Alcune riflessioni sul 25 dicembre

Festività solari Il solstizio invernale e il culto del “Sol Invictus” nel tardo impero romano hanno verosimilmente avuto un ruolo nell’istituzione e nello sviluppo del Natale, anche se non ci sono evidenze definitive di questa relazione. La festa si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre).

Inoltre già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile), che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre. È soprattutto quest’ultima festa a polarizzare l’attenzione degli studiosi.

Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell’oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della devozione al Sole Invitto. Alcune coincidenze storiche sono infatti particolarmente significative, tra le quali: 1. la corrispondenza delle date, 2. il fatto che il periodo nel quale prende probabilmente forma la festività cristiana corrisponde approssimativamente con il picco dei culti solari sostenuti dallo Stato romano, 3. la diffusione di analogie solari con il Cristo negli scritti patristici di quei secoli. Queste sono state ispirate direttamente dal cantico di Zaccaria nel Vangelo di Luca, che descrive la missione di Giovanni Battista come una preparazione alla venuta del Signore, descritto come “un sole che sorge dall’alto”: vedi Lc 1,68-79 e in particolare il v. 78. Il Natale costituisce probabilmente l’esempio più significativo di come una tradizione pagana sia stata assorbita dal Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato. Nonostante l’introduzione del Natale cristiano, i culti pagani collegati alla celebrazione del sole perdurarono per molti anni, tant’è che ancora nel Natale del 460 tale circostanza portò papa Leone I ad affermare: «È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana.

I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.» (Papa Leone I, 7 sermone tenuto nel Natale del 460 – XXVII – 4) Quando i missionari iniziarono la conversione dei popoli germanici, adattarono alla tradizione cristiana molte feste pagane. Le celebrazioni pagane vennero così ricondotte alle celebrazioni del Natale, mantenendo però alcune delle tradizioni e dei simboli originari (fu lo stesso papa Gregorio Magno, tra gli altri, a suggerire apertamente Papa Leone I Mitra questo approccio alle gerarchie ecclesiastiche). Fra i simboli moderni del Natale che appaiono derivare dalle tradizioni germaniche e celtiche pagane compare, fra l’altro, l’uso decorativo del vischio e dell’agrifoglio e l’albero di Natale.
In Islanda i festeggiamenti del solstizio d’inverno continuarono ad essere celebrati per tutto il Medioevo, fino all’epoca della Riforma.

Anche in altre regioni la sovrapposizione fra gli antichi culti pagani del sole e la celebrazione del Natale cristiano perseverò almeno fino alla fine del XII secolo; tale circostanza risulta testimoniata dal vescovo siriano Jacob Bar-Salibi: «Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità.
Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la “vera” Natività doveva essere proclamata in quel giorno.» (Jacob Bar-Salibi) Data di nascita di Gesù La data di nascita di Gesù è sconosciuta: il giorno non è indicato nei Vangeli né in altri scritti contemporanei. Fin dai primi secoli, i cristiani svilupparono comunque diverse tradizioni, basate anche su ragionamenti teologici. Questi fissavano il giorno della nascita in date diverse, tanto che il filosofo Clemente Alessandrino (150 – 215 d.c.) annotava in un suo scritto: “Non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno” (Stromata, I,21,146).

Il testo di Clemente registra comunque l’esistenza di una tradizione antica relativa a una nascita di Gesù in una data di mezzo inverno. Tale tradizione viene infatti fatta risalire ai seguaci di Basilide, attivo ad Alessandria prima del 150, che celebravano il 6 o il 10 gennaio, con il battesimo di Gesù, la sua nascita come Figlio di Dio. Il dibattito sulla data di nascita di Gesù, rilanciato nel Novecento, consente di offrire una prospettiva alternativa o complementare all’ipotesi dell’istituzione del Natale in sostituzione alla festa pagana del Sol Invictus.
Un primo riferimento, per quanto controverso, al 25 dicembre come giorno di nascita di Gesù è presente in Ippolito di Roma nel 204, circa 70 anni prima di Aureliano, e lo studioso Paul de Lagarde ha evidenziato come la data del 25 dicembre era presumibilmente calcolata in Occidente già nel 221, nella Cronografia di Sesto Giulio Africano.
In generale, diversi studiosi hanno tentato una ricostruzione plausibile della nascita di Gesù, arrivando a ritenere verosimile il 25 dicembre.

Tuttavia è stato grazie alle ricerche di Shemarjahu Talmon, dell’Università Ebraica di Gerusalemme che furono compiuti concreti passi avanti in questo senso. Talmon è stato infatti in grado di ricostruire le turnazioni sacerdotali degli ebrei e applicarle al calendario gregoriano sulla base dello studio del Libro dei Giubilei recentemente scoperto a Qumran.

Lo studioso israeliano riuscì a stabilire che la data di nascita di Gesù potrebbe quindi essere il 25 dicembre. Di rilievo anche una possibile lettura simbolica della data di nascita. Dato che la data della morte di Gesù nei Vangeli si colloca tra il 25 marzo e il 25 aprile del nostro calendario, per calcolare la daGuido Reni ta di nascita di Gesù secondo alcuni studiosi si sarebbe seguita la credenza che la morte sia avvenuta nell’anniversario della sua venuta al mondo. Secondo questa ipotesi, per la festività del Natale si calcolò che Gesù fosse morto nell’anniversario della sua Incarnazione o concezione (non della sua nascita), e così si pensò che la sua data di nascita dovesse cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, tra il 25 dicembre e il 6 gennaio. Il Natale, come altri avvenimenti, è una ricorrenza che si ripete nel tempo ed ha il compito di rendere presente, e quindi Eterno, un attimo della storia umana. È interessante comprendere il lato nascosto dei simboli che da sempre lo rappresentano. Ecco ora alcuni significati dei principali simboli Natalizi. Bisogna tener presente che il Simbolo è una Trinità che possiede un Corpo (parola o glifo), un’Anima (interpretazione emergente) ed uno Spirito (energie alle quali è connesso). Maria: rappresenta l’essenza e l’espressione del principio femminile. Simboleggia la Grazia, la Luce, l’energia Spirituale che discende dall’Alto.

Il nome Maria proviene dall’Egiziano e significa Amare (Myryam). Maria è la manifestazione della Luce nel Campo di Coscienza. Rappresenta l’Evocazione (discesa delle Energie Spirituali). Giuseppe: essenza ed espressione del principio maschile. Simboleggia lo sforzo umano che ascende dal basso. È il simbolo del lavoro umano compiuto come fondamento necessario all’ascesa.

Giuseppe rappresenta l’invocazione della Scintilla Divina . Nelle storie del Graal Giuseppe è la Lancia, Maria la Coppa. I tre Re Magi: simboleggiano la Volontà, il Pensiero ed il Sentimento che devono operare in armonia per realizzare l’Iniziazione Spirituale. Porgono i loro doni alla Scintilla Divina: l’Oro come offerta al Re, Maestro di se stesso e simbolo di coscienza e conoscenza; la Mirra come offerta al Profeta, l’Iniziato, il rivelatore dei Misteri, è il simbolo delle energie creative e della volontà; l’Incenso come offerta al Sacerdote, essere che agisce da canale, trasformatore di energie e coscienze e simbolo di amore e sentimento. I Pastori rappresentano l’aspetto intuitivo-mistico che è attirato spontaneamente dalla Verità Suprema, ma non ha bisogno dell’esperienza di studio dei Magi.

I pastori restano all’esterno della grotta, mentre i tre Re Magi vi entrano. La Grotta: simboleggia il Centro psicospirituale del cuore. Gli alberghi pieni rappresentano il nostro mondo emotivo troppo pieno per ospitare la Nuova Luce. Il Bue: simboleggia l’energia sessuale. Essa è al servizio della Nuova Luce. L’Asino: simboleggia la personalità e la testardaggine dell’io umano. Anche la personalità è messa al servizio della Nuova Luce. La Stella cometa: è la Stella a Cinque punte che guida i Magi alla Grotta e simboleggia l’Anima perfezionata che dai mondi spirituali si incarna sulla terra.