I Provana di Collegno a 400 anni dall’investitura da parte di Carlo Emanuele 1, Duca di Savoia.

L’anno scorso, e precisamente ì 23 marzo, abbiamo ricordato l’investitura a favore di Giovanni Francesco Provana di Carignano, del feudo di Collegno con il titolo di Conte.
Questo evento ebbe poi maggior risalto nel convegno che si svolse nel Castello di Collegno l’11 settembre, con importanti relazioni,( B.ne Alessandro Cavalchini : le antiche origini; Prof Enrico Genta: i Provana tra Restaurazione e Risorgimento; Prof ssa Laura Palmuccì: le vicende edilizie da rocca medioevale a residenza gentilizia; Dott. Guido Gentile e Mons. Renzo Savarino sull’Arcivescovo Antonio, oltre a una interessante comunicazione della Prof ssa Amalia Biandrà di Reaglie, sul ritrovamento di alcune lettere dei Gran Cancelliere al Cardinale Federigo Borromeo) che ricordarono non soltanto l’atto, a firma di Carlo Emanuele I, rivolto al suo fedelissimo, a quell’epoca consigliere di Stato e primo Presidente della Camera dei Conti, destinato a diventare di li a poco Gran Cancelliere di Savoia, ma nelle loro relazioni (che saranno presto pubblicate) gli illustri convenuti, parlarono della Famiglia Provana, origini e storia, e di alcune figure particolarmente importanti nella discendenza di Giovanni Francesco, Conte di Collegno.
Il Primo Conte Provana di Collegno era figlio dì Gerolamo Provana di Carignano, Signore di Bussolino e della Gorra, e di Gentiane ( o Gentina) Provana di Druent. Nato nel 1551, aveva studiato diritto all’Università di Torino sotto famosi giuristi quali Giovanni Manuzio, Guido Panciroli, che ne elogiò le alte qualità il giorno in cui ricevette il cappello da dottore (17 Ottobre 1575).

Emanuele Filiberto Duca di Savoia lo prese ben presto al Suo servizio come Consigliere, Senatore e poi Prefetto della Provincia di Mondovì (1582). Occorre qui fare un passo indietro per ricordare quali erano state le vicende del Contado di Collegno, prima che casa Provana lo ricevesse in Feudo.
Il Castello di Collegno, situato sulla riva destra della Dora Riparia, era anticamente un Feudo dell’Impero, sul quale avevano delle pretese i Vescovi di Torino.
L’Imperatore Federico Il lo donò a Tomaso Il dì Savoia, conte di Piemonte, con la città dì Torino, il Castello del Ponte di Po, Cavour e Moncalieri con lett. patenti del 8 novembre 1248. Questa donazione fu poi confermata dall’Imperatore Guglielmo, successore di Federico, nell’anno 1252. Il cattivo andamento della guerra contro gli Astigiani, durante la quale Tomaso II fu fatto prigioniero, lo obbligò a cedere Collegno al suo nemico, in forza del trattato di Torino del 20 aprile 1257.
Ma questo trattato fu respinto dall’Imperatore Riccardo (Aix 14 aprile 1258). Collegno tornò così sotto la piena sovranità del Savoia Principe d’Acaja.

Suo figlio Tomaso III fece in seguito un nuovo trattato con il Marchese dì Monferrato, ed acquistò da lui tutte le pretese che diceva di avere su Castello e sulla contrada di Collegno e di Grugliasco.
Il trattato porta la data dell’ Ottobre 1280. Infine Filippo di Savoia che aveva ottenuta conferma e piena proprietà dì Collegno da Amedeo, Conte di Savoia nel 1294, lo assegnò al figlio Antelmo che prese il titolo di Conte di Collegno e di Altessano. La sua discendenza sopravvisse fino alla fine del XVI sec.
Ultimi dei Savoìa Collegno furono Francesco (test. del 2 dic. 1571), Emanuele Filiberto e suo figlio Filippo, morto di peste nel 1598 in pupillare età senza legittimi successori.
I beni dì Collegno furono quindi riuniti sotto la camera Ducale. Tralasciando le remote origini della Famiglia Provana, esaurientemente trattate da altro relatore, ricordo soltanto che il ramo che diede origine ai Collegno, può essere fatto risalire a Martino (Spreti p.534), che ebbe per figli Benvenuto e Arnoldino, questi dividevano tra loro nel 1389 i loro consistenti possedimenti di Piemonte e Provenza.

Bartolomeo, figlio di Benvenuto, fu scudiero di Luigi dì Savoia principe d’Acaja, da cui ricevette alcuni beni in Carignano (confermati da Amedeo VIII primo Duca di Savoia) (arch. PDC 1434) Ludovico (+1485) figlio di Bartolomeo, consigliere del Duca di Savoia, vicario e capo supremo della giustizia a Quières. Acquistò con il fratello Gabriele la signoria di Bussolino (1456). Dalla seconda moglie Andreana … ebbe per figlio Bartolomeo II che fu scudiero del Re dì Francia Luigi XII (L.P. Vercelli 1495), carica a cui fu chiamato poi presso Filiberto Il (L.P. 3/4/1497) detto “il Bello” Colui che sposò in seconde nozze Margherita d’Austria (figlia dell’Imperatore Massimiliano) dei quali ricordo il magnifico monumento funebre all’Abbazia di Brou. Bartolomeo Provana sposò Antonia dei Conti di S. Martino , ed ebbe tra gli altri figli Gerolamo.
Questi fu nominato in Piemonte scudiero di Francesco 1, Re di Francia (L.P. 14/3/1530), che dopo la conquista del Piemonte (1536) lo nominò capitano e comandante del Castello di Miolans in Savoia, quindi EnricoII lo nominò controllore generale del Piemonte (26/5/1549). Venne finalmente la pace di CateuCambresis nel 1559, che restituì al Duca Emanuele Filiberto la Savoia e il Piemonte , e Gerolamo Provana divenne suo Scudiero. Sposò Gentina Provana dì Leyni dalla quale ebbe Giovanni Francesco ed altri 4 figli. Giovanni Francesco Provana, in forza della pace dì Vervins stipulata con il Re di Francia Enrico IV da Carlo Emanuele I, dovette restituire il feudo di Cartignano (Val Maira) ed una parte del feudo di Costigliole nel Marchesato di Saluzzo, dei quali era stato investito nel 1592 e 1593.

Con ciò ricordo che con la pace di Vervins la questione di Saluzzo era rimasta completamente irrisolta, e tale fu fino alla pace di Lione. Il Duca Carlo Emanuele I non volle che: ” Egli (Giovanni Francesco Provana) debba rendere il possesso di essi luoghi prima che da noi sia fatta altra infeudazione eguale o maggiore.. ” ed infeudò Giovanni Francesco e i suoi primogeniti in perpetuo dei contado, luogo, feudo, castello villa e giurisdizione di Collegno, in feudo nobile, ligio, antico, avito e paterno, con il mero e misto imperio, uomini, omaggi, fedeltà di essi uomini….. “riservata facoltà a noi e nostri successori di riscattar detto feudo mediante la somma di scudi dodicimila… “.
Una curiosa vicenda, che si inserisce nei grandi fatti storici all’alba del XVII secolo, e di cui feci cenno ricordando i non facili rapporti tra Piemonte e Francia.

Nel 1600 il Duca, dopo il fallimento delle ambasceria del Roncas (segretario ducale), decise di recarsi personalmente in Francia, presso Enrico II, al fine di definire le questioni del marchesato di Saluzzo. Il Provana prestò al Duca la somma di 4000 scudi, per le spese di viaggio… Tornato dalla difficile missione (… che non aveva risolto nulla per cui si venne alla guerra conclusasi poi con la pace di Lione, che dette al Duca Saluzzo, contro la cessione al Re di Francia della Bresse il Bugey e il paese di Gex), il 26 marzo 1600 il Duca scriveva: ” Avendo Noi prima della nostra partenza per la Francia richiesto il molto magnifico Consigliere di Stato e primo Presidente della nostra Camera de’ Conti, Messer Giovanni Francesco Provana, conte di Collegno, di volerci accomodare di qualche somma per aiuto a detto viaggio, Egli con la sua prontezza, non solo ci ha fatto prestito di scudi quattromila in oro d’Italia, rimessi in nostre proprie mani, ma di più si è contentato che noi li aggiungessimo per accrescimento della somma di dodicimila scudi simili sul riscatto perpetuo.
E noi, avendo le nostre finanze molto strette per le eccessive spese che abbiamo fatte….aggiungiamo questa somma alle predette dodicimila, talché avendo noi e i nostri successori a fare riscatto, gli saranno sborsati in un solo pagamento scudi sedicimila… L’investitura, come abbiamo detto, fu data a Giovanni Francesco, ai suoi eredi maschi legittimi o naturali e primogeniti. Ricevette il Castello, che era quasi in rovina, nel territorio di Collegno e di una serie di ulteriori prerogative.

Tra le più significative vi era: la confisca, la multa, condanna ed imposizione di gabelle, pedaggi, censi e fitti. Tutti gli uomini della contea prestavano omaggio e giuramento di fedeltà ( nell’archivio PDC vi sono i verbali di questa cerimonia, con i nomi di tutti i capi-famiglia dell’epoca).
Veniva inoltre riconosciuta la “possanza dei forni, dei molini, dei boschi, delle “ressie”, dei battitoi della canapa, delle miniere e delle fucine per la lavorazione del ferro”.
Aveva diritti di caccia e pesca, e gli competeva la giurisdizione di primo grado ed ” anco la cognizione delle prime appellazioni delle cause civili, criminali e miste di detto luogo di Collegno “. Al Duca era riservata “l’ultima appellatione.” Naturalmente il Vassallo si impegnava a non agire contro la volontà del Duca, impegnandosi a denunciare le ribellioni e le congiure contro la Persona del Duca.

Giovanni Francesco fu sicuramente uno degli uomini più illustri della famiglia, ed anche dei suo tempo. Nel 1582 fu nominato Prefetto di Mondovì dal Duca Emanuele Filiberto, e poco dopo riconfermato dal nuovo Duca Carlo Emanuele 1, nel 1584 Consigliere di Stato, nel 1588 secondo Presidente della Camera dei Conti, e nel 1592 Primo Presidente di detta Camera e uditore generale delle milizie. Infine il 1 giugno 1602 viene nominato Gran Cancelliere di Savoia. Svolse questa carica con grande probità. Aiutò in ogni modo S. Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra per la conservazione della Fede Cattolica in Savoia, dove il soggiorno dei francesi per 23 anni e la riforma, ne avevano di molto diminuita l’osservanza.
Sposò Anna Grimaldi, da cui ebbe numerosi figli tra i quali ricordo il primogenito Antonio (15771640) Arcivescovo di Torino di cui accennerò in seguito, ed Ottavio, che continuò la famiglia, rinunciando alla carriera ecclesiastica, che aveva iniziata con il fratello maggiore. I
l primo Conte di Collegno morì nel 1625. Nulla potrebbe darci una più giusta idea delle virtù e dei principi dei Gran Cancelliere Provana, che le regole che nel suo testamento trasmise ai suoi figlie e alla posterità tutta: queste sono le sue parole: “In primo luogo io raccomando e, come padre, ordino a tutti i miei figli e a tutta la posterità, di avere in tutte le loro azioni il timor di Dio sempre presente davanti agli occhi, e dimorare costantemente nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, e di essere pronti a perdere la vita e tutti i beni di questo mondo, piuttosto che abbandonarla. D’avere fra loro un vero amore e una fraterna carità, ciò facendo si faranno stimare da tutti, e Iddio moltiplicherà i loro beni.
In secondo, raccomando loro di non mancare giammai, in alcun modo ed in alcuna occasione, all’obbedienza e alla fedeltà che essi devono al Signor Duca di Savoia, loro Signore naturale, anche quando (Iddio non voglia), essi ricevessero da lui qualche torto, poiché Dio lo ha posto a loro Capo. Antonio, suo figlio primogenito, nacque nel 1577. A 22 anni il Papa Clemente VIII gli conferì l’Abbazia di Novalesa, quale Abate Commendatario, succedendo al cugino Gaspard. (I Provana furono Abati di questa antichissima Abbazia della Valle di Susa, praticamente per 2 secoli, senza soluzione di continuità).
Studiò a Padova, ed ivi fu ordinato Sacerdote, quindi sì laureò a Torino, nel 1605 fu nominato protonotario apostolico, e il Duca Carlo Emanuele lo nominò Ambasciatore presso la Repubblica di Venezia. Papa Gregorio XV gli conferì l’Arcivescovado di Durazzo in Albania (1622) e fu consacrato Vescovo a Torino nella Cattedrale di S. Giovanni, e nel 1632 fu chiamato a reggere la Diocesi di Torino. Fu Vescovo zelante, facendo sagge regole per la disciplina ecclesiastica e per la correzione dei costumi. Difese i diritti e le immunità della sua Chiesa con la stessa prudenza usata nella sua Ambasciata di Venezia.
Cercò con tutte le sue forze la pace nella sua Patria, straziata dalle lotte interne durante la reggenza di Maria Cristina. Morì durante l’assedio dei francesi il 14 luglio 1640 all’età di 63 anni. Ottavio, secondo Conte di Collegno, lasciò la carriera ecclesiastica, per continuare la famiglia. Lo fece sicuramente con zelante impegno, poiché dalla moglie Anna Maria Solaro, figlia di Antonio generale delle Finanze di S.A., (sorella della Scaglia di Verrua ), ebbe ben 13 figli.

Il Duca Carlo Emanuele I, aveva acquistato dall’Arcivescovo di Torino Gerolamo Della Rovere, il Palazzo Arcivescovile della Città, con i giardini e le dipendenze per essere destinati alla Casa Ducale, al prezzo di 17.000 scudi, con contratto del 12 febbraio 1583 e 15 aprile 1586. Gli interessi di questa somma dovevano essere pagati agli Arcivescovi, affinché si trovassero un altro alloggio in città, per stabilirvi il loro Tribunale e la Cancelleria. Alla morte dell’Arcivescovo Antonio Provana, Ottavio Conte di Collegno, fratello ed erede, si trovò creditore delle finanze Ducali 47.744 Ducati.
Si recò dunque alla Camera dei Conti per essere pagato, ma le continue guerre che dovevano essere sostenute, non permettevano alle finanze dei Duca di saldare il dovuto.

Madama Reale Cristina di Francia e Duchessa Reggente di Savoia, gli rilasciò i redditi dovuti dalla Città di Carignano (per la somma di 1837 scudi), e gli assegnò 229 scudi da incassare annualmente e in perpetuo sulle tasse di Collegno. La Duchessa acquistò poi dal Conte di Collegno la magnifica Casa di campagna, in prossimità della Chiesa Parrocchiale di S. Pietro, per formare i primi edifici della Certosa di cui Essa fu fondatrice, e gli assegnò, a copertura del prezzo, le tasse della Comunità di Giaveno (L.P. 18 nov. 1645) Dopo questa vendita il Conte Ottavio cominciò a restaurare il vecchio Castello e diede inizio al nuovo. Devo tralasciare, per brevità, storia e cronache della successiva discendenza, limitandomi ad alcune annotazioni. Carlo, figlio di Ottavio, continuò la famiglia, fu gentiluomo di carriera di Vittorio Amedeo 1 (1646), sposò in seconde nozze Paolina Orsini di Rivalta, ed ebbe 5 figli. Di questi Antonio fu il 4° Conte di Collegno, Studiò dai Gesuiti a Parigi e si laureò in legge a Orleans, costruì la Cappella del Castello di Collegno, dedicata all’Immacolata Concezione.
Dalla terza moglie Eleonora Villa di Volpiano nacque il 5° Conte di Collegno Giuseppe Ignazio, riformatore della Regia Università di Torino, Gentiluomo di Camera di Carlo Emanuele III Re di Sardegna e istitutore del Principe Luigi di Carignano. Da Gerolama Salomone di Serravalle nacque il 6° Conte di Collegno Giuseppe Giovanni Maria (1723-1761), Vicario e Soprintendente Generale di Polizia della Città di Torino, Decurione della stessa città.

Delfina Avogadro della Motta gli diede il successivo 7° Conte di Collegno Giuseppe Francesco Giovanni Nepomuceno: questi fu di fatto l’ultimo ad esercitare i diritti feudali, in quanto tale sistema venne abolito nel 1797. Fu scudiero dei Principi Duchi d’Aosta e del Monferrato e aiutante Maggiore del Reggimento Dragoni di Piemonte.
Sposò Anna Amedea Carlotta Morand de St. Sulpice di Chambery, ed ebbe tre figli: l’8° Conte di Collegno Giuseppe Maria, il secondogenito Luigi Maria che fu avo dell’ultimo Conte di Collegno Umberto sposò Delfina Roero di Piobesi e Guarene, ed infine Giacinto, ben noto quale politico, scienziato, protagonista del Risorgimento d’Italia, sposò Margherita Trotti Bentivoglio e non ebbe discendenza. Giuseppe Maria sposò Irene Salomone di Serravalle, ed ebbe per figlio Alessandro (9° Conte di Collegno) (1819-1881) ed altri.

Alessandro ebbe discendenza maschile nel figlio Carlo Alberto (10° Conte di Collegno), morto senza discendenza nel 1884, e dalla terza moglie, Daria Balbo Bertone di Sambuy, nacque Luisa, che sposò il Barone Alessandro Guidobono Cavalchini Garofoli, in cui si estinse il ramo primogenito dei Provana di Collegno, mentre da Luigi Maria nacque Luigi Francesco Saverio che morì nel 1900 ( dopo il 1884, 11° Conte di Collegno) sposato a Giuseppina Doria di Cavaglià nacque Luigi (12° Conte dì Collegno), e dal suo matrimonio con Maria Luisa Scarampi del Cairo nacque nel 1906 Umberto (13° ed ultimo Conte Provana di Collegno).
Sposato a Irene Rignon, ebbe due figli Luigi, morto in giovane età, e Anna vivente. Vorrei infine parlare brevemente delle significative dimore dei Conti di Collegno, tuttora nella nostra famiglia. Ho accennato al fatto che Ottavio Provana di Collegno, ponesse mano al restauro del malandato Castello Medioevale.

Fu infatti nella seconda metà del ‘600, per opera di Carlo e poi Antonio Provana, che si iniziò la costruzione dì una parte residenziale da collegarsi al vecchio Castello di Collegno.
A Torino già dal tempo di Giovanni Francesco questo ramo dei Provana aveva casa nel distretto dell’antica cura parrocchiale di S. Martiniano (ora S. Teresa). L’attuale Palazzo di Via S. Teresa 20, fu costruito sul luogo delle antiche mura che dividevano la città vecchia dal suo ampliamento verso mezzogiorno in seguito al dono di parte dell’area rimasta sgombra per la loro demolizione fatta dalla Duchessa reggente Cristina al Conte Ottavio nel 1642. Essendo quest’area adiacente alla casa del Conte, che si ritiene fosse quella paterna e, data la disposizione delle pubbliche vie doveva trovarsi immediatamente a Nord di dove sorse il nuovo palazzo, e cioè all’angolo tra le attuali vie dei Mercanti e via Bertola.
Il Conte Ottavio, a cui nella concessione sovrana era stato posto l’obbligo di edificare lungo la nuova via (ora Santa Teresa) “botteghe e camere”, di età avanzata e con numerosissima prole, lasciò ai successori tale compito, ma il figlio Carlo non poté fare nulla poiché morì assai giovane, poco dopo il padre.

Il figlio Antonio, finalmente, uscito da lunga e savia tutela, s’accinse all’impresa, innalzando il palazzo su disegno comunemente attribuito a Guarino Guarini. All’epoca del matrimonio fra Giuseppe Francesco Giovanni Nepomuceno (1784), l’interno del Palazzo fu sontuosamente decorato; nella prima metà dell’800 furono affrescati alcuni saloni, ad opera del Vacca, e l’edificio assunse all’esterno l’aspetto attuale, grazie all’intonaco dei muri che, destinati o no a riceverlo, ne erano totalmente privi, e del grande balcone centrale, il quale, benché si allontani non poco dai presumibili concetti di chi aveva ideata la bella facciata, non manca di pregio, soprattutto se si considera lo stato di decadenza in cui si trovava l’architettura a quel tempo.

All’interno, solo il grandioso atrio e l’ingresso allo scalone conservano il primitivo aspetto, che probabilmente non era mai stato completato. Le decorazioni del 1784, ricche più o meno a seconda della destinazione delle diverse sale, sono un bell’esempio dello stile di quel tempo, con carattere spiccatamente francese. Il nuovo Castello di Collegno destinato a luogo residenziale della famiglia, ebbe sicuramente nella seconda metà del 1600, in fase progettuale, l’apporto di Guarino Guariní, del quale si possono osservare inconfondibili aspetti architettonici nel soffitto del salone.
Filippo Juvarra, durante la sua intensa attività a Torino tra il 1720 e il 1730, progettò l’intera struttura, che venne iniziata e mai completata.

Solo verso il 1820 l’architetto Talucchi ridimensionò il progetto Juvaresco, mantenendone lo stile originale, ma riducendo sensibilmente le dimensioni del fabbricato, completando però una facciata di grande bellezza ed originalità. Concludo ricordando quello che è stato il motto dei Provana di Collegno, fra i vari che la famiglia Provana ha adottato nei suoi diversi e numerosi rami: Optimum Omnium Bene Agere. Credo che osservando da postero questi 4 secoli, in cui i personaggi che abbiamo ricordato si impegnarono nel servizio che imponeva il loro rango, possiamo affermare che tale motto fu davvero vissuto e messo in pratica.

di Guglielmo Guidobono Cavalchini