Gli Stati Generali del Piemonte

introduzione al tema di Giorgio Lombardi

Prima di addentrarsi nell’analisi di che cosa siano gli Stati Generali del Piemonte mi fa piacere – esordisce Giorgio Lombardi – annunciare che è stata presa la decisione, caldeggiata dalla prof.ssa Ricci Massabò, di completare la bibliografia riguardante i comuni del Piemonte, opera pubblicata dal Manno solo fino alla lettera M prima degli anni venti. Il lavoro di aggiornamento sarà gravosissimo e vedrà coinvolte moltissime persone, con una spesa prevista intorno al miliardo.

Per quel che riguarda il progetto di VIVANT di pubblicare “Il patriziato subalpino” del Manno, Giorgio Lombardi ricorda come, quando era Presidente del Comitato delle Scienze Giuridiche e Politiche del CNR avesse proposto a colleghi universitari un finanziamento per l’aggiornamento, la correzione e la riedizione dell’opera, trovando scarso interesse per il timore di pubblicare le notizie non sempre lusinghiere a volte espresse dal Manno e che avrebbero potuto offendere qualcuno. Pur essendo attualmente cambiate molte cose al CNR si può comunque sempre provare a presentare una richiesta di aiuti economici.

Affrontando il tema delle serata, Giorgio Lombardi ricorda come all’inizio fosse molto scettico circa gli Stati Generali.

Essi sono organizzati in 4 aree e per ciascuna vi è un responsabile: Istituzioni (Giorgio Lombardi); Ambiente (Tullio Regge); Economia e Impresa (Sergio Ricossa); Identità (Gianni Vattimo). Gli attuali Stati Generali nulla hanno a che vedere con quelli antichi, che si basavano su una società di “ordini”, anche se non è certo storicamente che il Piemonte si fosse dotato di Stati Generali, pur avendo forme di partecipazione che in qualche modo ad essi si richiamavano.

Essi sono anche ben altra cosa dal Parlamento: l’unico Parlamento che continui in qualche modo questa antica istituzione è quello inglese, mentre gli attuali parlamenti nascono dalla rivoluzione francese.

La società odierna, in realtà, è anch’essa organizzata in ordini: la Confindustria, i Sindacati, il Volontariato, ma non vi si trova nè l’ethos nè il pathos degli antichi, non essendovi un preciso riferimento ad un interesse ricevuto per mandato.

Gli attuali Stati Generali del Piemonte vogliono in realtà essere solamente un’occasione di dibattito, ripensamento, suggerimento per i politici. Essi sono organizzati con:

– Consiglio: con la partecipazione di centinaia di persone, soggetti collettivi (Comuni, Uffici Pubblici, ecc.), chiamati ad esprimere le grandi linee strategiche

– Comitato esecutivo: composto da 50 persone, individua direttive più specifiche

– Comitato tecnico: organo operativo

– Comitato Culturale: suddiviso in 4 aree

– Gruppo di verifica: dipende dal Presidente del Consiglio Regionale (Rolando Picchioni) ed è coordinato da De Rita (ed in sua assenza, assai frequente, da Giorgio Lombardi).

A fondamento del lavoro vi è la convinzione che ci si trovi difronte ad uno straordinario cambiamento verso una grande decadenza, verso una restaurazione soffice, astuta, ottusa; si vuole reagire per rivitalizzare il Piemonte per renderlo pronto per l’Europa, arrivando a cambiare la struttura economica della Regione, tenendo presente comunque che l’Europa non potrà competere come costi con i paesi del terzo mondo.

Il Piemonte ha le qualità intellettuali e morali per uno sviluppo, con spunti che devono suonare a sveglia: gli Staiti Generali hanno l’obiettivo di svolgere questo ruolo.

Il Piemonte infatti è l’unico stato italiano nato intorno all’istituzione (i Savoia hanno saputo fare molto per il loro stato -viene da chiedersi che cosa abbia dato la Fiat…-

basti ricordare la lode del Tassoni nei confronti di Carlo Emanuele I), a differenza degli altri dove le istituzioni si sono affermate dopo.

Torino si sta avviando verso la perdita del beneficio (?) della monocultura Fiat; bisogna dunque che, come in una normale famiglia, ci si interroghi su quali soluzioni o alternative si possano avere. Il ruolo della Regione può essere fondamentale: essa ha molti poteri deve saperli usare. anche a fronte della legge Bassanini che può dare nuovi spazi.

Gli esempi della storia sono numerosi: Emanuele Filiberto lancia a Cherasco la bachicoltura e la seta, fornendo un esempio di quanto le istituzioni possano fare, cosa che al giorno d’oggi purtroppo non sono più capaci, essendo al contrario vissute come nemici.

Bisogna dunque eliminare burocrazie lente ed inutili, cosa che già apporterebbe un vantaggio all’economia anche perchè si diminuirebbero le possibilità di corruzione. Partire dalla storia delle nostre istituzioni per capire perchè non funzionino: questa è già una forma di rivoluzione e questo è l’approccio che Giorgio Lombardi, interpretando anche gli scopi di VIVANT, intende dare al suo lavoro.

Gli Stati Generali devono andare sul territorio per capirne le esigenze, definirne i mutamenti per fornire servizi più adeguati (trasporti, ecc.), per diminuire sprechi e dispersioni.

La durata degli Stati Generali è prevista in tre anni, uno è già passato ed un lavoro di studio proficuo è stato fatto: ora si devono ottenere i risultati.