Titoli, trattamenti e Nobiltà nella Turchia degli Ottomani. Cenni e spunti

Roberto Giachino

TITOLI, TRATTAMENTI E NOBILTÀ NELLA TURCHIA DEGLI OTTOMANI .CENNI E SPUNTI.

Desidero innanzitutto ringraziare Gustavo di Gropello che,  quando abitavo ad Istambul, mi suggerì di approfondire l’organizzazione sociale degli Ottomani ed il significato dei loro titoli.

Con questa conversazione  vorrei illustrare qualche carattere fondamentale della nobiltà  in Turchia e dei titoli usati.

    

Il turista attento, dopo qualche giorno passato nella Istambul di oggi, visitando la città , nota  numerosissimi piccoli cimiteri accanto alle moschee. In questi fazzoletti di terra, tra erbe incolte e gatti oziosi, si vedono  delle steli di marmo che terminano con turbanti  e fiori: sono le lapidi tombali dei turchi, un fiore per le donne ,il turbante o il fez per gli uomini.

Al posto di stemmi e corone , ecco il  turbante , in turco sarik , che dimostra  stato ed  ufficio.

Le foggie dei turbanti su queste steli sono numerosissime: i turbanti degli alti funzionari hanno dimensioni notevoli e varie fogge, talvolta adorni di pennacchi ;  quello del Sultano ha pennacchi e diamanti.I funzionari, i domestici del serraglio,gli Ufficiali ed i vari corpi dell’esercito,portano tutti un turbante di foggia determinata.Le riproduzioni illustrate di certi libri di viaggi del 1600 ,ci danno un’idea delle numerosissime forme.

Pietro Della Valle, il viaggiatore del seicento,ci racconta che  le fasce che avvolgono il turbante devono esser bianche, mentre il berretto che è in mezzo è di qualsiasi colore; le bende  bianche sono per i turchi insegna di religione: se un cristiano fosse trovato con un turbante bianco in capo sarebbe  costretto a rinegare o a morire.

Oltre a questo elemento di differenziazione sociale, numerosi titoli  sono ancora presenti nella toponomastica:

Yaya Efendi Sokak, Nayle Sultan Korusu, Tom Tom Kaptan Sokak,dove c’è l’antica ambasciata della Serenissima ora  Ambasciata d’Italia , Fati Sultan Mehemet Koprusu , Adem Aga Sokak, Hilmi .Bej Sokak….., ed il quartiere di Bey-oglu, figlio del Signore,che prese il nome da Luigi Gritti, figlio illegittimo del Doge di Venezia che fu consigliere e confidente del grande Vizir Ibrahim Pasha,ai tempi di Solimano il Magnifico…

Se si approfondisce l’analisi, si nota ancora l’esistenza di molti titoli nella vita quotidiana: Efendi ! (Signore!) è la risposta allo squillo del telefono, il nostro “pronto!”; Bey Efendi  è l’appellativo di rispetto verso il superiore, Bey è ancora usato  come titolo per i laureati ; Usta è l’appellativo per gli artigiani; Pasha è un vocativo di rispetto usato quasi come intercalare nelle conversazioni telefoniche tra persone della vecchia educazione….

Questi  elementi possono darci  un’idea della ricchezza sociale presente nella Turchia degli Ottomani e la prima questione che ci si può porre è se  esisteva una nobiltà ereditaria nell’Impero Ottomano.

Nell’Impero esistevano di fatto tre differenti Nobiltà: quella che chiamerò Ottomana, la  Nobiltà greca e la Nobiltà straniera

Contrariamente a quanto affermo, sui libri  di storia, si legge che in Turchia non esisteva una Nobiltà; questo è un errore, forse volontario, per convalidare l’egalitarismo sociale che dovrebbe animare la società islamica tradizionale.

Elementi della Grecia antica,di Roma e di Bisanzio erano diventati una componente non trascurabile dell’ Islam ed erano stati trasmessi ai Turchi come parte della loro eredità , permettendo la nascita di  forme sociali derivate.

Nicolas Iorga scriveva, con grande lucidità, che non furono i Turchi ottomani a portare con loro, come vuole il nazionalismo ,un nuovo sistema di vita, ma l’impero, con tutto quello che aveva di ideale,che trasformò, giorno dopo giorno, la mentalità ed i costumi.

Come  nell’Impero Bizantino,la Nobiltà turca è fondamentalmente di origine amministrativa e militare: è la Nobiltà di carica, più o meno ereditaria in funzione della capacità della famiglia di mantenersi nelle grazie del Sultano e nel mantenere, nonostante l’inesistenza della primogenitura, un patrimonio sufficiente. Un sistema “quasi feudale” basato su feudi militari e redditi derivanti da fondazioni pie permetteva il mantenimento nel tempo di questa élite di origine amministrativa.

Già agli inizi dell’Impero ottomano  si nota ,per la prima volta nella storia islamica qualche cosa che si avvicina ad una  aristocrazia ereditaria,la classe degli Askerler , i militari.

Questi, secondo la legge,  godevano  di una giurisdizione speciale ,quella dei Kadi-asker,giudici degli Askerler ed avevano esenzioni rispetto ai sudditi ordinari che non potevano portare armi,circolare a cavallo o possedere dei feudi .

Un elemento significativo del sistema ottomano era che la distinzione tra Asker e soggetti non si posava mai secondo criteri etnici o religiosi;certi sudditi della piccola nobiltà militare cristiana dei Balcani poterono essere incorporati tra gli Askerler ottomani e ricevettero dei feudi ,dal Sultano,anche senza aver abiurato.

Così si creò progressivamente una casta militare privilegiata, che godeva di uno status dovuto alla nascita ed agli antenati,vera innovazione,di origine greco-europea ,che penetrò il sistema sociale e militare ottomano.

Oltre agli Ascher un’altro esempio, ancora più importante, quello degli Ulema, i dottori e giudici della legge coranica.

Gli Ulemi  erano quasi una “casta” : essi controllavano  la legge,la giustizia,la religione e l’educazione; godevano di dispensa dalle imposte,ed, a differenza dei funzionari,”schiavi della Porta”, potevano trasmettere i loro beni ed anche il loro status professionale di generazione in generazione.

Questi controllavano pure i forti redditi dei wakf, terre o propietà consacrate come donazioni pie più o meno religiose.

Anche se i fini erano religiosi, si trasmettevano di padre in figlio, senza che il Sultano avesse il coraggio di rimettere la cosa in discussione.

Ma una vera casta anche in questo caso non si formò, figli di Ufficiali ed anche di persone di umile origine poterono entrare come Ulema grazie alle loro scuole ,infatti , l’educazione, nonostante non fosse diffusa, era sovvenzionata ed aperta.

Questa ere la strategia di  un autocrate che aveva ben appreso dall’Impero Bizantino il pericolo di una aristocrazia potente, e la prevenzione della formazione di questa élite ereditaria era uno dei più importanti obbiettivi.

La storia di  alcune famiglia  aristocratiche è particolarmente interessante per comprendere i caratteri principali della Nobiltà turca.

Una delle  famiglie più interessanti è sicuramente quella dei Sokolluzade, che discende da un serbo rapito dai turchi all’inizio del 1500.

Bajica Sokolovic nacque a Visigrad ,alla frontiera tra Serbia e Bosnia ,nel 1505, da una famiglia della piccola nobiltà rurale.

Studente al monastero ordosso di Mileseva,fu rapito alla sua famiglia a 17 anni, prelevato come ” tributo del sangue” e portato con altri giovani in Turchia.

Il  rapimento o tributo di sangue  era utilizzato, dalla seconda metà  del XIV secolo per assicurare il regolare reclutamento dell’esercito, sistema che ha profondamente turbato le coscienze dei nostri antenati :

consisteva nel prelevamento annuale o biannuale di un certo numero di bambini al di sotto dei cinque anni in famiglie cristiane dei Balcani e delle coste dell’Italia. Separati dai genitori,questi bimbi venivano inviati in Anatolia,presso famiglie musulmane,venivano circoincisi e cresciuti alla musulmana,imparavano il turco e le tradizioni islamiche.A dieci o undici anni entravano negli istituti di formazione,ed, a seconda delle attitudini venivano avviati all’esercito o a   Palazzo ,dove potevano divenire Paggi.

Secondo il loro merito e la loro capacità salivano in grado,e,se attiravano l’attenzione di un potente,potevono accedere alle più alte cariche ,magari anche al Gran Visirato.

Avendo praticamente  dimenticato le loro origini e dovendo la loro posizione unicamente al Sultano,gli votavano la più grande devozione .

Di aspetto imponente e dal grande naso aquilino, Sokolovic salì rapidamente, passando da falconiere a grande ammiraglio,da Visir a Vicerè d’Europa, ed infine, dal 1564 al 1579 fu il Gran Visir Soqullu Mehemet Pasha.

Intelligentissimo ,diresse la politica dell’Impero: dal suo palazzo di Costantinopoli progettava canali fra il Don ed il Volga, fra mar  Rosso e Mediterraneo,contribuiva a scegliere un Re per la Polonia, negoziava condizioni di pace favorevoli nonostante la sconfitta di Lepanto…

Alla sua morte,godeva fama di aver finanziato 300 moschee e possedeva quattro palazzi a Costantinopoli un palazzo di 360 stanze ad Edirne ed ingenti ricchezze.

Il figlio Ibrahim, la cui madre era Ismihan Sultan, figlia di Selim II, ereditò una parte del patrimonio paterno, rivestì diverse cariche,fu capoportiere e Sovraintendente delle cucine del Sultano; i suoi discendenti abitavano a Costantinopoli in un palazzo progettato dal grande architetto Sinan e vivevano delle rendite delle loro propietà.

Sulle loro tombe,disposte intorno al solenne e semiregale mausoleo di Eyup, compare spesso il titolo di Bey Efendi.

Anch’essi,come i cortigiani in occidente, tenevano compagnia al Sultano,il quale si recava in visita nelle loro case,li riceveva e li onorava del titolo ereditario di capocaccia.

Un Ambasciatore britannico affermò che erano infinitamente rispettati dal popolo; uno di essi Ibrahim Bey contribuì con 500 soldati all’armata imperiale nel 1696.

Un altro ramo della famiglia, i Soqolluzade,discendeva da Soqollu Mehemet Pasha e da un’altra moglie: tra di loro vi furono numerosi Direttori della Tesoreria, Capi della Cancelleria Imperiale, Governatori di Provincie…

Esistono ancora oggi; la madre di Dinc Bilgin, editore di Sabah,uno dei principali giornali della Turchia, è una Soqollu.

Un’altra famiglia aristocratica  la cui storia è esemlificativa , è quella dei Koprulu.

Le origini sono simili :Mehemet Koprullu nacque in Albania all’inizio del 1600, forse reclutato con “la raccolta” .

Aveva lavorato nelle cucine del Palazzo, da dove era stato cacciato per il suo carattere collerico…fu poi Ispettore degli arsenali, Governatore di provincia.

Nel 1656, appoggiato dalla madre del Sultano,la Validè Sultan,fu nominato Gran Vizir ,in uno dei momenti più difficili della storia ottomana.

Egli,con pugno di ferro,seppe portare l’organizzazione dello stato a grande efficienza.

Una lettera ad un governatore di provincia ne rivela lo stile di governo: ” anche se siamo amici, sappi che se i maledetti cosacchi saccheggeranno anche uno solo dei tuoi villaggi, giuro che ti farò a pezzi perchè tu serva di esempio al mondo.”

Alla morte di Koprulu Mehemed, il Sultano nominò GranVizir il figlio Koprulu Fazil Ahmed,che dopo una brillante carriera di Governatore Provinciale, si ritrovò Gran Vizir a 27 anni.

I Koprullu si erano ormai inseriti nella aristocrazia ottomana: le cinque sorelle di Fazil Ahmed avevano sposato cinque  Pasha che ricoprivano incarichi molto prestigiosi: uno comandava la marina, un altro presiedeva il Tesoro.

Due Koprulu sposarono Principesse di sangue Imperiale.

Propietari di grandi wakf dalle  rendite favolose, tutti i Koprulu furono estremamente munifici: moschee, scuole, mercati,bagni…

La  famiglia diede negli anni 5 primi Ministri,Gran Vizir, unico esempio in tutta Europa; l’ultimo Gran Visir della famiglia, morì nel 1719 a Creta, dove era Governatore..

Da allora i Koprulluzade,i figli di Koprullu, vissero a Costantinopoli, nella grande casa di famiglia, il Palazzo vicino alla biblioteca Koprullu, nel palazzo vicino alla Suleymanyie o nei due yali sul Bosforo.

I discendenti non salirono più ai massimi livelli dell’Impero,ma malgrado l’assenza della primogenitura ed il progressivo impoverimento, diedero alti funzionari e Governatori di Provincia.

Alla fine del secolo scorso due Koprulu, ma discendenti solo in linea femminile dai Gran Vizir, ebbero notevole prestigio: Fuad, fondatore della moderna storiografia turca,e poi Ministro degli Esteri ed il figlio Orkhann.

Fuad diceva che in Turchia non esisteva una nobiltà, ma anche la loro famiglia aveva servito l’Impero ad ogni generazione :nel settecento nell’esercito e nell’ottocento nelle ambasciate : Ahamed Ziya Bey era stato Ambasciatore in Romania nel 1890; da suo figlio Ismail Bey , Funzionario dello Stato nacque Fuad,che era nato e cresciuto nella casa di famiglia,di fronte al mausoleo ed alla biblioteca Koprulu a Divan Yolu.

Un’altro esempio, estremamente interessante è quello dei Nasi.

Nel 1492 questa famiglia ebrea abbandonò  la Castiglia per il Portogallo,si trasferirono poi ad Anversa, Venezia, Ferrara e, nel 1553 a Costantinopoli.

A Costantinopoli vivevano nel palazzo di Belvedere ad Ortakoy, dove , nella biblioteca ricoperta di tappeti, Giuseppe Nasi discuteva di politica con l’Ambasciatore Francese, di ornitologia con il rabbino e di astrologia con il Patriarca…

Il Sultano Selim lo nominò Duca di Naxos  nella seconda metà del 1500.

Quanto deve essere stato dolce, per questo reietto dell’Europa di emettere ordini scritti di questo tenore: Giuseppe per grazia di Dio Duca dell’Arcipelago, Signore di Andro…..Emesso dal Palazzo Ducale di Belvedere, vicino a Pera in Costantinopoli addì 11 luglio 1577….

Come dicevo prima, esistevano molti titoli che si possono dividere in cinque grandi categorie; alcuni titoli si portavano davanti al nome, altri dopo.Le informazioni che seguono rappresentano la situazione nell’Impero alla fine del secolo scorso

ma  chiaririsce l’uso dei differenti titoli.

Innanzitutto alcuni titoli erano riservati esclusivamente al Sovrano e sono molto pittoreshi:Principe dei Credenti,Emir-ul-Mu’minim;Servitore delle due città sante,Khadim-ul-Haréméin-el-muhtéréméin;Sovrano delle terre e dei mari,Sultan-ul-berréin-vél-bahrein;Sovrano figlio di Sovrano,Es-Sultan-ibn-Sultan.

In linea di principio,è il primogenito del Sultano regnante che gli succede alla sua morte,ma spesso,a causa  dei numerosi matrimoni contratti dai sovrani e dalle concubine che hanno il diritto di possedere,i loro discendenti maschi sono spesso più di uno,per cui possono esservi numerosi pretendenti al trono.

Per ridurre il pericolo di ribellioni o congiure causate dai parenti prossimi del sultano,Maometto II promulgo’ una legge,denominata <legge del fratricidio> in base alla quale il Sultano puo’,sentiti gli ulema (dottori garanti della Legge Coranica ), mettere a morte i suoi potenziali nemici.

La  pratica aveva avuto degli antecedenti antichi nel sistema bizantino,infatti è  menzionata come regola stabilita dall’Imperatore Giovanni VI Cantacuzène,morto nel 1383.

Questa legge venne applicata abbastanza frequentemente,dall’inizio del XVI secolo alla fine del XVII sessanta Principi di sangue reale vengono messi a morte,strozzati con un laccio di seta, per ordine del sultano regnante… quadro ben poco edificante,ma che a quanto sembra,non turbava  il sonno dei contemporanei,e al contempo pratica  non priva di risultati sia dal punto di vista dell’unità dell’Impero che nobiliare….

Nella famiglia imperiale i titoli erano di Efendi per i Principi Imperiali,di Sultan,portato dopo il nome per le figlie del Sultano,per esempio Nailé Sultan .   

Per tutti i Principi Imperiali è  previsto il trattamento di Altezza Imperiale. I generi del Sultano hanno invece il titolo di Damad e,se hanno il grado di Vizir o Maresciallo(Generale d’Armata),hanno il Trattamento di Altezza.

Il  Governo concedeva titoli non ereditari che onoravano i gradi maggiori della funzione amministrativa e militare.

Alcuni titoli  si pongono davanti al nome: Ghazi , conferito al  Musulmano che ha vinto una importante battaglia;

Mollah titolo conferito dal Cheikh-ul-Islamat ai religiosi.

Dopo il nome, invece, si portano i titoli di Pacha,  conferito, ai Vézir ed ai  Generali di Brigata. Bey era il titolo conferito agli Ufficiali dal grado di Tenente Colonnello, agli  Aiutanti di Campo del Sultano  ed ai Funzionari Civili  con gradi corrispondenti.

Questi ultimi titoli,di Pacha e Bey sono conferiti ai sudditi ottomani indipendentemente dalla loro religione.

Tra i  titoli riconosciuti ma non concessi dal Governo, ve ne sono alcuni molto simili ai nostri titoli nobiliari.

Titoli davanti al nome : Emir, in Turchia questo titolo, ereditario, è molto raro ed è portato da sudditi ottomani arabi o siriani discendenti da antiche dinastie come  i discendenti dei Sovrani del Libano,degli Emiri Aslan,dell’Emiro  ‘Abdul-Quadir d’Algeria.

Cheikh, titolo portato dai capi delle tribù in Arabia ed in Africa e dai capi delle confraternite  religiose mussulmane.Anche questo titolo è ereditario.Molti abitanti delle Città Sante  si arrogano il diritto di portare questo titolo.

Il primo tra gli Ulema,i dottori della legge coranica,porta il titolo di Cheykh-ul-islam,titolo uguale,nella gerarchia ottomana,al Gran Visir. Sotto la sua autorità i titolari delle funzioni religiose e giuridiche portano il titolo di Mollah e si dividono  in Mufti,religiosi, e Kadi,giudici,funzionari del temporale.

Séid,questo titolo è portato dai discendenti del Profeta Maometto,ma la maggior parte dei titolari   non   puo’ provare la legittimità di questo titolo ereditario.

Titoli dopo il nome:Khan,titolo portato da qualche capo di tribù curda alla frontiera con la Persia.

Bey,questo titolo ,ora quasi  di uso generalizzato,era segno di grande rirpetto,significa  Signore, Capo, Principe ed era soprattutto un titolo militare e , come abbiamo visto, era concesso dal Governo agli Ufficiali e Funzionari di un certo grado.Ereritariamente era, invece,  portato dai discendenti di antiche famiglie regnanti ,dai discendenti di celebri uomini di Stato, e dai figli di chi aveva il trattamento di Eccellenza,Hazirétléri, e cioè dal grado di Generali di Divisione e dal grado civile corrispondente, Bala.

Efendi, questo titolo,di origine greca,,significa sempre Signore; era in origine  portato dai dignitari civili e religiosi.Alla fine del secolo scorso era portato,oltre che dai Principi Imperiali,dagli Ufficiali non analfabeti fino al grado di Maggiore ,dagli ecclesiastici musulmani,cristiani ed israeliti,dagli impiegati subalterni e da tutti quelli che sanno leggere e scrivere.

Agha ,questo titolo,il cui significato è capo,maestro era un titolo quasi esclusivamente militare.All’inizio di questo secolo é portato da tutti gli Ufficiali analfabeti, fino al grado di Maggiore;i notabili dell’Asia Minore che non avendo diritto al titolo di Bey,preferiscono  il titolo di Agha a quello di Efendi.

Tra i titoli   assunti dai singoli, è interessante citare il titolo di Hadji, che ha il diritto di assumere il musulmano che è stato in pellegrinaggio alla Mecca; ed insieme a questo titolo ha il diritto-dovere di portare la barba di una certa lunghezza.

Ancora oggi  il titolo e la barba contraddistinguono ed onorano il buon musulmano che ha già fatto il pellegrinaggio.

Lo stesso titolo ,è dato ad un cristiano  che è stato a Gerusalemme in pellegrinaggio e che dimostra, ancora una volta, una forma di tolleranza e rispetto per le altre religioni.

Anche nell’Harem Imperiale esisteva una precisa gerarchia di titoli :Validé Sultan, Sultana Madre,è il titolo portato dalla madre del Sultano; è la più alta dignità dell’harem.

Kadin Efendi,titolo portato dalle Odalische favorite che avevano pure il trattamento di Eccellenza

Agha, è il titolo portato dagli eunuchi dell’harem imperiale di Costantinopoli.Gli eunuchi possono ricevere gradi civili ma non possono ricevere e portare i titoli di Efendi, Bey o Pacha.

Quasi tutti questi titoli ,non sono riservati ai musulmani ma a tutti i sudditi dell’Impero, indipendentemente dalla loro religione: infatti non ci si può fare un’idea delle categorie sociali in turchia fondandosi solo sul concetto della razza o della religione o,come si diceva anticamente,della “nazione”.

Certo si può dire che i turchi sono i padroni ed occupano molti posti importanti della gerarchia , ma ,nonostante la loro religione, hanno applicato con grande tolleranza i precetti coranici secondo i quali in uno stato islamico solo i musulmani hanno diritto di piena cittadinanza e possono accedere alle funzioni di comando.

Uno di questi esempi è quello della Nobiltà di origine greca.

La Nobiltà Greca.

I Greci di Istambul discendono soprattutto da famiglie delle Provincie trasferite nella capitale per farla rivivere dopo il 1453.

Infatti, dopo gli stermini dei primi giorni, Mehemet richiamò  le antiche famiglie bizantine ; così i Ralli, i Lascaris, i Frasngopoulo,i Cantacuzène  ed i Paleologo ritornarono ad Istanbul.

Intorno al Patriarcato Greco , nel quartiere del Phanar, vi sono le belle case di pietra dove abitavano le famiglie del “Patriziato” Greco, i Phanarioti.

Questi fanarioti rivendicano la discendenza dagli antichi Bizantini e si considerano l’aristocrazia greca.

Bisanzio,infatti  non poteva scomparire per la conquista di  Costantinopoli, Mistra e Trebisonda nel XV secolo:la civiltà di Bisanzio,l’eredità intellettuale Greca,il diritto romano,la religione ortodossa  rimasero ben presenti nell’Impero ottomano.

Nicolas Iorga scriveva  con grande lucidità che non furono i Turchi ottomani a portare con loro,come vuole il nazionalismo turco di recente origine,un nuovo sistema di vita,ma l’Impero con tutto quel che aveva  di ideale  che trasformò giorno dopo giorno la mentalità ed i costumi di questo popolo.

Ecco che poco alla volta ,con il commercio,con l’appalto delle imposte dell’Impero,la nobiltà bizantina,che,per evitare l’abiura,si era prudentemente tenuta in disparte ,si rialza progressivamente .

Un interessante esempio è quello rappresentato dai  Maurocordato e dai Cantacuzène.

Alessandro Maurocordato , figlio di un mercante greco di Chio e di Rossana, vedova di un Principe di Valacchia, dopo gli studi in medicina a Padova,fu medico del Gran Visir Fazil Ahmed Koprulu e dell’Ambasciatore di Francia,il Marchese di Nointel.Conoscitore di molte lingue, fu nominato Gran Dragomano ; fu consigliere del Ministro degli esteri Rami Mehrmed Efendi,e partecipò ai negoziati della pace di Karloviz; da allora la storia di questa famiglia è la storia dell’Europa sudorientale.

Nel XVIII secolo altri Fanarioti vennero scelti dai Sultani per diventare Ospodari o Voiovdi di Moldavia e Valacchia e prendevano il titolo di Principe, Archonta, la moglie il titolo di donna e le figlie di domnizza.

Tra queste famiglie ebbe grande importanza quella dei Cantacuzène che vantava due Imperatori di Costantinopoli: Giovanni negli anni 1341 e 1354 e Matteo negli anni 1353 e 1357.L’ascesa dei Cantacuzène nell’Impero ottomano è esemplificativa.

Nato verso il 1515, Michele Cantacuzène , soprannominato Chaitanoglu, figlio del diavolo, era riuscito ad ottenere una forte influenza sul Gran Vizir Mohammed Sokollu Pasha. Divenne Intendente delle saline del Sultano,carica che dava un potere considerevole.

Il suo palazzo,sui bordi del mar Nero, ad Anchialis, era conforme alla nuova ricchezza ed alla nobiltà della famiglia: circondato da mura ospitava un centinaio di servitori, quaranta paggi, numerosi schiavi e qualche giovane vergine riacquistata ai Turchi…

All’interno stoffe di Damasco, pelliccie di zibellino, velluti , piatti d’oro e d’argento, bottoni tempestati di turchesi e rubini, ed in più, fatto eccezionale, una biblioteca contenenti manoscritti di Esculapio, delle Sante Scritture…

Circondato da un esercito personale, sigillava le lettere con l’aquila  imperiale bicefale dei suoi antenati Imperatori;un sacerdote celebrava la Messa per lui tutti i giorni nella sua Cappella personale; egli aveva sposato la figlia del Principe di Valacchia. Armò una sessantina di galere che parteciparono alla battaglia di Lepanto.

Caduto in disgrazia,fu arrestato  ed impiccato alla porta del suo palazzo nel 1578.Tutti i suoi beni furono venduti : ancora oggi .per dimostrare stupore di fronte ad una bella cosa si dice : “tu l’hai presa all’asta di Chaitanoglou”.

I Cantacuzène si trasferirono in seguito in Valacchia dove Serban fu Voiovoda  dal 1679 al 1688 e Stefano dal 1714 al 1715, Dumitrasco Voiovda di Moldavia dal 1674 al 1675 e poi ancora dal 1684 al 1685.

Questa famiglia che conta ancora numerosi discendenti,nostri contemporanei,si divise in più rami: quello Rumeno, Bulgaro, russo e vive oggi in Romania,Francia Stati Uniti,Svezia, Germania,Belgio, Svizzera..

Tutti questi Nobili fanarioti abbandonarono la  Turchia durante il secolo scorso , scacciati dal nuovo fenomeno del nazionalismo: il nazionalismo che spingeva i Maurocordato a combattere per l’indipendenza Greca, il nazionalismo dei Turchi che accettava sempre meno la realtà sovranazionale dell’impero Ottomano….

Il terzo tipo di Nobiltà che esisteva a Costantinopoli ,era quella  di alcune famiglie “straniere”.

Molti stranieri vivevano ad Istanbul e formarono quella comunità chiamata ,forse con un pò di spregio dagli Europei, dei Levantini.

Questa comunità,multinazionale e rigorosamente cattolica, viveva nel proprio ambito, impermeabile a turchi, ebrei…

La vita sociale si svolgeva rigorosamente tra persone di questo ambiente e di condizione sociale ed economica equivalente.

Tra queste famiglie voglio citare i Drapieri, i Salvago,  i Pisani , i Fornetti , i Testa, i Missir,gli Aliotti,i Roboly.

Per sei secoli il nome della famiglia Testa fu sempre presente negli annali della diplomazia dell’Impero Ottomano.

.I Testa, che in origine erano mercanti e notai, erano arrivati da Genova nel duecento.

Si dice che un Testa avesse firmato nel 1261 il trattato con cui i bizantini riottennero Costantinopoli dai latini..Nel 1438  Tomaso de Testa e  sua moglie Luchineta Spinola furono sepolti nella Chiesa di San Paolo,la lapide si trova ora al museo archeologico.

Nella seconda metà del seicento i Testa che parlavano l’ottomano, l’italiano, il greco,il francese ed altre lingue,divennero interpreti delle ambasciate occidentali .

Ma il salto decisivo lo fecero nel settecento quando divennero sudditi ed ambasciatori dei governi Europei: Gaspard (1684+1758), fu Dragomanno dell’ambasciata olandese,il figlio Giacomo (1725+1804) fu incaricato d’affari olandese a Costantinopoli. I suoi discendenti presero la nazionalità olandese e si dedicarono alla professione di famiglia, la diplomazia,a Costantinopoli, Tokio,Madrid…Cavalieri ereditari dal 1783, l’Impero Austriaco li fece Baroni nel 1807 e l’Olanda nel 1847.

Tra questa comunità visse verso il 1828  Giuseppe Donizzetti, il fratello del grande compositore,che,Ufficiale di Napoleone venne a Costantinopoli per insegnare a suonare le marce militari. Il Pasha Donizzetti visse fino alla sua morte,nel1856,insegnando musica al Sultano all’harem ed alla scuola di musica imperiale.

Anche un Ufficiale Piemontese di nome Calosso, dopo di aver combattuto con Napoleone, venne ad Istanbul per cercarvi fortuna verso il 1820.Ridotto alla fame, nel 1826 riuscì a domare un cavallo che aveva sbalzato di sella  numerosi turchi,attirando su di sè l’attenzione del Monarca.Addestrava le reclute, insegnava equitazione e divenne molto caro al Sultano che gli regalò  una delle più  belle case di Pera.

I Baltazzi,originari di Chio ed arrivati a Costantinopoli verso il 1830,divennero banchieri ed appaltatori di imposte.

Helena,all’età di 17 anni nel 1864,sposò il Barone Vetsera, Console Austriaco.La loro figlia portò nei salotti viennesi la licenziosità di Pera: fu con lei che Rodolfo d’Asburgo decise di suicidarsi nel 1889.

Gli Aliotti, Patrizi Fiorentini, si trasferirono ad Ismir, o, come si diceva allora, a Smirne, con Giuseppe, Console del Granduca di Toscana. Integratasi  nella comunità levantina, la famiglia  partecipò a numerose  imprese commerciali .

Carlo fu Ministro Plenipotenziario in Giappone. Il Re Vittorio Emanuele II diede loro il titolo di Barone nel 1867; il Papa

Leone XIII li insignì del titolo di Conte nel 1897.

Anche questo mondo cattolico e levantino sta finendo: l’endogamia stretta che lo aveva salvato dall’estinzione non esiste ormai più, queste famiglie o abbandonano la Turchia per l’Europa o si inseriscono sempre più nel mondo dei “miliardari”

turchi  e perderanno nel giro di pochi decenni la loro specificità  e le loro tradizioni.