Museo Storico Nazionale di Artiglieria di Torino

La collezione del Museo Storico Nazione d’Artiglieria di Torino è certamente la più importante d’Italia e una della più importanti nel mondo, forse solo seconda a Parigi e Pietroburgo.

Devo dell’amico e socio VIVANT dott. Giancarlo Melano queste note, tratte dal volume “Testimone del Risorgimento – Il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino” edito dal Centro Studi Piemontesi nel 2011, al quale rimando chi volesse maggiori ragguagli. Non si sa con precisione quanti armi, e di che genere, L’Armée d’Italie, figlia della Il Museo di Artiglieria Emanuele Pes di Villamarina Francia rivoluzionaria, verso la fine del 1798 abbia trafugato dall’Arsenale torinese e portato in Francia.
Si deve però attendere l’arrivo di Carlo Alberto al trono perché si cominci a parlare di un vero e proprio museo dell’Artiglieria a Torino, non più solo con fini didattici nei confronti degli allievi ufficiali, come era stato nei secoli precedenti. Vittorio Seyssel d’Aix, primo direttore dell’Armeria, è anche l’autore del primo catalogo del neonato Museo dell’Artiglieria di Torino.
Nel 1842 il Magg. Generale Cav. Vincenzo Morelli di Popolo, Comandante Generale dell’Artiglieria, formula un “Progetto sopra l’Istituzione di un Museo d’Artiglieria nel Regio Arsenale di Torino” Il progetto vede favorevole anche l’Intendente Generale d’Artiglieria Conte Onorato Roero di Monticello e così il primo Museo prende corpo in una serie di sale dell’Arsenale. Direttore viene nominato il Cap. Cav. Annibale Avogadro di Valdengo. Già nella seconda metà del 1842 i locali sono insufficienti e il gen. Morelli chiede al Ministro – “Primo Segretario” – di Guerra e Marina Gen. Emanuele Pes di Villamarina altri locali.
Si può così definire il 14 giugno 1843 come la data ufficiale della nascita del Museo di Artiglieria.
Il Museo si arricchisce di armi portatili e di artiglieria anche grazie alle donazioni da parte di numerosi protagonisti delle guerre del Risorgimento (Duchi di Savoia e di Genova, Cav. Cesare di Saluzzo di Monesiglio, lo stesso generale Morelli di Popolo, altri ufficiali come Bes, Cucchiari, Dabormida, Valfrè di Bonzo).
Armi vengono raccolte e portate al Museo dai campi di battaglia di Lombardia e Crimea, studi e innovazioni sono frutto di viaggi all’estero da parte di ufficiali dell’Artiglieria, inventori e ufficiali esteri regalano materiale, altri oggetti vengono comprati.

Morelli di Popolo, entusiasta motore del Museo, lo arricchisce con una serie di ritratti dei Gran Maestri d’Artiglieria.

Un personaggio fondamentale per la storia del Museo si affaccia sulla scena in quegli anni: è merito del Maggiore Generale Giuseppe Cavalli aver riconosciuto il valore del Capitano Angelo Angelucci ed averlo voluto, nel 1860, “Capitano applicato alla Regia Fonderia” di Torino; ed è merito dell’Angelucci aver compreso come molti dei cannoni che arrivavano alla Fonderia per essere fusi fossero in realtà delle vere e proprie opere d’arte che andavano salvate. Nasce così, su insistenze del Capitano Angelucci, la prima ipotesi di un Museo storico artistico d’Artiglieria, destinato a raccogliere diversi cimeli e molti cannoni Il Ten. Generale Leopoldo Valfrè di Bonzo approva l’iniziativa. Angelucci vien presto nominato Direttore del preesistente Museo d’Artiglieria che finisce per assorbire al suo interno l’idea del Museo storico. Tra i tanti meriti del Capitano Angelucci va ricordato l’aver arricchito le collezioni con moltissimi oggetti di scavo provenienti da vari luoghi, con le bandiere dei corpi risorgimentali ed anche l’aver organizzato un innovativo sistema codificato d’inventariazione, in uso sino a quando il citato amico Giancarlo Melano non ha provveduto ad una nuova catalogazione grazie alla collaborazione di un nucleo di volontari che per anni vi hanno lavorato.

Leopoldo Valfrè di Bonzo Dopo la prima sistemazione nelle sale del Palazzo dell’Arsenale (oggi Scuola di Applicazione di Torino), il museo viene spostato nel portico settentrionale del Palazzo e successivamente ancora in altri locali. Nel 1891 finalmente, su proposta del Genio Militare di Torino al Sindaco, viene deciso di trasferire il Museo nel Maschio della Cittadella.
Il Comune, divenutone proprietario, ne cura il restauro ad opera dell’ing. Riccardo Brayda con la supervisione di Alfredo d’Andrade. Nel 1893 il nuovo direttore del Museo, Cap. Cav. Francesco Morano cura il trasferimento delle collezioni che rimangono comunque di proprietà all’Amministrazione militare, alla quale il Mastio viene ceduto in comodato. 1 La Caserma Amione viene costruita nel 1912-1913 per ospitare la fabbrica di automobili Il Capitano Angelo Angelucci.
Passano gli anni, passano due guerre mondiali; il Museo, sia pur alleggerito da diversi furti ad opera di partigiani, di incaricati, da attenti conoscitori dei valori, da lesti visitatori, ristrutturato in occasione delle manifestazioni per i 100 anni di unità dell’Italia nel 1961, viene chiuso nel 1991 perché non più a norma.
Solo il pian terreno è agibile ed in esso vengono organizzate diverse mostre che mantengono viva l’attenzione sul Museo.

Nel 1999 una mostra permette di ammirare i cimeli che, in base alla riduzione degli spazi espositivi del Mastio, vengono conservati in un Deposito di via Bologna dell’Amministrazione militare. Con molte difficoltà, ma con una sempre crescente partecipazione di volontari e studiosi, si continua ad allestire mostre a tema, sino alla grande mostra Torino 1706: l’Alba di un Regno, curata dal sempre presente Giancarlo Melano e dall’Associazione Torino 1706 2006 di cui è Segretario.

Con questa mostra il Museo, non più in grado di rimanere nel Maschio della Cittadella necessitante di importanti opere di restauro, chiude e tutto il materiale viene “provvisoriamente” trasferito nella caserma intitolata al Gen. Carlo Amione di piazza Rivoli in Torino, in attesa di una degna sistemazione che permetta di ammirare nuovamente le ricche collezioni.