la Croce e la Spada: gli Ordini Monastici Militari nel Medioevo Cristiano

Giovanni Angeli

Le Armi del Re

La Croce e la Spada: gli Ordini Monastici

Militari nel Medioevo Cristiano

Torino, 1 Febbraio 2002

1.Introduzione

In un giorno di febbraio dell’ anno 638 d.C. il Califfo Omar entrava in Gerusalemme cavalcando un cammello bianco. Al suo fianco camminava il Patriarca Sofronio, nella veste di magistrato piu’ importante della citta’ che si era arresa. Omar cavalco’ direttamente verso l’ area del Tempio di Salomone. Il Califfo chiese di visitare i santuari dei Cristiani e, al momento della preghiera, usci’ dalla Chiesa del Santo Sepolcro, stendendo la sua stuoia nel portico del Martyrion.

Il Patriarca, osservandolo in quel luogo, si ricordo’ delle parole di Cristo e mormoro’: ”Ecco l’ abominazione della desolazione di cui ha parlato il Profeta Daniele, posta in luogo santo” (Matteo, XXIV, 15).

Gerusalemme era stata assediata per oltre un anno, per la resistenza delle forti- ficazioni imperiali nei confronti degli Arabi, inesperti nelle guerre d’ assedio. La mancanza di viveri e l’ impossibilita’ di un soccorso cristiano avevano alla fine provocato la resa. L’ unica resistenza residua era la guarnigione di Cesarea, protetta dalla flotta imperiale.

Nessuna forza umana avrebbe potuto resistere in quel momento alla conquista araba, soprattutto in rapporto alla smembramento dell’ Impero d’ Oriente, dovuto in buona parte alle eresie ed al nazionalismo crescente.

Nel corso della dominazione araba la pratica dei pellegrinaggi ai luoghi santi della vita di Cristo, iniziata sporadicamente agli albori del Cristianesimo, continuo’ a prendere piede, favorita da una certa tolleranza degli Arabi verso le grandi religioni monoteiste, Cristianesimo ed Ebraismo, raggiungendo il culmine tra il secolo V ed il X. La situazione peggioro’ nel secolo XI, a causa della graduale penetrazione nel mondo arabo e bizantino di Turchi, provenienti dall’ Asia Centrale. I Turchi, convertiti all’ Islam nel corso del X secolo, avevano iniziato ad introdursi in tutto il mondo musulmano come soldati di ventura, costituendo parte delle truppe del Califfo di Bagdad e di altri sovrani musulmani. In particolare, i Turchi Selgiuchidi, originari delle steppe intorno al lago di Aral, riuscirono intorno al 1050 a fondare un vasto impero, comprendente la Persia ed il Khorasan, ed acquisendo dal 1055 il potere sul Califfato di Bagdad.

In seguito alle ripetute penetrazioni di Turchi Selgiuchidi in Armenia, divenne inevitabile lo scontro con l’ Impero Bizantino, culminato nella sconfitta dell’ Imperatore Romano Diogene nel 1071 presso la fortezza armena di Manzinkert, ove l’ Imperatore, nonostante un eroico combattimento, fu di fatto tradito dai suoi mercenari turchi, dalla cavalleria pesante franca e normanna e dai mercenari scandinavi della Guardia Varega, subendo una totale disfatta.

La battaglia di Manzinkert fu il disastro piu’ carico di conseguenze di tutta la storia bizantina. Successivamente i Crociati giudicarono che i Bizantini avevano perduto sul campo di battaglia il diritto di fregiarsi del titolo di difensori della Cristianita’, e che Manzinkert giustificava l’ intervento dell’ Occidente.

L’ entrata dei Turchi in Asia Minore, iniziata seriamente nel 1073, rese sempre piu’ difficile il passaggio di pellegrini attraverso l’ Anatolia verso i Luoghi Santi.

Questa concatenazione di eventi porto’ di fatto alla proclamazione della Prima Crociata da parte di Papa Urbano II nel corso del Concilio di Clermont del 18-28 novembre 1095. La Prima Crociata avrebbe portato alla conquista di Gerusalemme il 15 luglio 1099, dopo uno spaventoso massacro, che impressiono’ profondamente il mondo musulmano, portandolo a maturare la determinazione della necessita’ della cacciata degli Occidentali dall’ Oriente.

  1. L’ idea

Il Cristiano, come cittadino, ha un problema fondamentale da affrontare: e’ autorizzato a combattere per il suo Paese ? La sua e’ una religione di pace, mentre la guerra significa morte e distruzione. I primi Padri della Chiesa non avevano dubbi e consideravano la guerra come un assassinio in grande, ma dopo il trionfo della Croce, dopo che l’ Impero si fu identificato con la Cristianita’, non dovevano i cittadini essere pronti a prendere la armi per la sua prosperita’ ?

La Chiesa Orientale pensava di no. Il suo grande canonista San Basilio, pur rendendosi conto che un soldato deve obbedire agli ordini, sosteneva che chiunque si fosse reso colpevole di uccisioni in guerra doveva astenersi per tre anni, in segno di pentimento, dal fare la comunione. Per il soldato bizantino la morte in battaglia non era considerata gloriosa; il martire moriva armato solo della sua fede. Nella storia bizantina vi sono state pochissime guerre di aggressione, venendo sempre preferiti i metodi pacifici, anche se comportavano una tortuosa diplomazia o un esborso di denaro.

La Principessa Anna Comnena manifesta chiaramente nella sua Storia che, sebbene avesse un profondo interesse per le questioni militari e per i successi in battaglia di suo padre, ella considerava la guerra una cosa vergognosa, un’ estrema risorsa, in ultima analisi un fallimento.

Il punto di vista occidentale era ben diverso, e meno illuminato. Sant’ Agostino stesso aveva ammesso che si potevano intraprendere guerre per ordine di Dio.

Il codice cavalleresco, con l’ apporto dei poemi epici e popolari, diede prestigio all’ eroe militare, mentre il pacifista cadeva in un discredito dal quale non si e’ mai ripreso.

La Chiesa poteva fare poco; senza condannare la guerra, tento’ di indirizzare le energie bellicose a suo vantaggio: la guerra santa divento’ lecita ed anzi desiderabile. La bellicosita’ degli Occidentali ed il loro gusto per la gloria militare non potevano essere soffocati facilmente; era piu’ saggio adoperare questa energia indirizzandola verso una guerra contro i pagani.

La minaccia musulmana sembrava molto piu’ temibile ai Paesi occidentali che ai Bizantini, fino alle invasioni Turche. Gli Arabi erano eredi della civilta’ greco-romana quasi quanto i bizantini ed il loro modo di vivere non era molto diverso.

Le Autorita’ dell’ Impero e del Califfato erano concordi nel non imporre conversioni da nessuna parte e nel permettere il libero culto dell’ altra religione.

I Cristiani d’ Occidente non potevano condividere la tolleranza dei Bizantini. Si sentivano orgogliosi di essere Cristiani e si consideravano eredi di Roma, rendendosi peraltro conto con inquietudine che sotto moltissimi punti la civilta’ musulmana era superiore alla loro.

Alla fine del secolo XI, dopo le campagne di Spagna, ispirate dai Papi Gregorio VII ed Urbano II, l’ idea della guerra santa era stata messa in pratica ed accettata.

Cavalieri e soldati cristiani venivano incoraggiati dalle autorita’ ecclesiastiche a lasciare da parte le loro dispute per combattere gli infedeli. Come ricompensa per il servizio potevano prendere possesso delle terre conquistate e ricevevano benifici spirituali, quali promesse d’ indulgenza ed assoluzione a quelli che morivano in battaglia per la Croce.

Il Papa prendeva la guida delle guerre sante, spesso le indiceva e spesso ne designava i comandanti, mentre le terre conquistate dovevano essere governate sotto la superiore autorita’ papale.

I cavalieri occidentali risposero prontamente all’ appello per la guerra santa. I loro motivi erano in parte sinceramente religiosi, si stancavano di combattere tra di loro e volevano combattere per la Croce, ma li spingeva anche la fame di terre, soprattutto nella Francia settentrionale dove si andava diffondendo la pratica del “maggiorasco”. Poiche’ i Signori erano sempre piu’ contrari a dividere proprieta’ e cariche, concentrate intorno ad un castello costruito in pietra, i figli cadetti dovevano cercare fortuna altrove. A cio’ si aggiungeva un gusto per l’ avventura ed un desiderio di menare le mani, piu’ accentuato tra i Normanni, che solo da poche generazioni avevano abbandonato la vita di pirati nomadi.

L’ occasione di combinare il dovere cristiano con l’ acquisto di terre in un clima meridionale era molto attraente, e la Chiesa ritenne di avvalersene alle frontiere orientali della Cristianita’.

  1. I Cavalieri Templari

L’ istituzione dei Cavalieri Templari sorse dal desiderio di fornire protezione ai pellegrini che si muovevano verso Gerusalemme ed i Luoghi Santi. Secondo Guglielmo, arcivescovo di Tiro, nel 1118 alcuni nobiluomini di stirpe cavalleresca, tra i quali Ugo de Payns e Goffredo di Saint-Omer, fecero voto di poverta’, castita’ ed obbedienza davanti al Patriarca di Gerusalemme, promettendo di consacrarsi al servizio di Dio come canonici regolari, e re Baldovino II, succeduto nel regno di Gerusalemme a Pasqua del 1118 al cugino Baldovino I, offri’ loro una sede all’ interno del proprio palazzo nel Tempio del Signore, nome dato dai Franchi alla Cupola della Roccia, presso la Moschea di al-Aqsa, nella parte meridionale della piana del Tempio di Gerusalemme.

Il compito loro assegnato dal Patriarca, per la remissione dei peccati, consisteva nel difendere i percorsi e le strade maestre dalle imboscate di ladri ed assalitori, con particolare riguardo per la sicurezza dei pellegrini. Fu probabilmente il re, consapevole delle deficienze dell’ organizzazione militare, a convincere Ugo de Payns e trenta compagni a servire nella cavalleria anziche’ farsi monaci.

La creazione di un corpo permanente per la difesa dei pellegrini dev’ essere parsa al re ed al Patriarca l’ ideale completamento dell’ opera degli Ospitalieri, che ai pellegrini offrivano rifugio e cure mediche. D’ altra parte pare certo che intorno al 1130 i Templari influirono sugli Ospitalieri nel far loro assumere un ruolo militare.

I Templari cominciarono presto a ricevere donazioni, a partire da quella di Thierry, conte delle Fiandre, del 1128.

Nel 1129 al Concilio di Troyes i Templari ottenevano il riconoscimento ufficiale da parte del Papa.

Gli esordi umili e poveri comparvero come elemento costitutivo della tradizione dell’ Ordine, come dimostrato dalla rappresentazione simbolica della poverta’ coniata sul sigillo, che mostra due cavalieri in groppa ad un solo cavallo. Tale era l’ ideale dei nove originari fondatori, rappresentato nella decorazione con nove stelle intorno a tre croci nella lunetta dell’ abside della chiesa templare di San Bevignate a Perugia, eretta tra il 1256 ed il 1262.

Al Concilio di Troyes vennero promulgati da Ugo de Payns i principi alla base della regola latina dell’ Ordine, di fatto ispirata da Bernardo di Chiaravalle. Il risultato era quello di una regola monastica che rifletteva ampiamente la spinta ascetica e le tendenze antimaterialistiche dell’ epoca, generatrici degli Ordini Riformati della fine del secolo XI, in particolare dei Cistercensi, ma sostanzialmente incapace di adattare questi principi alla lotta dei Templari contro gli infedeli.

Aderire all’ Ordine implicava, oltre ai voti di poverta’ e castita’, la rinuncia alla volonta’, e percio’ una forte riduzione della liberta’ d’ azione individuale. La disciplina veniva fatta valere secondo l’ uso monastico mediante un sistema di penitenze.

Il Maestro, che sarebbe presto divenuto una delle figure di maggior rilievo dell’ apparato militare del regno di Gerusalemme, nel 1129 veniva presentato nei termini di un tradizionale abate benedettino.

San Bernardo riconosceva tuttavia che il Tempio era un nuovo tipo di Ordine, presente nei Luoghi Santi, in cui si conciliavano cavalleria e religione e che, a differenza dei Cistercensi, aveva bisogno di possedere case, terre, beni e tributi, ed aveva pieno titolo a farsi garante di protezione, opponendosi agli innumerevoli persecutori della Santa Chiesa.

I cavalieri professi, vestiti della clamide bianca con croce rossa ad otto punte, erano il nucleo dell’Ordine. Vi erano poi i sergenti o frati serventi, con il saio bruno o nero, mentre in un secondo tempo l’Ordine fu autorizzato ad avere preti propri.

L’accesso alle donne era impedito “perché è attraverso la femmina che l’antico nemico distoglie molti dalla via diretta in Paradiso “. Non mancavano peraltro sostegni femminili all’Ordine, quali quello di Eleonora d’Aquitania, moglie di Luigi VII, che creò la base per l’importantissima magione templare di La Rochelle.

Vi fu un susseguirsi di donazioni in Occidente, comprendenti edifici, terre, concessioni finanziarie e giurisdizionali, che consentirono in una ventina d’anni di articolare una struttura provinciale, basata su un potere fondiario, in Francia, Provenza, Penisola Iberica, Inghilterra, Italia.

Nel regno di Gerusalemme gli Ospitalieri furono i primi a sostenere responsabilità militari, assicurando la difesa di varie fortezze ( Bethgibelin, il Krak des Chevaliers ), seguiti dai Templari ( Gaza, successivamente le grandi fortezze di Athlit e Safed ).

In considerazione dell’origine dei Templari nella società di frontiera di Outremer, dove essi entravano in contato quotidianamente con i Musulmani, è possibile che possano essere stati influenzati dal modello del ribat islamico. I ribat, istituiti a partire dal VII secolo lungo le frontiere dell’Islam, erano centri per i devoti musulmani desiderosi di unire una vita di preghiera all’attività militare a sostegno della loro fede.

Tra il 1139 ed il 1145 Papa Innocenzo II avvallava inequivocabilmente l’ Ordine con tre bolle “Omne datum optimum”, “Milites Templi”, “Militia Dei”, risolvendo definivamente i dubbi sorti intorno a questa milizia di monaci guerrieri.

Nel 1130, ad ispirazione dei Templari, venne fondato in Gerusalemme l’ Ordine di San Lazzaro, che accoglieva i fratelli lebbrosi.

Negli anni successivi i Templari furono proiettati al centro dell’ azione, rappresentando con gli Ospitalieri il nerbo delle forze militari del regno di Gerusalemme, a partire dalla Seconda Crociata, o Crociata del re Luigi VII e dell’ Imperatore tedesco Corrado II, del 1148-1149, provocata dalla caduta di Edessa nel 1144 ad opera di Zenki, Atabeg di Mosul.

Sebbene la Seconda Crociata non avesse consentito la riconquista della contea di Edessa, fino ad Hattin i Latini riuscirono a mantenere il possesso di 600 chilometri di territorio lungo la costa, che comprendeva i tre stati superstiti di Antiochia, Tripoli e Gerusalemme. Fino al 1174 le figure chiave furono gli energici re di Gerusalemme Folco d’ Angio’, Baldovino II ed Amalrico (morto nel 1174). Non riuscirono mai a conquistare le grandi citta’ dell’ interno, Aleppo e Damasco, ma s’ impossessarono di quelle dislocate lungo la costa, comprese Tiro ed Ascalona, con l’ aiuto delle Citta’ Marinare italiane. Durante gli anni sessanta Amalrico mise in atto alcuni tentativi non riusciti di conquistare l’ Egitto, cosa che avrebbe potuto bloccare lo accerchiamento musulmano, portato a termine da Saladino nel 1187.

Per tutto questo tempo il regno di Gerusalemme venne continuamente minacciato da dissidi interni, e dalla pressione esterna esercitata da Zenki e poi dal figlio Nur ed-Din (morto nel 1174).

L’ Ordine templare, che aveva posto le basi del proprio potere militare e finanziario tra il 1129 ed il 1148, fu sottoposto a pesanti critiche per il ruolo assunto nella fallimentare Seconda Crociata, particolarmente per la scelta di attaccare Damasco, sostenuta dai Maestri del Tempio e dell’ Ospedale. Ulteriori dissapori furono legati al fatto che, fino al regno di Amalrico, il prezzo della consegna agli Ordini Militari di gran parte delle responsabilita’ di difesa degli stati crociati venne pagato non solo dai signori secolari e dai loro vassalli, ma anche dalle autorita’ ecclesiastiche, in termini di perdita di giuridisdizioni territoriali e finanziarie.

Nel 1187 Saladino entro’ in forze nel regno di Gerusalemme. Il 2 luglio l’ esercito latino si era schierato in posizione di difesa a Seforia, in un luogo ben fornito d’ acqua, secondo l’ abituale tattica di contenimento dell’ invasione. Raimondo di Tripoli, vassallo del re di Gerusalemme, aveva gia’ subito la perdita della citta’ di Tiberiade, nella cui cittadella resisteva con i suoi uomini la moglie, la contessa di Tripoli. Nonostante cio’, Raimondo raccomando’ ai Cristiani di rimanere sulla posizione, ed aspettare l’ attacco delle preponderanti forze di Saladino. Fu Gerardo di Ridfort, Gran Maestro del Tempio, a convincere il re, Guido di Lusignano, ad attaccare per primo attraverso un luogo deserto privo d’ acqua non lontano da Tiberiade, originando la grave sconfitta dei Corni di Hattin del 4 luglio 1187.

La vittoria di Saladino ad Hattin produsse una reazione a catena, con la caduta di Acri una settimana piu’ tardi e quella di Gerusalemme in ottobre, incluso il quartier generale dei Templari di al-Aqsa. Resistettero Tripoli ed Antiochia, cosi’ come l’ enclave templare ed ospitaliera intorno a Tortosa e a Krak des Chevaliers, e la citta’ di Tiro, salvata dall’ arrivo di una flotta capeggiata dal crociato tedesco Corrado del Monferrato. Pochi furono i Templari e gli Ospitalieri scampati alla battaglia di Hattin; l’ unico Templare preso prigioniero e risparmiato da Saladino fu appunto Gerardo di Ridfort, che venne scambiato nel settembre 1187 con il possesso del castello templare di Gaza. Egli peraltro mori’ combattendo intorno ad Acri nel 1189.

Hattin aveva a tal punto scosso le coscienze occidentali che le pie promesse e le donazioni monetarie furono rimpiazzate dalla Terza Crociata (1189-1192). Benche’ l’ Imperatore tedesco Federico Barbarossa fosse morto in Asia Minore nel giugno 1190, gli eserciti congiunti del re francese Filippo II e dell’ angioino Riccardo I riconquistarono Acri il 12 luglio 1191. Il 7 settembre l’ esercito di Riccardo, insieme ai contingenti dei Templari e degli Ospitalieri, sconfisse Saladino nella battaglia di Arsuf. Tale successo risollevava il regno, permettendo di riconquistare le citta’ costiere, di cui ormai Acri era la piu’ importante. Nel gennaio 1192 Riccardo giunse in vista di Gerusalemme, senza peraltro poterla riprendere. Fu deciso invece di riedificare Ascalona, per ostacolare i collegamenti dei Turchi con l’ Egitto, dal quale Saladino dipendeva per i rifornimenti.

Durante la marcia da Acri verso il Sud, l’ esercito cristiano si era trovato in grave difficolta’, e qui l’ esperienza degli Ordini Militari nel difendere le colonne si rivelo’ di importanza vitale, mantenendo per tradizione i Templari la posizione di retroguardia, mentre gli Ospitalieri formavano l’ avanguardia. Grande fu durante la Crociata la fiducia di re Riccardo nei confronti dei Templari, al punto che nel 1191 essi poterono acquistare dal re l’ isola di Cipro, tolta al governatore bizantino. Nell’ isola i Templari tentarono senza successo di costituire uno stato autonomo. Se il progetto fosse riuscito, l’ Ordine Templare sarebbe stato il primo degli Ordini Militari a costituire uno stato indipendente, come riusci’ ai Cavalieri Teutonici in Prussia nel 1283 ed agli Ospitalieri a Rodi nel 1309. In seguito a rivolte, Riccardo nel 1192 vendette l’ isola a Guido di Lusignano, al quale era subentrato Corrado del Monferrato al titolo di re di Gerusalemme. I Templari continuarono comunque nel corso del XIII secolo ad essere presenti nell’ isola con propri quartieri a Famagosta e Limassol, e con alcuni castelli.

Nel 1193 Saladino moriva, con conseguenti lotte per la successione tra i Turchi, che assicurarono per un certo periodo la sopravvivenza degli insediamenti cristiani continentali.

Il 5 marzo 1198, nel corso di un concilio tenutosi presso la magione templare di Acri, i Cavalieri Teutonici vennero riconosciuti come Ordine ecclesiastico, con una regola ispirata a quella templare. Quest’ Ordine era sorto nel 1190 in un ospedale tedesco fondato da pellegrini di Lubecca e Brema,trasformandosi in Ordine Militare nel 1198.

Nel 1198 sali’ al soglio pontificio Innocenzo III, che indisse una nuova crociata che avesse come obiettivo primario l’ Egitto, poiche’ in assenza di una frontiera meridionale sicura sarebbe stato impossibile riconquistare Gerusalemme e mantenere con sicurezza il regno.

I partecipanti alla Quarta Crociata (1204), che avevano contrattato con Venezia il trasposto via mare senza essere in grado di pagarlo, furono dai Veneziani dirottati verso Costantinopoli, che presero instaurando un effimero Impero Latino d’ Oriente, e stati latini a Tessalonica ed in Morea, oltre a porti e basi insulari per i Veneziani.

La Crociata fu fallimentare, perche’ la creazione di nuovi stati crociati era avvenuta a spese dei Bizantini e non dei Musulmani, scavando uno storico solco tra le Chiese e le civilta’ Occidentale ed Orientale, a tutt’ oggi non ancora completamente colmato.

Nel 1209 vi fu la Crociata ufficiale contro gli eretici Albigesi nel Sud della Francia e nel 1212 la cosi’ detta “Crociata dei fanciulli”, uno spontaneo scoppio di entusiasmo popolare in Germania e Francia, che di nessun aiuto furono per Outremer.

Fu solo nel 1217-1218, dopo la morte di Innocenzo, che Papa Onorio III riusci’ a promuovere una serie di spedizioni verso l’ Oriente, culminate nella campagna d’ Egitto, nota come Quinta Crociata, cui parteciparono Templari ed Ospitalieri insieme a vari comandanti crociati, tra cui Andrea d’ Ungheria e Leopoldo, duca d’ Austria.

Le forze combinate della Quinta Crociata, composte dagli Occidentali al comando del legato pontificio, il Cardinale Pelagio, e dai Latini d’ Outremer guidati dal re Giovanni di Brienne, insieme agli Ordini Militari, nel novembre 1219 espugnarono Damietta, sul delta del Nilo. L’ arroganza del legato pontificio, e di molti Franchi, compresi i Templari, nel rigettare per due volte le proposte di pace del Sultano Al-Kamil, che comprendevano anche la restituzione di Gerusalemme, ed il mancato arrivo delle forze dell’ Imperatore tedesco Federico II, portarono alla sconfitta dei Cristiani nel delta del Nilo nell’ estate del 1221, ed alla fine della Quinta Crociata. Nella rete di vie d’ acqua del delta molti scontri furono anfibi, e misero in evidenza la capacita’ dei Templari di schierare navi e pontoni e di manovrare con i cavalli nel fango e tra le paludi.

Tra il 1228 ed il 1229 ebbe luogo la Crociata di Federico II, che permise, tramite una tregua decennale negoziata con Al-Kamil, di riprendere possesso di Gerusalemme, ove Federico II di Hohenstaufen procedette ad una grande cerimonia di incoronazione nella Chiesa del Santo Sepolcro.

Gli anni successivi furono caratterizzati da contrasti tra i Templari e l’ Imperatore, riflesso della lotta tra Papa Gregorio IX e l’ Imperatore stesso; da contrasti interni agli stati latini tra i Templari e gli Ospitalieri, dovuti sia alla sovrapposizione delle sfere di influenza in un territorio controllato che diventava sempre piu’ stretto, sia alla diversa posizione degli Ordini nei confronti dei Musulmani, caratterizzata da un avvicinamento politico dei Templari ai Damasceni e degli Ospitalieri agli Egiziani.

Tale prassi di pragmatismo politico era molto difficilmente comprensibile da parte degli Occidentali, che ritenevano gli Ordini Militari poco combattivi nei confronti dei Musulmani e sostanzialmente responsabili di minare con le loro lotte intestine la sicurezza degli stati latini d’ Oriente.

La situazione del periodo fu ulteriormente complicata, allo scadere nel 1239 della pace tra Federico II ed Al-Kamil, dalla Crociata di Tibaldo di Champagne (1239-1240), e dalla Crociata di Riccardo di Cornovaglia (1240-1241), nonche’ dalle tensioni provocate dalla comparsa sulla scena di altre due potenze nomadi, i Turchi Khwarizmiani, provenienti dall’ area tra l’ Indo ed il Tigri, ed i Mongoli di Gengis Khan.

Il 17 ottobre 1244 a La Forbie, presso Gaza, le forze dei Franchi e degli Ordini Militari, con i loro alleati Musulmani provenienti da Homs, Damasco e Transgiordania, si scontrarono con gli Egiziani ed i Khwarizmiani, subendo una sconfitta paragonabile per portata ad Hattin. Federico II, in una lettera a Riccardo di Cornovaglia, mostrava di non nutrire dubbi sulle responsabilita’ dei Templari nella disfatta, la cui politica aveva, secondo l’ Imperatore, spinto l’ Egitto a ricercare la alleanza con i Khwarizmiani, nel piu’ assoluto disprezzo per il trattato dello Imperatore. I Templari pagarono il disastro di La Forbie con la perdita di circa 300 cavalieri e del Gran Maestro Armando di Périgord.

La Forbie rafforzo’ la risoluzione di re Luigi IX di Francia di adempiere il suo profondo desiderio di prendere parte ad una crociata, maturato in seguito alla guarigione da una grave malattia. Il re salpo’ il 25 Agosto del 1248 dal porto di Aigues-Mortes per Cipro, dove lo accolse il nuovo Maestro del Tempio Guglielmo di Sonnac.

La Crociata di re Luigi (1248-1254) ebbe inizio con la presa di Damietta e la marcia verso il Cairo. L’ 8 febbraio 1250 l’ avanguardia dell’ esercito, costituita dai Templari, da Roberto d’ Artois, fratello del re, e dal conte di Salisbury, inizio’ l’ attraversamento del Nilo, portando, per i contrasti insorti tra Roberto d’ Artois ed il Maestro Templare Guglielmo di Sonnac, ad un attacco scoordinato contro i Turchi, culminato in una disfatta nelle strette vie del borgo di al-Mansura, che costo’ perdite enormi (il conte d’ Artois, 300 cavalieri e 280 Templari). Il disastro di al-Mansura ebbe una tale risonanza da essere ancora ricordato sessant’ anni piu’ tardi nel corso del processo contro i Templari.

Nel corso della ritirata gli Ordini Militari coprirono, come di consueto, la retroguardia dell’ esercito, subendo perdite gravissime, tra cui il Maestro Templare Guglielmo di Sonnac.

La partenza dall’Oriente di Luigi IX nel 1254 coincise con l’ascesa dei Mamelucchi in Egitto. Si trattava di truppe scelte composte da discendenti di schiavi, in evidenza negli eserciti egiziani fin dal XII secolo, che all’epoca avevano dato l’avvio ad una lunga e sanguinosa lotta per l’assunzione diretta del potere. Nello stesso periodo si intensificava la minaccia dei Mongoli, che peraltro vennero sconfitti in Palestina nel 1260 dai Mamelucchi guidati da Qutuz, con una sorta di appoggio esterno, senza l’intervento diretto di truppe, da parte dei Franchi, che consentirono alle truppe mamelucche il passaggio attraverso i loro territori.

I Franchi e gli Ordini Militari, più preoccupati dei Mongoli, sottovalutarono la minaccia dei Mamelucchi ancora fino al 1263, quando il capo mamelucco Baibers iniziò ad effettuare spedizioni militari contro la Palestina.

Nel 1265 conquistò Cesarea, Haifa e la fortezza ospedaliera di Arsuf; nel 1266 il castello templare di Safed; nel 1268 Giaffa ed il castello templare di Beaufort; il 18 maggio 1268 Antiochia; nel 1271 le enclavi degli Ordini Militari a Nord di Tripoli, incluso il castello templare di Chastel Blanc e le fortezze ospedaliere di Krak des Chevaliers e di Akkar; più a Sud il quartier generale dei Cavalieri Teutonici di Montfort.

Costretti nelle loro difese costiere, i Franchi ebbero un po’ di respiro nell’aprile 1272, quando la Crociata del Principe Edoardo d’Inghilterra persuase Baibers ad una tregua decennale.

Le tregue consentirono ai Mamelucchi di contrastare le minacce mongole, ma nel 1285 l’emiro Qalawun, successore di Baibers, si rivolse contro i Cristiani, conquistando Tripoli. Qalawun morì nel 1291, ma il figlio al-Ashraf Khalil comparve con il suo esercito davanti ad Acri il 5 aprile 1291.

Ogni uomo disponibile venne impiegato per la difesa della città, con i Templari e gli Ospitalieri disposti lungo le mura di Montmusart. Il 15 giugno Templari ed Ospitalieri stroncarono un attacco alla Porta di Sant’Antonio, ma tre giorni dopo i Musulmani fecero breccia nei pressi della Torre Maledetta, dando inizio alla battaglia per le vie, nel corso della quale fu ferito mortalmente il Gran Maestro del Tempio.

Il maggior numero possibile di donne, bambini ed uomini fu caricato sulle navi del porto, difeso dai Veneziani e dai Pisani. Solo la fortezza templare, colma di rifugiati, rimaneva in mano cristiana, per cadere tre giorni dopo in un generale massacro degli ultimi difensori e di coloro che vi si erano rifugiati.

I Templari detenevano ormai solo Sidone, Tortosa e la fortezza costiera di Athlit. A Sidone resistettero per un mese, nominando il nuovo Gran Maestro Tibaldo Gaudin.

Alla fine si ritirarono nel Castello del Mare, a 100 metri dalla costa, collegato alla citta’ da un lungo e stretto ponte. Dopo la partenza per Cipro del Gran Maestro, che portava con se’ l’ archivio templare, abbandonarono il Castello la notte del 14 luglio.

Tortosa ed Athlit furono evacuate il 3 e il 14 agosto.

Ormai tutto e’ perduto” dice il Templare di Tiro “ed ai Cristiani non rimaneva piu’ nemmeno un palmo di terra in Siria”.

Dopo la caduta di Acri e la perdita della Palestina, la fine dell’ Ordine fu rapida.

Nel 1302, partendo da Cipro, vi fu un ultimo tentativo da parte di un contingente templare di occupare l’ isola di Ruad, davanti a Tortosa, finito nel massacro della guarnigione templare. Di fatto pose fine ad ogni ulteriore tentativo di stabilire una testa di ponte in Terra Santa.

In seguito al conflitto con Filippo il Bello, per motivi in primo luogo economici e in parte dovuti alla mentalita’ del re, desideroso che la corona francese rappresentasse il principale baluardo della Cristianita’ contro gli infedeli, con il re a capo di un unico Ordine Militare unificato (il “Bellator Rex”), accusati di eresia, pratiche esoteriche, sodomia, e piu’ in generale di aver tradito la vera fede, la stessa regola originale e lo spirito della Crociata, nel 1307 i Templari vennero arrestati in Francia.

Nel 1310 venne eretto nei pressi di Parigi il rogo per 54 Templari, considerati eretici recidivi.

Con il Concilio di Vienne nel 1311-1312, due bolle papali di Clemente V pongono fine all’ Ordine. La “Vox in excelso” abolisce il Tempio, mentre la “Ad providam” trasferisce i beni dei Templari non alla corona francese, come sperava il re, ma all’ Ordine degli Ospitalieri.

Nel 1314 l’ ultimo Gran Maestro del Tempio Jacques de Molay, insieme a Goffredo di Channey, sale sul rogo.

Nel 1571, in seguito all’ invasione ottomana di Cipro, viene distrutto l’ archivio templare, ed i Templari scompaiono dalla storia.

  1. I Cavalieri di San Giovanni

La mattina del 7 giugno 1099 i Crociati raggiunsero la sommita’ di una collina, chiamata poi il Monte della Gioia, da cui scorsero Gerusalemme. L’ assedio di Gerusalemme duro’ fino al 15 luglio, quando le forze cristiane penetrarono nella citta’ attraverso una breccia nelle mura.

Prima che iniziasse l’ assedio il governatore musulmano della citta’ espulse dal perimetro delle mura i Cristiani residenti; tra coloro che lasciarono Gerusalemme vi fu un certo Fra Gerardo.

Fra Gerardo era il superiore dell’ Ospizio per pellegrini, fondato a Gerusalemme nel 1080 ad opera probabilmente di alcuni commercianti di Amalfi. Un ospizio non era un ospedale nel moderno senso del termine, benche’ attrezzato per la cura dei malati, ma soprattutto un luogo di riposo per i pellegrini, dove questi potevano essere alloggiati e nutriti.

Pare che l’ Ospizio fosse dedicato a San Giovanni e, sebbene sia ancora incerto da quale Giovanni prendesse il nome, data l’ importanza della storia dell’ Ordine, piu’ tardi si penso’ sempre che il Patrono dell’ Ordine fosse Giovanni il Battista.

Fra Gerardo era pertanto probabilmente un italiano, verosimilmente di Amalfi.

L’ Ospizio crebbe rapidamente, tramite lasciti e donazioni, negli stati latini d’ Oriente, a partire dal Regno di Baldovino di Boulogne, Baldovino I.

Fra Gerardo, oltre che un sant’ uomo, fu un uomo pratico ed un buon organizzatore, ponendo solide basi, prima della sua morte avvenuta nel 1120, per un Ordine che sarebbe durato fino al XXI secolo. Riconosciuto dal Papato come Ordine indipendente sette anni prima della morte di Gerardo, era nel frattempo divenuto titolare di numerose proprieta’ in Francia, Italia e Spagna, costruendo case minori in Europa lungo le vie dei pellegrinaggi.

A Fra Gerardo succedette Raymond de Puy, nel corso della cui maestranza nell’ Ordine si innesto’ un nuovo ramo teso soprattutto a proteggere i pellegrini sulla via che dal mare portava a Gerusalemme. La protezione militare dei pellegrini appariva come uno sviluppo della regola principale dell’ Ordine, l’ assistenza ai poveri, ma rapidamente si trasformo’ in una forza militare destinata a combattere i Musulmani ovunque si trovassero. La trasformazione dell’ Ordine in Soldati di Cristo ebbe inizio in maniera effettiva nei primi anni del XII secolo, quando ai Cavalieri dell’ Ordine di San Giovanni, contraddistinti da una croce bianca in campo rosso sulla sopraveste, fu nel 1136 affidata la difesa della fortezza di Bethgibelin, davanti ai Musulmani di Ascalona. Il precedente a tale trasformazione, approvata dal Papa, era stato dato dalla fondazione dell’ Ordine Templare, Ordine esclusivamente Militare. Si innesto’ pertanto su un’ istituzione ospedaliera, destinata all’ assistenza dei poveri e dei malati, tutta l’ azione impetuosa della cavalleria medioevale e del feudalesimo.

I Cavalieri di San Giovanni, insieme ai Templari e piu’ tardi ai Cavalieri Teutonici, furono componenti di primo piano della storia dei Regni Latini d’ Oriente nei due secoli successivi, fino alla caduta di Acri nel 1291. Dei Regni Latini costituirono il nucleo delle forze militari. Mantennero comunque rispetto ai Templari ed ai Teutonici in modo piu’ spiccato l’ originaria vocazione ospedaliera. Non mancarono i contrasti con gli altri Ordini Militari, che li porto’ a volte a combattere in campi avversi.

Dal disastro di Acri scamparono pochi Ospitalieri, e tra essi il Gran Maestro Jean de Villiers, pure gravemente ferito nella battaglia, che aveva visto la morte in combattimento del Gran Maestro templare Pierre de Sevrey. I superstiti si imbarcarono per Cipro, dove rimasero dal 1291 al 1310.

Negli anni trascorsi a Cipro maturo’ una crescente consapevolezza che, se l’ Ordine voleva sopravvivere, doveva assumere un carattere diverso, costituendo non piu’ il braccio militare della Cristianita’, bensi’ il braccio navale. Tale trasformazione avrebbe portato i Cavalieri di San Giovanni al ruolo di “corsari cristiani”, che avrebbe fatto di essi il terrore dei nemici ed una leggenda nel Mediterraneo ed in Europa. E’ proprio a Cipro che si fa riferimento ad una piccola flotta dell’ Ordine ed al titolo di “Admiratus” (Ammiraglio). E’ a Cipro che per la prima volta si parla di navi da guerra, galee e galeazze, appartenenti all’Ordine.

L’ occasione di assicurarsi un territorio si presento’ nel 1306, quando un corsaro genovese, Vignolo dei Vignoli, avendo ottenuto l’ affittanza delle isole di Kos e Leros nel Dodecaneso, si presento’ al Gran Maestro Foulque de Villaret, proponendo una alleanza con l’ Ordine. Le loro forze navali e militari unite avrebbero potuto catturare tutte le isole della zona, ed egli avrebbe trattenuto un terzo dei redditi. Nessuno si turbo’ per il fatto che le isole facessero parte dell’ Impero Bizantino (il Regno Latino di Costantinopoli, originato dalla Quarta Crociata, era crollato nel 1261). Non fu difficile ottenere per questo progetto l’ approvazione di Papa Clemente V, uomo dalla coscienza accomodante, lo stesso che dopo poco avrebbe permesso a Filippo il Bello di distruggere i Templari.

Nel 1307 i Cavalieri sbarcarono a Rodi, isola dotata di un terreno fertile e di una lunga tradizione navale e militare. L’ abilita’ dei marinai rodioti si sarebbe negli anni successivi rivelata di grande utilita’ per l’ Ordine. L’ isola aveva una sola citta’ all’ estremita’ orientale del territorio, dotata di due buoni porti, il Porto settentrionale del Mandraccio per le galee, e quello orientale per il traffico mercantile.

Solo nel 1309 i Cavalieri riuscirono a vincere la resistenza dei Rodioti, che accettarono di sottomettersi a patto che la loro liberta’ fosse rispettata e che fosse loro permesso di praticare la religione ortodossa. Nel 1310 l’ Ordine trasferi’ ufficialmente il proprio quartier generale da Cipro a Rodi, ove per prima cosa si inizio’ a costruire un Ospedale.

Negli anni successivi i Cavalieri fortificarono la citta’ di Rodi ed ottennero il dominio delle adiacenti isole del Dodecaneso, Kos, Kalymnos, Leros, Telos, Nisyros, Syme, che avrebbero costituito la linea di difesa esterna di Rodi. Successivamente conquistarono e fortificarono San Pietro (Bodrum o Halikarnassos) sulla terra ferma a Nord di Kos, e Kastelorizon.

L’ Ordine, suddiviso in otto lingue, ciascuna diretta da un Ufficiale Anziano o Sostegno, era governato da un Gran Maestro e da un Consiglio, di cui facevano parte i Cavalieri Anziani o Cavalieri di Gran Croce. Era imperniato sui Cavalieri di Giustizia o Cavalieri Militari.

Lo sviluppo delle fortificazioni dell’ isola, a partire da preesistenti fiortificazioni bizantine, aveva dovuto tener conto di un fatto destinato a cambiare radicalmente le guerre nel XIV secolo, ovvero l’ entrata in scena della polvere da sparo e pertanto dell’ artiglieria sia d’ assedio che navale.

Nel 1365 i Cavalieri furono chiamati a partecipare ad una spedizione invocata da Papa Urbano V e da Pietro I, re di Cipro, costituita prevalentemente da Francesi, che si rivolse contro l’ Egitto, con la conquista e il saccheggio di Alessandria.

L’ Egeo fu comunque il campo di battaglia sul quale i Cavalieri di San Giovanni, con una guerra di corsa e di pattugliamento (le “caravane”), avrebbero impegnato il nemico per circa due secoli.

Con la Crociata di Nicopoli, sul Danubio, del 1396 terminava l’ ultima grande spedizione internazionale, di carattere piu’ che altro difensivo. Seguirono alcuni anni di relativa calma, dovuti alla guerra dei Turchi contro i Tartari di Timur Khan.

Ma nel 1453 Costantinopoli cadde definitivamente nelle mani dei Turchi di Maometto II, che da quel momento pote’ rivolgersi a Sud, progettando la distruzione di Rodi e la fine dei Cavalieri Ospitalieri, all’ epoca governati dal Gran Maestro Pierre d’ Aubusson.

Nella primavera del 1480 le truppe di Maometto II avanzarono dall’ Ellesponto alla Marmarica verso Rodi. Tutti i Cavalieri che erano in grado di raggiungere l’ isola dovevano presentarsi al convento, mentre ai Rodioti fu ordinato di bruciare tutto e di ritirarsi con le famiglie, i beni e gli animali entro le mura della citta’.

L’ assedio di Rodi fu caratterizzato da un largo uso del cannone, gia’ ampiamente utilizzato durante l’ assedio di Costantinopoli, dove la celebre “Maometta”, costruita da un ingegnere ungherese, aveva lanciato sulla citta’ palle di marmo di 1800 libbre. Nell’ assedio di Rodi vi era anche una batteria di “basilischi”, pezzi lunghi 6-7 metri, che lanciavano proiettili da 70 cm di diametro, che pero’ permettevano un solo tiro all’ ora per problemi di raffreddamento della canna.

L’ attacco inizio’ all’ alba del 23 maggio con il bombardamento della Torre di San Nicola, un fortino situato all’ estremita’ del molo che separava il Mandraccio dal porto commerciale. Dopo un prolungato bombardamento, in una mattina di giugno alcune triremi turche puntarono sul forte, manovrate da truppe Spahis, seconde nel valore solamente ai Giannizzeri scelti, accompagnate dal frastuono di cimbali, tamburi ed ululati, abituale accompagnamento dei Turchi in battaglia. Tutti i cannoni disponibili aprirono il fuoco contro le navi turche dal forte e dall’ antistante Posizione di Francia, mentre il fuoco serrato degli archibugi e dei lunghi archi, insieme ai lanci di fuoco greco, colpivano gli Spahis nel tentativo di raggiungere la riva. Le palizzate era difese dagli uomini in armature d’ acciaio, armati di spade a due mani. L’ attacco falli’, come pure altri nei giorni successivi.

Il 27 luglio, dopo settimane di bombardamenti intensissimi, fu sferrato il grande attacco dalla parte del quartiere ebraico e, verso il mare, della Torre d’ Italia. Nella prima ondata avanzarono i Basibozuk, soldati irregolari, disordinati, e sacrificabili, destinati a colmare con i loro cadaveri i fossati per permettere l’ attacco delle truppe scelte, cioe’ i Giannizzeri (da Yeniçeri, soldato giovane), tutti Cristiani di nascita. Le truppe turche irruppero attraverso una breccia nelle mura, immediatamente contrastate dal Gran Maestro d’ Aubusson, benche’ ferito nei giorni precedenti, seguito da una decina di Cavalieri e da tre vessilliferi, che portavano i vessilli di San Giovanni Battista, della Santa Vergine e la Croce dell’ Ordine di San Giovanni. In piedi in uno stretto passaggio, i Cavalieri vestiti delle piatte armature del XV secolo avevano un vantaggio nei confronti di uomini con armamento piu’ leggero, a parte il pericolo dei colpi d’ archibugio. D’ Aubusson fu colpito tre o quattro volte, prima che la lancia di un Giannizzero gli passasse sotto la corazza perforandogli un polmone.

La Torre d’ Italia era ormai caduta e le truppe turche stavano sciamando entro la citta’, quando per motivi non chiaramente spiegabili i Basibozuk furono presi dal panico, forse di fronte al gran numero di uccisi sulla breccia, ed arretrarono confusamente travolgendo i Giannizzeri che li seguivano. I Turchi furono ricacciati fino al mare, perdendo il vessillo del Sultano ed almeno 5000 uomini, tra cui 300 Giannizzeri, che si erano riversati nel quartiere ebraico, venendo tutti massacrati.

Entro 10 giorni l’ esercito di Misac Pascia’ lascio’ il campo ed abbondono’ l’ isola. Rodi era salva.

Nella primavera del 1481 Maometto II guido’ personalmente un nuovo esercito contro Rodi, ma attraversando l’ Asia Minore mori’ di dissenteria o di febbri.

La notizia che Maometto II aveva subito la disfatta di Rodi ebbe grande risonanza in Europa, dimostrando che i Turchi non erano invincibili. Forse quell’ anacronistico Ordine di Crociati era lo strumento adatto per produrre una breccia nell’ Impero Turco.

Le conseguenze furono un grande afflusso di regali, denaro e munizioni a favore dei Cavalieri. Per quarant’anni l’ Ordine godette di una prosperita’ senza precedenti.

Nel 1503, ad ottant’anni, carico di gloria, moriva d’Aubusson.

Nel 1520 sali’ sul trono ottomano Solimano, destinato a portare l’Impero Turco al massimo del suo potere politico e militare.

Nel 1521 divenne Gran Maestro dell’ Ordine Philippe Villiers de l’Isle Adam, succeduto ad un italiano, Fabrizio del Carretto, che aveva grandemente sviluppato le fortificazioni di Rodi, rendendole in grado di resistere a cannoni e mine.

In particolare l’ opera di uno dei piu’ celebri ingegneri militari dell’ epoca aveva sviluppato bastioni molto piu’ resistenti e torri angolate destinate a proteggere dal fuoco le parti piu’ esposte delle mura per mezzo di feritoie oblique per i cannoni.

Nel giugno 1522 Solimano attacco’ Rodi con una grande flotta ed un esercito di 200.000 uomini. L’ Ordine disponeva di non piu’ di 1500 mercenari, truppe rodiote e circa 500 Cavalieri.

Isle Adam pote’ contare durante l’ assedio sulla collaborazione del piu’ brillante ingegnere militare del tempo, Gabriele Tadini, che aveva fatto tra l’ altro costruire trincee all’ interno delle mura e dirigeva i servizi del genio, contrastando l’ opera di genieri e zappatori turchi con contromine e perfino con l’ invenzione di uno strumento d’ ascolto che permetteva, grazie ad un diaframma di pergamena, di percepire il minimo rumore o movimento sotterraneo, consentendo di neutralizzare le gallerie sotto i bastioni scavate dai Turchi.

Dopo mesi di assalti e bombardamenti, a dicembre i difensori non furono piu’ in grado di resistere. La vigilia di Natale Solimano offri’ al Gran Maestro la pace con l’ onore delle armi. Il 26 dicembre Isle Adam, dopo alcuni abboccamenti con il Sultano, procedette alla resa formale, trattato dal Sultano con cortesia e rispetto.

Nulla al mondo fu mai perduto in modo piu’ onorevole di Rodi” disse l’ Imperatore Carlo V. Un riconoscimento particolare fu attribuito agli ingegneri militari ed alla resistenza dei Rodioti, sia in terra che in mare.

Il 1 gennaio 1523 i sopravvissuti all’ assedio lasciarono per sempre l’ isola, diretti a Chania, a Creta, sulla Grande Caracca Santa Maria, due galee, la San Giovanni e la Santa Caterina, ed una chiatta, la Perla. Portavano con se’ pochi beni e le armi, tranne i cannoni di bronzo. Trasportavano le sacre reliquie, la mano destra di San Giovanni, le reliquie della Vera Croce, la Santa Spina, il Corpo di Sant’ Eufemia e l’ Icona di Nostra Signora di Fileremo, oltre agli archivi dell’ Ordine.

Tra i sopravvissuti dell’ assedio viaggiava con il Gran Maestro un giovane Cavaliere, Jean Parisot de La Valette, destinato ad un grande ruolo nella successiva storia dell’ Ordine.

Negli anni dell’ esilio i Cavalieri ebbero sede prima a Viterbo, poi a Nizza. Fu grazie all’ opera energica di Isle Adam che i Cavalieri riuscirono a rimanere compatti, fino ad ottenere nel 1530 dall’ Imperatore Carlo V l’ autorizzazione ad insediarsi nelle isole dell’ Arcipelago Maltese, in cambio del tributo simbolico annuale di un falcone da caccia.

Nell’ autunno del 1530 i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme e di Rodi salparono dalla Sicilia alla volta dell’ Isola di Malta, che sarebbe stata la loro nuova patria.

Le isole maltesi erano aride, con un’ economia povera. Malta presentava pero’ il grande vantaggio di avere due grandi, bellissimi porti, il Porto Grande e Marsamuscetto, capaci di ospitare un gran numero di navi. L’opera dei Cavalieri fu in primo luogo quella di appianare i contrasti con la popolazione maltese e soprattutto con la nobilta’ locale, e di procedere alla fortificazione dei porti. Utilizzando il calcare dell’ isola e l’ abilita’ come muratori dei Maltesi, furono edificati il Forte di Sant’Angelo e quello di San Michele, a proteggere il Porto Grande, ed il Forte di Sant’ Elmo sul Monte Sciberras, a dominare l’ ingresso del Porto Grande e di Marsamuscetto.

La marina dell’ Ordine, benche’ esigua, riprese presto ad effettuare le “caravane marittime” nei confronti delle vie di comunicazione mercantile dell’ Impero Turco e ad agire costantemente contro i pirati barbareschi che avevano le basi nell’ Africa del Nord, particolarmente a Tunisi ed Algeri.

Cosi’ come i Rodioti, anche i Maltesi si rivelarono eccellenti marinai.

Il fulcro della flotta dell’ Ordine, che divenne la piu’ efficiente del Mediterraneo, era la Grande Caracca di Rodi, una delle piu’ potenti navi del tempo, con otto ponti, una parziale corazzatura metallica ed oltre 50 grandi cannoni. Tali navi decretarono di fatto la fine delle galee e l’ avvento del combattimento dipendente unicamente dalle vele e dai cannoni trasportati dai grandi velieri.

Senza quartiere fu la lotta dei Cavalieri contro i pirati ed i Sultani barbareschi dell’ Africa del Nord, soprattuto Barbarossa e Dragut, fino alla partecipazione alla disastrosa spedizione della flotta di Carlo V contro Algeri nel 1519.

Fu comunque l’ attivita’ di questi “corsari cristiani” ad impedire che il Mediterraneo diventasse in quegli anni completamente un “lago turco”.

Nel 1557 divenne Gran Maestro Jean Parisot de La Valette.

L’ attivita’ dei Cavalieri sul mare determino’ inevitabilmente la reazione dei Turchi.

Il 18 maggio 1565 la flotta di Solimano, al comando di Mustafa’ Pascia’, compariva davanti a Malta, dando inizio all’ assedio.

Cio’ che in definitiva aveva indotto Solimano a procedere all’ assedio dell’ isola era stata la cattura da parte dei Cavalieri di una grande nave mercantile appartenente all’ eunuco capo del serraglio, Kustir-Aga. Questi, molto influente negli ambienti politici di Costantinopoli, riusci’ ad influenzare un certo numero di donne dell’ harem e la figlia favorita del Sultano, Mirmah, figlia della favorita di lui, Khurrem, d’ origine russa, la cui vecchia balia era a bordo della nave catturata.

Il Sultano stava invecchiando, ma non pote’ resistere alla pressione delle donne che lo imploravano insistendo nel dire che non avrebbe dovuto lasciare quei cani cristiani a continuare a farsi beffe del piu’ grande impero della terra e del suo capo. Ci si mise pure l’ Imam della Grande Moschea, spinto da Kustir-Aga, che prese a ricordare al Sultano la sorte dei suoi sudditi schiavi a Malta e nelle galee dei Cavalieri.

L’ esercito del Sultano, giunto a Malta su una flotta di 2000 navi, contava su 30-40.000 uomini, la maggior parte Spahis e Giannizzeri. Fu la spedizione piu’ numerosa e potente, prima dell’ avanzata dell’ Armada spagnola verso l’ Inghilterra del 1588.

Il punto debole della spedizione, a differenza di Rodi, era la lontananza dalle basi di partenza, e la necessita’ di portare sulle navi ogni tipo di attrezzatura e rifornimento, data l’ impossibilita’ ad approvvigionarsi in loco nell’ arido Arcipelago Maltese.

La strategia dei Cavalieri, dato l’ esiguo numero, era di combattere all’ interno delle fortificazioni, dopo aver riparato la flotta all’ interno della parte piu’ protetta del Porto Grande.

I Turchi invece furono costretti a dividere le forze per attaccare diverse posizioni fortificate, il Forte Sant’ Elmo sul Monte Sciberras, e le fortificazioni sulle penisole di Birgu e Senglea, oltre all’ antica e poco fortificata citta’ di Mdina.

Il primo attacco turco fu rivolto contro il Forte Sant’ Elmo, che resistette ferocemente fino al 23 giugno, quando fu preso per opera di Dragut, il Grande Ammiraglio. Caddero quasi tutti i difensori, ma la conquista di Sant’ Elmo costo’ molto cara agli assedianti, ivi compresa la perdita di Dragut, colpito a morte da una scheggia durante l’ assedio.

Nel mese di luglio numerosi attacchi, preceduti da continui bombardamenti, furono concentrati contro le posizioni di Senglea e Birgu, sia ad opera delle truppe di terra che delle galee.

Il 7 agosto le truppe turche superarono le difese di Senglea, mentre a Birgu, oltrepassati i bastioni, furono prese da un terribile fuoco incrociato tra la linea delle mura esterne e le trincee interne, costruite alla stessa stregua delle fortificazioni di Rodi. Quando tutto sembrava ormai perduto, incredibilmente i Turchi si ritirarono, in seguito ad un’ azione diversiva di alcuni Cavalieri che, provenienti da Mdina, avevano devastato il campo turco. Di fatto quest’ azione salvo’ le fortificazioni costiere.

La terza settimana di agosto fu la piu’ cruciale di tutto l’ assedio. Ogni mezzo della strategia militare dell’ epoca fu messo in atto, mine, petardi, torri cariche di archibugeri, senza riuscire a soverchiare le difese di Malta. Contemporaneamente il calore dell’ estate maltese e la dissenteria rendevano sempre piu’ critica la situazione degli assedianti. L’ arrivo il 6 settembre 1565 della flotta di Don Garcia, vicere’ spagnolo di Sicilia, con un contingente di rinforzo, provoco’ infine la definitiva ritirata dei Turchi. L’ assedio fu tolto l’ 8 settembre. Meno di un terzo dell’ esercito torno’ nel Corno d’ Oro, entrando per ordine del Sultano a Costantinopoli nel corso della notte.

L’ assedio di Malta fu l’ ultimo reale tentativo degli Ottomani di irrompere nel Mediterraneo Occidentale, completando l’ accerchiamento dell’ Europa da Sud. Se Malta fosse caduta, il volto dell’ Europa avrebbe potuto trasformarsi completamente.

Negli anni successivi l’ Ordine procedette a Malta a riparare gli ingenti danni dell’ assedio, e a partire dal 1566 iniziarono i lavori per la costruzione della nuova citta’ sul Monte Sciberras, nella zona nota come Floriana, che fu chiamata La Valletta, dal nome del Gran Maestro che aveva difeso Malta. La nuova citta’ fu dotata di fortificazioni imponenti ed imprendibili, e vide un grande sviluppo abitativo e commerciale.

Nel corso degli anni, mentre le probabilita’ di essere assediati diminuivano sempre di piu’, quella che era nata come un’ austera citta’-fortezza fu abbellita da numerosissimi edifici pubblici e privati, la maggior parte dei quali costruita secondo un originale stile barocco maltese, che era ricco senza essere eccessivamente ornato.

La citta’ sarebbe stata per due secoli la patria ed il quartier generale dell’ Ordine di San Giovanni. Qui i Cavalieri avrebbero costruito il loro grande Ospedale. A Valletta, sempre piu’ capitale, l’ austerita’ di vita monastico-militare dei Cavalieri si sarebbe gradatamente trasformata nel genere di vita sempre piu’ secolare di una corte europea in miniatura.

Nel 1571 i Cavalieri parteciparono con tre galee alla battaglia di Lepanto, nell’ ambito della flotta guidata da Don Giovanni d’ Austria e dal Doge di Venezia.

Nel corso del XVII secolo i Cavalieri di San Giovanni furono sempre visti operare in accordo con i Veneziani nel tentativo di far diminuire il potere ottomano nella zona orientale del Mediterraneo.

Furono costantemente attivi durante il lungo assedio di Creta, iniziato nel 1645, fino alla caduta di Candia. Candia cadde nel 1669; i Cavalieri rimasero al loro posto fino all’ ultimo, come fu riconosciuto dal comandante veneziano Morosini, imbarcandosi sulle loro navi solo all’ ultimo momento, quando nulla piu’ poteva essere fatto per Candia.

Nell’ obbedienza alla vocazione ospedaliera rappresentarono nel Mediterraneo spesso il primo nucleo di intervento in caso di catastrofi naturali, come nel 1693 quando la citta’ di Augusta in Sicilia fu colpita da un terremoto, o quando un altro terremoto devasto’ nel 1783 Reggio Calabria e Messina.

La decadenza dell’ Ordine nel corso del XVIII secolo ando’ di pari passo con la decadenza del potere ottomano, e con la comparsa di nuove potenze nel Mediterraneo, quali Olanda ed Inghilterra.

La fine della presenza dell’ Ordine nel Mediterraneo coincise con la Rivoluzione Francese e l’ epoca napoleonica. Era inevitabile che un Ordine aristocratico di Cavalieri rappresentasse una sorta di anatema per i rivoluzionari francesi, anche per l’ appoggio economico che l’ Ordine aveva assicurato a Luigi XVI. L’ Assemblea Costituente francese nel 1792 dichiaro’ l’ incompatibilita’ con la cittadinanza francese dell’ appartenenza all’ Ordine e l’ annessione ai beni nazionali di tutte le proprieta’ dell’ Ordine entro i confini francesi.

Nel 1797 fu nominato l’ ultimo Gran Maestro di Malta, il tedesco Ferdinand von Hompesch.

Nel 1798 Malta fu occupata, dopo una scarsa resistenza di alcuni Cavalieri e delle milizie territoriali maltesi, dalla flotta francese di Napoleone, sulla via dell’ Egitto. Molte delle ricchezze dell’ Ordine affondarono ad Aboukir con l’ Orient, la nave ammiraglia francese.

Il Gran Maestro fu autorizzato a prendere con se’ solo le tre piu’ venerabili reliquie dell’ Ordine, la Scheggia della Vera Croce, la Mano di San Giovanni Battista, l’ Icona rodiota di Nostra Signora di Fileremo.

Il Gran Maestro von Hompesch si rifugio’ a Trieste con pochi compagni, sotto la protezione dell’ Austria. Il convento si trasferi’ poi a Catania, a Ferrara e finalmente a Roma, dove, dalla sede del Palazzo di Malta, ebbe luogo la vera rinascita dell’ Ordine nella piu’ originale missione ospedaliera, a tutt’ oggi ben nota ed operante.

L’ Ordine e’ oggi un organismo sovrano internazionale, con rapporti diplomatici con oltre 38 stati. E’ un ordine tradizionalista, tanto tradizionalista da essere tornato alle norme prescritte nell’ anno in cui fu fondato, cioe’ nel 1099.

  1. I Cavalieri Teutonici

Per molto tempo la presenza tedesca in Terra Santa fu molto modesta. Si considera il 1198 l’ anno in cui avvenne la trasformazione in Ordine Militare di una preesistente istituzione religiosa a vocazione ospedaliera, creata nel corso del XII secolo allo scopo di prendersi cura dei pellegrini e dei Crociati tedeschi in difficolta’. Questa istituzione era conosciuta con il nome dell’ Ospedale di Santa Maria di Gerusalemme.

Si fa risalire la nascita di questa istituzione al gesto generoso di un mercante tedesco di Brema o di Lubecca. Un documento pontificio del 1143 avrebbe posto questo ospedale sotto l’ autorita’ degli Ospitalieri di San Giovanni, fermo restando che l’ Ospedale di Santa Maria doveva avere un priore tedesco. E’ verosimile che la trasformazione da Ordine religioso a vocazione ospitaliera in Ordine Militare sia avvenuta ad imitazione dell’ Ordine del Tempio.

Il primo Gran Maestro eletto nel 1198 fu Heinrich Wolpat von Passenheim.

Nel 1210 venne eletto Gran Maestro Hermann von Salza, che trasformo’ un Ordine religioso ancora marginale in una potenza politica e religiosa di primo piano in Europa e nell’ Oriente Latino. L’ azione politica e diplomatica di Hermann von Salza e’ strettamente connessa al regno di Federico II di Hohenstaufen, di cui il Gran Maestro fu sempre stretto consigliere e fidato intermediario nei difficili rapporti con il Papato.

La struttura dell’ Ordine Teutonico era simile a quella degli altri grandi Ordini Militari, fondata sui Cavalieri, i fratelli-servi ed i fratelli-preti, cosi’ come lo era l’ abbigliamento, caratterizzato dall’ ampio mantello bianco ornato della grande croce nera.

La vicenda dell’ Ordine Teutonico in Oriente segue la storia dei Regni Latini, culminata nella difesa di Acri del 1291, alla fine della quale i Cavalieri superstiti si rifugiarono a Venezia.

L’ interesse dei Teutoni si sposto’, dopo una parentesi in Ungheria e Transilvania, nelle terre del Nord oltre l’ Oder, lungo la sponda Sud del Baltico, fino ai confini del Golfo di Finlandia, abitate da popolazioni pagane vetero-prussiane.

I Cavalieri Teutonici furono chiamati nell’ area nel 1225-1226 dal duca Conrad di Mazovia, che era stato vittima delle razzie dei Vetero-Prussiani e non era piu’ in grado di difendere da solo il suo ducato; non poteva d’ altra parte contare troppo sull’ aiuto dei re di Polonia e di Danimarca. In cambio dell’ aiuto, il duca era disposto a concedere all’ Ordine il paese di Kulm, situato nella bassa valle della Vistola.

A partire dal 1230, ottenute tutte le garanzie da parte del Papa, dell’ Imperatore e del duca di Mazovia, i Cavalieri Teutonici cominciarono ad arrivare in Prussia.

Thorn divenne il primo insediamento in Prussia dell’ Ordine Teutonico, che inizio’ la costruzione di una serie di fortificazioni nell’ area. Al seguito dei Teutoni, rispondendo all’ appello del Papa alla crociata contro i pagani, arrivarono sempre piu’ numerosi crociati e coloni.

Nel corso di una complessa serie di campagne militari, prevalentemente invernali, contro i Vetero-Prussiani, i Lituani e le popolazioni slave dell’ entroterra, prima alleati della Polonia e poi contro di essa, i Cavalieri Teutonici riuscirono di fatto entro la fine del XIII secolo a pacificare la Prussia. Il simbolo della dominazione teutonica sulla regione fu la costruzione di una poderosa fortezza edificata sulla riva destra del Nogat, il braccio orientale della bassa Vistola, che ricevette il nome di Marienburg. Mettendo le mani sul porto di Danzica i Cavalieri Teutonici poterono controllare tutto il traffico fluviale sulla Vistola, in particolare il traffico del rame dall’ interno.

Il XIV secolo fu segnato per l’ Ordine da un lungo ed inutile conflitto con la Polonia, che cercava a sua volta un accesso diretto al Baltico.

Contemporaneamente perdurava il pericolo rappresentato dai Lituani. Nel 1386 Jagellone, figlio di Algirdas, duca di Lituania, che aveva capito quanto interesse egli avesse ad avvicinarsi alla Polonia per fronteggiare i Teutoni, accetto’ di convertirsi per poter sposare la principessa Hedwige, figlia ed erede del re di Polonia; si fece battezzare a Cracovia e prese il nome cristiano di Ladislao, regnando a fianco della moglie come re di Polonia. L’ unione polacco-lituana era una reale minaccia per l’ Ordine Teutonico, che alla fine del XIV secolo rappresentava una forza temporale e spirituale di prima grandezza nell’ area.

L’ Ordine ha ampiamente contribuito alla germanizzazione ed alla valorizzazione delle terre orientali, nonche’ all’ evangelizzazione di Prussia e Livonia.

Tuttavia le ambizioni politiche dell’ Ordine provocarono la reazione dei suoi vicini, in particolare dei Polacchi, che pur in origine avevano chiesto con insistenza l’ intervento dei Cavalieri Teutonici. Quest’ultimi, che furono in un primo momento considerati il braccio protettore dell’ Occidente Cristiano-Latino di fronte al mondo pagano od ortodosso, diventarono a poco a poco, agli occhi dei loro vicini Slavi, il simbolo di un germanesimo conquistatore.

Lituani, Polacchi e Russi diedero inizio ad una politica di ravvicinamento, che risulto’ fatale per l’ Impero Teutonico.

A cio’ si aggiunse la crescente importanza delle citta’ mercantili, in particolare della Lega Anseatica, ed il crescente peso della borghesia mercantile, che mal sopportava i privilegi dell’ Ordine e la sua ingerenza nelle questioni commerciali.

All’ inizio del XV secolo, con la guerra contro lo stato polacco-lituano, l’ Ordine conosceva il momento piu’ difficile della sua storia.

Ladislao Jagellone diede inizio alla guerra nel giugno del 1410. Il 15 luglio, presso i villaggi di Grünwald e Tannenberg le truppe polacche, con gli alleati lituani, samogiti, russi e tartari inflissero una pesante sconfitta alle truppe dell’ Ordine Teutonico, guidate dal Gran Maestro Ulrich von Jüngingen, che cadde nella battaglia, insieme a 200 Cavalieri Teutonici.

Per i Tedeschi la battaglia di Tannenberg rappresento’ la sconfitta del mondo tedesco di fronte al mondo slavo, vendicata nell’ immaginario collettivo solo dalla vittoria contro i Russi di Hindemburg e Ludendorff nel 1914 nelle vicinanze del villaggio di Hohenstein, che si volle considerare la rivincita di Tannenberg.

Il 25 luglio Jagellone si presento’ sotto le mura di Marienburg, ma la fortezza resistette ed i Teutoni furono salvati dalle discordie del campo polacco-lituano. La pace provvisoria venne col trattato di Thorn.

Nel 1454 ripresero le ostilita’ della Polonia e delle Citta’ mercantili Confederate contro l’ Ordine Teutonico, dando inizio alla cosi’ detta Guerra dei Tredici Anni, che segno’ il ridimensionamento dell’ Impero Teutonico, decretato di fatto con il secondo trattato di Thorn nel 1466.

Nel 1526 il Gran Maestro Alberto di Brandemburgo, dopo aver infranto i voti e preso moglie, ed aver favorito l’ adesione al Luteranesimo della Prussia Teutonica, trasformo’ la Prussia in uno stato laico, schierato con la Riforma Luterana e staccato da qualsiasi influenza romana, ma strettamente legato alla corona polacca, alla quale vennero consegnati gli archivi dell’ Ordine.

Difficile e stentata fu la vita successiva dell’ Ordine, i cui resti rimasero per lo piu’ sotto la protezione della corona austriaca, con l’ Imperatore d’ Austria come protettore. Nel 1834 l’ Ordine era ridotto ad esercitare la sua autorita’ su due baliati che ancora residuavano, quello dell’ Austria e quello dell’ Adige e dei Monti del Tirolo.

L’ Ordine sopravvisse nella sua originaria vocazione ospedaliera durante tutti i conflitti in cui fu coinvolto l’ Impero Austro-Ungarico.

Fu avversato dal Nazismo, per riprendere dopo la Seconda Guerra Mondiale l’ attivita’ ospedaliera, che a tutt’ oggi conduce dalla sua sede di Vienna.

  1. Conclusioni

Gli Ordini Monastico-Militari rappresentano, nelle loro affinità e diversità, un fenomeno complesso ed estremamente importante nell’evoluzione storica del Mediterraneo e dell’Occidente.

Nati nell’epoca crociata, delle Crociate ebbero tutte le contraddizioni.

I Templari furono un Ordine essenzialmente militare, legato alla situazione storica di Outremer, che non seppe o non potè trasformarsi con l’evoluzione del tempo e del quadro politico, andando incontro ad una fine traumatica che, leggende a parte, lo fece sparire dalla storia.

I Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, pur avendo acquisito le caratteristiche di Ordine Militare, risultarono più adattabili e rimasero più strettamente legati alla vocazione originaria di Ordine Ospedaliero, a tutt’oggi mantenuta. Nella loro evoluzione storica fu caratterizzante la trasformazione in combattenti per la Fede sul mare, nel ruolo di “corsari cristiani”, che impedirono di fatto l’accesso ai Turchi nel Mediterraneo Occidentale, cambiando la storia d’Europa.

I Cavalieri Teutonici, Ordine Ospedaliero rapidamente trasformatosi in Ordine Militare, dopo la fase iniziale in Terra Santa, svilupparono la loro vicenda nei territori del Nord lungo il Baltico, rappresentando un elemento di evangelizzazione e di germanizzazione di quelle terre.

Molti dei problemi storici e politici che gli Ordini Monastico-Militari si trovarono ad affrontare sono ancora ben presenti e talora non risolti nel mondo moderno, come i recenti avvenimenti hanno dimostrato.

Un elemento comune unificò gli Ordini: con tutte le contraddizioni storiche ed umane che essi ebbero, furono costituiti da uomini di Fede, che credettero fermamente in qualcosa, per cui affrontarono grandi difficoltà e spesso la morte, e per questo meritano rispetto.

La Croce e la Spada, apparentemente inconciliabili, trovarono un possibile equilibrio in questi uomini di Fede, e questo equilibrio è in ultima analisi una caratteristica storica della Civiltà Occidentale.

7. Bibliografia

  • S. Runciman

Storia delle Crociate (vol. I e II)

Einaudi – Torino – 1993

  • M. Barber

La storia dei Templari

Piemme – Casale Monferrato – 2001

  • J. V. Molle

I Templari. La regola e gli statuti dell’Ordine

ECIG – Genova – 1996

  • E. Bradford

Storia dei Cavalieri di Malta. Lo scudo e la spada

Mursia – Milano – 1998

  • H. Bogdan

Cavalieri teutonici

Piemme – Casale Monferrato – 1998

  • A. Maalouf

Le Crociate viste dagli Arabi

SEI – Milano – 1989