LE CONFRATERNITE

Per confraternita si intende, ai sensi dei canoni 298 e seguenti del vigente Codice di diritto canonico, un’associazione pubblica di fedeli della Chiesa cattolica che ha come scopo peculiare e caratterizzante l’incremento del culto pubblico, l’esercizio di opere di carità, di penitenza, di catechesi non disgiunta dalla cultura.

Le confraternite, esistenti fin dall’epoca romana, subirono un’evoluzione in epoca carolingia. Nel X secolo alle confraternite appartenevano solo persone di ambito ecclesiastico. Le prime confraternite erano composte dal clero della città, mentre quelle formate da laici si Il primo convegno torinese della CONFRATERNITE inizia ad avere prove sicure solo nel XII secolo, nel pieno vigore dell’epoca comunale in Italia. Durante i loro incontri spesso venivano lette le sacre scritture in lingua volgare, venivano fatte delle rappresentazioni delle scritture per il popolo.

Oltre a queste pratiche religiose i confratelli avevano il compito di assistere gli infermi, il suffragio, di organizzare i funerali dei defunti, la carità verso i poveri e gli stranieri, la raccolta di somme da destinare alle elemosine per gli orfani, per le ragazze senza dote; inoltre facevano assistenza ai condannati a morte ed ai carcerati. In quegli anni i confratelli, durante la processione, vivevano la Passione di Cristo in tutti gli aspetti più cruenti.
È in quel periodo che si crearono le confraternite dette dei disciplinanti o flagellanti, dette anche dei battuti.

L’importanza delle Confraternite nel tempo continuò ad aumentare, divenendo a volte dei veri e propri centri di potere non direttamente sotto l’autorità vescovile. Questo sviluppo delle confraternite e della loro funzione sociale portò al rinnovamento della vita cristiana; Nel XVI sec. i frati Carmelitani fondarono confraternite del Carmine ma di carattere puramente devozionale, affiancate dagli Eremitani di Sant’Agostino che fondarono quelle della Cintura, i Domenicani fondarono quelle del Rosario, diffuse anche quelle devote al Santissimo Sacramento a cui Papa Paolo III concesse numerose indulgenze e privilegi.

Nelle zone rurali per combattere l’usura e poter controllare le sementi, vennero spesso fondate dei Monti di Pietà e del Grano. Originariamente i confratelli indossavano cappe bianche di materiale povero aperte sulla schiena. Solo nel XVI secolo, con l’affievolirsi del fenomeno della flagellazione, si ebbe un arricchimento delle vesti, con la creazione di tabarini di raso e tessuti preziosi, anche ricamati in oro e argento.

Durante il Concilio di Trento la cultura penitenziale cambiò, diventando molto più spirituale: fu richiesto di ridimensionare la pratica di flagellarsi, cosa che provocò un vuoto devozionale. Durante questo periodo le confraternite condussero una vasta opera di difesa della Chiesa ed il suo operato. San Carlo Borromeo nel 1573 impose nuove regole alle confraternite e venne imposto di insegnare la catechesi soprattutto ai giovani; i parroci furono spinti a creare confraternite dove ancora non esistessero. Nel 1562, durante la sua XXII sessione del Concilio di Trento, si trattò la questione, riconfermando la dipendenza spirituale dai vescovi e lo ius visitando hospitalia dell’autorità diocesana.

Durante il Concilio si decise inoltre che la continuità amministrativa, cioè il passaggio di consegne tra le varie amministrazioni, dovesse avvenire sotto il controllo del parroco. Vennero bandite alcune pratiche che rischiavano di portare a eccessi e deviazioni; vennero inoltre bandite le pratiche, consuete ai tempi, di organizzare pranzi e rappresentazioni teatrali negli oratori. La partecipazione della confraternita a tutte le processioni fu resa obbligatoria.

Si accese però un forte dibattito proprio riguardo a questa disposizione, le insegne da portare e il modo di vestire.
Solo dopo alcuni anni, nel 1583, Papa Gregorio XIII decise che il posto d’onore lo si dovesse concedere alla più antica, ribadendo che la partecipazione dovesse avvenire senza ostentazione e in maniera gratuita.
Dopo il 1530 si vanno formando le arciconfraternite, cioè confraternite che fanno parte di una rete di confraternite, che assolvevano a più opere pie ed a più obblighi, nonché godevano di maggiori indulgenze. Nel 1571 si ebbe una notevole diffusione del culto di Maria, quando Papa Pio V associò la vittoria di Lepanto da parte della Lega Santa contro i Turchi.
Come nei secoli precedenti, anche in questi due secoli si ebbe una grande fioritura delle confraternite, con alti numeri di iscritti.
Nel Seicento si ebbe un notevole impegno da parte dell’autorità vescovile di aumentare il controllo sulle confraternite. Non molte confraternite furono disposte alla revisione dei propri statuti e ne chiesero l’approvazione da parte delle autorità ecclesiastiche.
Il 7 dicembre 1604 il Papa Clemente VIII emanò la bolla Quaecumque, il più forte atto di controllo episcopale: tutte le associazioni dovevano sottomettersi al controllo dell’autorità vescovile, nessuna poteva nascere senza il nulla osta dell’autorità ecclesiastica e senza sottomettersi alla disciplina, inoltre nessuna confraternita poteva unirsi ad un’arciconfraternita senza l’autorizzazione episcopale.
In questo periodo si ha il consolidarsi delle confraternite e della loro funzione sociale. Tuttavia accadeva che invece di seguire i criteri di onestà ed umiltà, nonché avere un impegno continuo nell’organizzare le processioni e le feste, la situazione decadesse in disordini, risse, ubriachezza ed atti di disonestà.
Alcune confraternite divennero in molte realtà controparte ed ostacolo all’attività di guida dei parroci e dei vescovi, proprio nel momento in cui dopo la controriforma si cercava di ricentrare il potere attorno alle chiese.
I missionari fondavano spesso confraternite come opera di evangelizzazione, donando tutti i paramenti e i beni necessari perché queste potessero sorgere.

Nel 1811 il governo Napoleonico soppresse tutte le confraternite con l’eccezione di quelle del Santissimo Sacramento e prescrisse l’unione dei beni confraternali alle chiese parrocchiali. Dove tali leggi furono applicate alle confraternite fu confiscato il loro patrimonio. Solo quelle che avevano un carattere prettamente di culto riuscirono a sopravvivere.
Dopo il 1820 le confraternite ripresero la loro attività. La legislazione italiana fu contraria fin dall’inizio alle confraternite come istituzione, difatti non le considerò come possibili enti religiosi, non considerando nemmeno quelle che non avessero un patrimonio immobiliare.
La legge n. 753 del 3 agosto 1862 distingueva le confraternite che avevano scopo di beneficenza da quelle che avevano scopo di culto: le confraternite che facevano opere di beneficenza furono poste sotto il controllo dell’autorità statale.

La legge n. 3848 del 15 agosto 1867 soppresse gli enti ecclesiastici risparmiando però le confraternite che vennero considerate alla pari delle opere pie, quindi associazioni laiche. La n. 6972 del 17 luglio 1890, detta legge Crispi, confiscò a tutte le confraternite aventi scopo di culto tutti i beni che producevano ricchezza, lasciando solo oratori e chiese, sopprimendo gli uffici di beneficenza e la congregazione di carità. Durante il periodo Fascista con il decreto n. 1276 del 28 giugno 1934 veniva data alle confraternite la personalità giuridic