà sino all’invio di armi e di consulenti militari al Vallese ed a Lucerna nella guerra di Sonderbund (1845-1847). Ispiratore di questa politica è il ministro Clemente Solaro della Margarita che si appoggia la conte Crotti di Costigliole, ministro residente in Svizzera (1842-48). Lo stesso Carlo Alberto conosceva personalmente la Svizzera, avendo vissuto da giovane a Ginevra per qualche anno.

La scena cambia con Camillo Cavour la cui madre, Adele de Sellon (+ 1846) era ginevrina: Cavour visitò regolarmente la Svizzera dal 1835 al 1848, ed aveva amicizie influenti nella Confederazione. Amava la Svizzera e ne era ricambiato: passando da Ginevra per recarsi a Plombières, fu accolto con ovazioni. Fu Cavour a volere il trattato di commercio tra Sardegna e Confederazione Svizzera (1851) poi rinnovato nel 1878 tra Italia e Svizzera.

Forti erano i movimenti antisabaudi tra gli italiani emigrati in Svizzera dove Giuseppe Mazzini visse dal 1833 al 1837, fondandovi la Giovane Europa e più tardi la Giovane Svizzera. Organizzò (1834) la spedizione di Savoia per abbattere la Monarchia piemontese  con truppe formate da esuli polacchi e tedeschi sotto il comando di Ramorino (lo stesso di Novara). La spedizione finisce poco gloriosamente, disarmata dalle milizie ginevrine, e la Svizzera dovrà inviare a Chambéry una delegazione per porgere le scuse al Re di Sardegna.

Molti ed illustri furono gli esuli italiani in Svizzera, soprattutto nel Canton Ticino dopo il 1848. Ricordiamo Antonio Fontanesi, esule in Svizzera del 1828 al 1865, ben noto a Torino per le 140 opere conservare alla Galleria d’Arte Moderna.

Gli anarchici italiani sono numerosi in Svizzera dopo il 1890. Luigi Bertoni ticinese fonda “Il Risveglio” che diede luogo ad in grave incidente doiplomatico dopo l’assassinio di Re Umberto. “Addio Lugano bella…”

In campo artistico Svizzera e Piemonte sono legate dal ricordo di Vincenzo Vela, scultore ticinese (1820-91) che lavorò a lungo a Torino. Tra le Sue opere, il monumento all’Esercito Sardo in piazza Castello, Carlo Alberto al Palazzo Reale, Vittorio Emanuele II al Palazzo di Città, le Regine Maria Adelaide e Maria Teresa alla Consolata.

La Croce Rossa Internazionale nasce sui campi di Solferino. Henri Dunat di Ginevra assiste alla battaglia e ci lascia “Un souvenir de Solferino”. La CRI viene fondata nel 1863 avendo per emblema quello della bandiera svizzera a colori invertiti. La convenzione internazionale di Ginevra è del 1864 ed è stata rivista nel 1929: quante volte l’abbiamo invocata nell’ultima guerra, anche sotto la bandiera dello SMOM!

Uno dei 5 membri del Comitato della CRI era il generale Guglielmo Enrico Dufour, uomo di poliedrica attività: comandante in capo dell’esercito svizzero nella guerra del Sonderbund, creatore della cartografia svizzera, ricordato dalla punta Dufour del Monte Rosa. Era anche un ottimo ingegnere, progettista, tra l’altro, di ponti sospesi. Aveva anche progettato un ponte a catene sul Po, mai eseguito forse per gelosia dei tecnici al di qua ed al di là delle Alpi…

Il XIX secolo è anche il periodo in cui tante industrie svizzere si impiantano in Piemonte: i Boringhieri, i Büchi, i Legler, i Leumann…

6 Il XX Secolo

La prima guerra mondiale fu l’occasione per il collaudo della CRI su base mondiale.

Tra le due guerre anche la Svizzera ebbe il suo partito fascista (dice Rezzonico) e nuove vampate di “irridentismo” ticinese.. Gli svizzeri risposero pacatamente con il libro: “Gli svizzeri a Roma”. Chi sono gli artefici dell’attuale assetto urbanistico della Città Eterna? A parte il romano Bernini, fenomeno isolato, i principali architetti della Roma papale sono ticinesi, quindi svizzeri: il Borromini, il Longhena, i due Fontana, il Maderna, loro nipote, Domenico Rossi…Il libro documenta il tutto con dovizia di fotografie lasciando intendere che si dovrebbe parlare di riunione di Roma al Ticino, e non del contrario…

Scoppiata la seconda guerra mondiale, con l’occupazione della Francia la Svizzera è circondata da ogni parte dai Tedeschi e dai loro alleati. Hitker si propone di invadere questo paese neutrale che, già in credito di fortissime somme verso la Germania, rifiuta un più pesante indebitamento conseguente a nuove richieste tedesche. Conosco uno di questi casi in via diretta perché fu mio Padre, informato da amici tedeschi, a trasmettere confidenzialmente la notizia al Governo italiano ed a quello della Confederazione. Mussolini, debitamente “preparato”, si oppose alla richiesta di Hitler.

Dopo l’otto settembre 1943 le reti di confine vengono abbattute, la Svizzera accoglie generosamente i soldati italiani sbandati: quanti miei amici torinesi hanno tranquillamente seguito i loro corsi universitari in Svizzera tra il 1943 ed il 1945…Poi “la barca è piena”, le frontiere vengono chiuse a chi non sia un combattente in diretto pericolo di vita, e le polemiche al riguardo non sono mancate.

Durante la guerra, la Svizzera fu luogo privilegiato per lo spionaggio tra le parti in guerra, luogo di incontro per trattative segrete (i libri di Eddy Sogno, il tentativo del gen. Wolff per una pace separata) ed un Eldorado per i contrabbandieri. I passi alpini ritrovano un momento di particolare attività per le staffette partigiane…

Oggi si ricorda a Ginevra il passato con la mostra “Il Rinascimento in Savoia ai tempi di Carlo II (1504 – 1553)” ma i problemi di oggi sono ben altri. I rapporti tra Svizzera e Piemonte passano in secondo piano: entrare a far parte dell’Unione Europea o no? Questo è il problema.