Savoie, bonnes nouvelles

Una mostra e un convegno di studi storici nel 600° anniversario del Ducato di Savoia Il 1416 è una delle date più importanti della millenaria storia degli Stati sabaudi.

Fu allora, infatti, che la Contea di Savoia fu eretta in Ducato dall’Imperatore e da questo momento Amedeo VIII (in realtà Amedeo VIII fu, sì, il primo duca di Savoia ma non il primo duca sabaudo dato che era il 10°, duca di Aosta e di Chiablese) e i suoi discendenti usarono il titolo di duca di Savoia prima d’ogni altro sino al 1713 quando ascesero al trono reale. La ricorrenza dei 600 anni da tale avvenimento offre quindi l’occasione per una riflessione su questa storia, in una fase in cui Torino e il Piemonte sono impegnati ormai da tempo a confrontarsi con la propria storia – e con il patrimonio che questa ha lasciato – per meglio affrontare le sfide del presente.

Nasce così, organizzata dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, dal Centro Studi Piemontesi e dal Consiglio regionale del Piemonte, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, la mostra ha come nucleo principale il patrimonio librario della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, erede diretta dell’antica biblioteca della Regia Università, uno dei luoghi di formazione della classe dirigente sabauda e una fra le più importanti espressioni del collezionismo sabaudo.

L’esposizione, quindi, si pone come una riflessione sugli Stati sabaudi, sulla loro identità al plurale, sovra-nazionale e pluri-linguistica, perché guardare alle proprie radici non rappresenta uno sterile esercizio d’erudizione ma un impegno necessario nell’Europa che cerca, pur fra mille diffi1416 600 anni di Ducato coltà, una sua unità, e, di riflesso, favorisce una riflessione sul Piemonte che su questa storia sta costruendo una parte importante del proprio futuro. (dall’introduzione dei curatori nel Catalogo della mostra) Dal 1416, guardando avanti, sino al 1720: una breve storia della Dinastia (https://it.wikipedia.org/wiki/Du cato_di_Savoia) Il Ducato nasce nel 1416 in seguito all’assegnazione del titolo ducale da parte di Sigismondo di Lussemburgo al conte Amedeo VIII di Savoia. Il territorio del Ducato si estendeva alla Savoia, alla Moriana, alla Valle d’Aosta, mentre il Piemonte, soggetto a varie signorie, tra cui i marchesati di Monferrato e di Saluzzo, era dominio dei Savoia nell’area occidentale (Valle di Susa, Canavese e città come Pinerolo – capoluogo dei Savoia-Acaia – Savigliano, Fossano, Cuneo e Torino). Lo sbocco sul mare, conquistato dal 1388 consiste in pochi chilometri di costa intorno a Nizza. Amedeo VIII segnò profondamente la storia dello stato.

Nel suo lungo regno vi furono molte guerre (estese la geografia del Ducato sconfiggendo le signorie di Monferrato e di Saluzzo), riforme ed editti, episodi controversi: primo fra tutti, il ritiro che, spontaneamente, egli scelse per sé nel 1434, e che lo portò a vivere nel castello di Ripaglia. Qui fondò l’ordine di San Maurizio, qui ricevette la nomina ad antipapa nel 1439, che accettò con il nome di Felice V e a cui rinunciò dieci anni dopo, per ricostituire l’unità religiosa dei cristiani.
Il figlio Amedeo si spense prematuramente nel 1431¸ gli succedette il figlio secondogenito Ludovico. Gli stati italiani nel 1494 Uomo colto e raffinato, il duca Amedeo diede grande impulso all’arte (lavorò al suo seguito, tra gli altri, il celebre Giacomo Jaquerio), alla letteratura e all’architettura.
Al debole Ludovico succedette Amedeo IX di Savoia, duca estremamente religioso (venne proclamato beato) ma di poco spirito pratico, al punto che permise alla moglie, Iolanda di Francia (detta anche Violante di Francia o di Valois), sorella di Luigi XI, di prendere decisioni estremamente importanti, rendendo vincolato il Piemonte alla corona di Parigi: non stupisce se la nobiltà, capeggiata da Filippo II di Savoia, cercò di scavalcare il debole Amedeo per porre l’energico Filippo al trono.

Uscito il ducato in pessime condizioni economiche non solo dalla guerra (con la Pace di Ghemme del 1467), ma anche dalla scarsa amministrazione di Iolanda e dalle continue elargizioni che Amedeo IX permetteva ai bisognosi di Vercelli, il futuro della nazione venne affidato a un ragazzo, Filiberto I di Savoia, che si spense appena diciassettenne dopo dieci anni di regno.
A questi succedette Carlo I di Savoia, il Guerriero: anch’egli si spense prematuramente lasciando alla moglie Bianca di Monferrato l’incarico di reggere lo Stato in nome del piccolissimo figlioletto Carlo Giovanni Amedeo di Savoia, che comunque, dopo un anno di regno, morì. Il cosiddetto “ramo comitale” dei Savoia si estinse, quindi, nella persona del giovane Carlo II, lasciando libero spazio all’ambizioso Filippo II che già al tempo di Amedeo IX aveva cercato il potere.

Cresciuto, così come il successore Filiberto II, alla corte francese, non poté però fermare l’irresistibile ascesa che la Francia stava esercitando sul Piemonte, generando i germi della futura invasione d’oltralpe. Alla scomparsa di Filiberto II di Savoia, nel 1504, gli succedette il fratellastro Carlo III il Buono, un duca debole, che con la sua politica filospagnola si attirò le attenzioni negative della corte francese: fin dal 1515 il Piemonte venne occupato da armate straniere, mentre Francesco I di Francia aspettava solo l’occasione per annettere definitivamente la Savoia e il ducato ai suoi possedimenti. Nel 1536 Francesco I decretò l’occupazione del Ducato, che venne invaso da un forte contingente militare: Mappa approssimativa del Ducato sabaudo nel 1494, nella sua parte italiana Carlo III si ritirò a Vercelli, cercando di proseguire la lotta, ma non vide mai il suo Stato libero dall’occupante.
Emanuele Filiberto I di Savoia, con la Pace di CateauCambrésis, siglata nel 1559, ripristinò la completa autonomia del ducato. Compreso che non si poteva più mirare alla Francia come terreno di conquista, spostò il baricentro dello Stato in Piemonte, e la capitale passò a Torino, che rese meglio difendibile promuovendo la costruzione della Cittadella. Grazie alle sue esperienze militari nelle Fiandre creò un apparato stabile formato da soldati piemontesi addestrati appositamente.

Il figlio, Carlo Emanuele I, ebbe buon gioco a cercare di estendere il ducato a scapito delle signorie di Monferrato e del territorio di Saluzzo, ceduto dalla Francia, che annesse nel 1601 con il Trattato di Lione, dopo la breve guerra franco-savoiarda. L’acquisizione del saluzzese non fu tuttavia indolore, poiché il Ducato di Savoia dovette cedere in cambio al regno di Francia la Bresse, il Bugey, il Valromey e Gex.
Sfortunatamente, le guerre di Carlo Emanuele furono in gran parte delle sconfitte, eppure egli viene spesso ricordato con l’appellativo di “Grande”: uomo versatile e colto, poeta, abile riformatore, seppe gestire il ducato in un momento di grave crisi con le potenze europee. L’11 dicembre 1602 Carlo Emanuele I tentò d’impadronirsi della città di Ginevra con un assalto notturno, ma questo fallì (sconfitta dell’Escalade) e il duca dovette accettare una pace durevole, suggellata dal trattato di Saint-Julien del 12 luglio 1603 che riconosceva l’indipendenza della città.

Il duca cominciò quindi una politica di alleanze: quella con gli Estensi del ducato di Modena e Reggio, il cui futuro duca Alfonso sposò a Torino, il 28 febbraio1608, la figlia di Carlo Emanuele, Isabella. Nello stesso anno venne sancita la riconciliazione con i Gonzaga dal matrimonio della figlia di Carlo Emanuele, Margherita, con il futuro (1612) duca di Mantova e marchese del Monferrato, Francesco Gonzaga. Carlo Emanuele concluse poi un’alleanza con Enrico IV in chiave anti-spagnola, che venne sottoscritta fra il 21 e il 25 aprile1610 nel Castello di Bruzolo, in Valle di Susa. Questo trattato impegnava il ducato a sostenere i francesi contro la Spagna, mentre i francesi avrebbero sostenuto il Ducato di Savoia nell’occupazione di quello di Milano.

Il tutto sancito dal matrimonio fra il figlio di Carlo Emanuele I, Vittorio Amedeo, con Elisabetta, figlia di Enrico IV. Ma il trattato era destinato a rimanere lettera morta, compreso il matrimonio fra l’erede dei Savoia e la principessa reale francese: pochi giorni dopo la sua sottoscrizione Enrico IV cadeva sotto i colpi di pugnale di François Ravaillac. A Enrico succedette il figlio Luigi, ma non avendo questi ancora l’età per regnare, subentrò la reggenza della madre, Maria de’ Medici, che operò per un deciso riavvicinamento alla Spagna. Già nel 1611 l’ambasciatore francese, Claudio di Bullion notificò a Carlo Emanuele la decadenza del trattato di Bruzolo. La morte improvvisa del duca di Mantova, Francesco Gonzaga, genero di Carlo Emanuele, scompigliò nuovamente la situazione: Francesco Gonzaga aveva avuto da Margherita di Savoia una figlia, Maria, e un figlio, Ludovico, morto però poco prima del padre.

Subentrò a Francesco il fratello Ferdinando Gonzaga. Carlo Emanuele non accettò e, sostenendo di voler difendere i diritti della nipote Maria, entrò in armi occupando nell’aprile 1613 Trino, Moncalvo e Alba. Insorsero le altre potenze, vi furono rovesciamenti di fronte (Luigi XIII mandò nel 1617 persino un esercito, al comando del Lesdiguières, in soccorso del ducato per la riconquista, riuscita, di Alba, occupata dagli spagnoli) e la guerra si trascinò fino al 1618 con un nulla di fatto, ma con un importante risultato d’immagine, che mise in luce la figura di Carlo Emanuele I come unico principe italiano capace di opporsi alle grandi potenze europee. Nel corso del Seicento tornò a farsi sentire l’influenza della corte di Versailles sul Piemonte.

La vicinanza del Ducato di Milano, dov’erano stanziate truppe francesi, e la cessione di Pinerolo (una delle più importanti piazzeforti sabaude), vincolò strettamente Torino a Parigi. La corte, che era stata spagnola sotto Carlo Emanuele I, divenne francese sotto i suoi tre successori: il matrimonio di Vittorio Amedeo I di Savoia con Maria Cristina di Borbone-Francia, futura Madama Reale, non fece che stringere questo legame. Cristina mantenne il vero potere in Savoia durante il breve periodo di Francesco Giacinto e nella giovane età di Carlo Emanuele II di Savoia. Alla forte influenza francese, si sommarono varie disgrazie che, ripetutamente, colpirono il Piemonte. Prima di tutto la peste, sviluppatasi nel 1630: o è la stessa riportata dal Manzoni nei Promessi Sposi. Nella sola capitale sabauda morirono 3.000 persone.
Ai lutti delle Guerre di Successione del Monferrato si sommò il conflitto ideato da Vittorio Amedeo I per creare una lega antispagnola in Italia, tra il 1636 e il 1637.

Il Piemonte, poi, s’impegnò a cedere la piazzaforte di Pinerolo alla Francia, con il Trattato di Cherasco nel 1631, ma ottenendo l’inserimento nel Ducato di Savoia delle città di Trino e Alba e relativi circondari. A Vittorio Amedeo I succedettero i figli: il primogenito Francesco Giacinto di Savoia mori piccolo e il secondogenito Carlo Emanuele II fu affidato alla reggenza della madre Maria Cristina, Madama Reale; i suoi sostenitori presero il nome di Madamisti. Contro questa preponderanza francese si mobilitarono i principi Maurizio di Savoia e Tommaso di Savoia, i cui seguaci presero nome di Principisti. La città di Torino fu presto assediata da entrambe le fazioni.
La ebbero vinta i Principisti, che sottoposero Torino a un crudo saccheggio il 27 luglio 1639. Durante la reggenza vi fu una recrudescenza delle guerre di religione. Nel 1655, le truppe del Ducato assalirono la popolazione protestante delle valli Valdesi, nell’episodio noto come Pasque piemontesi. Un accordo definitivo con i Valdesi fu portato a termine nel 1664.
Il governo di Carlo Emanuele II fu un primo passo verso le grandi riforme del successore e del secolo successivo: creò le milizie sabaude ed il primo sistema di scuola pubblica, nel 1661. Uomo colto, ma anche ottimo statista, volle circoscrivere la corte nella sontuosa Reggia di Venaria Reale, promosse l’espansione di Torino e la sua ricostruzione barocca.

Alla sua morte seguirà un periodo di reggenza, tenuta dalla nuova Madama Reale, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours.
Il figlio di Carlo Emanuele II, Vittorio Amedeo II di Savoia, rimase sotto la reggenza della madre Maria Giovanna Battista nei primi anni di regno; uscito con determinazione dalla mano della reggente, Vittorio Amedeo entrò in pessimi rapporti con la corona di Parigi, cosa che comportò l’invasione del ducato da parte delle forze francesi. Il Piemonte sconfisse l’esercito di Luigi XIV nell’Assedio di Cuneo, ma venne drasticamente sconfitto nelle battaglie di Staffarda e della Marsaglia. Carta del ducato di Savoia durante la guerra di successione spagnola Dopo la Guerra della Grande Alleanza, il duca, militando nella prima fase della Guerra di Successione Spagnola a fianco di Luigi XIV, cambiando fronte di alleanze seppe tenere testa alla nuova invasione francese del Piemonte e riuscì a sconfiggere a Torino le truppe del marchese della Fouillade. grazie all’arrivo sul campo di battaglia del cugino del duca, Eugenio di Savoia.
Al termine dell’atto bellico, nel 1713, Vittorio Amedeo ottenne il Regno di Sicilia. Nel 1720, in ottemperanza del Trattato di Londra del 1718, cedette la Sicilia in cambio del regno di Sardegna.