La nobiltà Giapponese

LA NOBILTA’ GIAPPONESE


Il Giappone non ha mai avuto, almeno non prima degli anni ’50 del XIX secolo, una classe nobiliare paragonabile a quella europea, né per funzione sociale, né dal punto di vista ideologico.
In realtà, l’unica famiglia nobile in senso stretto è la casa imperiale, e la corte dei parenti dell’imperatore. Un diverso tipo di “nobiltà” è costituito dalle famiglie dei monaci buddhisti , che popolarono il Giappone di templi a partire dal VII secolo. Il priore di un tempio, a differenza dei monaci, tramandava la conduzione del tempio ai figli, e insieme ad essa la storia della propria famiglia e quella della zona del tempio stesso. Le famiglie più antiche sono quindi quelle che si possono ricondurre a un tempio o alla corte imperiale, che fino al XIX secolo viveva e regnava nella zona di Nara, Kyoto e Osaka, nel Sudovest del paese.
A partire dal XIII secolo, l’avvento al trono di un imperatore bambino, in un periodo di disordini, spinse la corte a creare la figura dello Shogun, il comandante dell’esercito, che aveva il compito effettivo di governare il paese e mantenere l’ordine. Lo Shogun era normalmente scelto tra i parenti della casa imperiale, e di norma non tramandava il titolo ai discendenti. Il suo era un incarico conferito dall’imperatore o dai reggenti. Alle sue dipendenze si creò lentamente una classe di guerrieri, i Samurai, con funzioni militari e burocratiche, che per certi versi può essere avvicinata alla nobiltà occidentale (e piemontese in particolare, se si tiene conto della parsimonia e dello spirito di servizio che la caratterizzava). I Samurai avevano uno stile di vita e dei codici di comportamento improntati all’obbedienza, alla fedeltà allo Shogun ed alla totale dedizione al dovere, venivano investiti per meriti in battaglia o per atti particolari, erano gli unici giapponesi autorizzati a girare armati. Si occupavano di tutti i compiti riguardanti l’amministrazione del regno, la riscossione delle tasse, i compiti di polizia e difesa. Erano organizzati militarmente, con diversi ordini che andavano dal semplice guerriero al Daimyo, l’equivalente di un nostro feudatario, che controllava un territorio piuttosto vasto e comandava un piccolo esercito
Alla fine del XVI secolo tre diversi Shogun (Nobunaga, Hideyoshi e Tokugawa) posero fine alla lunga serie di guerre che aveva travagliato il paese, portandolo finalmente alla riunificazione. L’ultimo di questi Shogun diede allora il via a una sorta di colpo di stato, trasferendo il governo a Edo (l’odierna Tokyo), relegando l’imperatore e la corte a Kyoto, privandolo di tutto il potere politico e rendendo il proprio titolo ereditario. Il legame con la famiglia imperiale venne a interrompersi e, sebbene l’Imperatore mantenesse intatto il prestigio e la valenza religioso-spirituale tradizionale, il potere effettivo finì tutto nelle mani dei Tokugawa.
Per evitare rivolte o congiure tra i Samurai, i vari feudatari locali dovevano soggiornare a Edo per metà dell’anno, conducendo una vita dispendiosa e osservando il cerimoniale di palazzo, rimanendo in questo modo sotto il controllo
dello Shogun e dando origine allo stesso tempo ad una società raffinata, colta e mante dell’arte. In questo periodo videro il loro culmine alcunbe tra le tradizioni più particolari del Giappone, come l’arte di disporre i fiori, di comporre poesie, la cerimonia del thé, danza, teatro e musica.
Il fatto che i Samurai dovessero trascorrere tanto tempo lontani da casa lasciava sulle spalle delle loro spose un fardello non indifferente. Tutta la cura della casa, delle terre, dalla contabilità alla riscossione delle imposte era responsabilità della padrona di casa, il che fa capire la preparazione severa cui anche le nobildonne si sottoponevano. All’età di sei anni, sei mesi e sei giorni le fanciulle iniziavano a studiare danza, canto, musica, poesia, e a tredici anni erano pronte per essere scelte come spose. Siccome il nome della sposa (come quello delle figlie) non veniva riportato sui documenti, ogni madre si assumeva il compito di trasmettere alla figlia primogenita la storia della propria famiglia, in forma di racconto o di canto. Insieme alla storia femminile della famiglia, la primogenita ereditava anche stemmi e sigilli con cui adornare il corredo. Lo stemma nobiliare giapppnese normalmente è circolare, e quelli femminili si distinguono per la maggior sottigliezza delle linee e per la finezza del disegno.
Gli ultimi decenni dell’era Tokugawa, caratterizzata da un isolamento pressoché assoluto dal resto del mondo, mostrarono come l’equilibrio stabilito dai Tokugawa tra i vari poteri iniziava a sgretolarsi. Infatti ai Samurai, che detenevano il potere militare, era proibito maneggiare il denaro, e ricevevano uno stipendio in riso. L’Imperatore era ancora formalmente il padre di tutti i giapponesi, ma non aveva potere politico o militare, mentre la classe mercantile, che si stava arricchendo con i commerci derivati dallo stile di vita della capitale, era relegata al gradino più basso della scala sociale, disprezzata perfino dai contadini. Era l’equilibrio di un sistema chiuso, che però non poteva ignorare le pressioni di un mondo, quello dell’avventura colonialista europea, che si faceva sempre più invadente. L’inizio della vendita dei titoli nobiliari segna in un certo senso la degenerazione dei costumi dell’epoca.
La classe dei Samurai fu completamente azzerata negli anni ’50 del XIX secolo, in occasione della “restaurazione” Meiji. Le continue pressioni occidentali sul Giappone perché spezzasse l’isolamento degli ultimi 300 anni trovarono risposta in un energico imperatore, che decise di restaurare l’istituzione imperiale e di esutorare il potere dello Shogun. L’impressionante serie di riforme che accompagnarono la restaurazione comprendeva anche la creazione di una classa nobiliare ricalcata esattamente sulla nobità europea, i cui membri vennero scelti nella cerchia della corte imperiale e tra chi più si era speso per il successo dell’opera, oltre che tra chi era pronto a pagare per un titolo. Moltissime famiglie antiche vennero travolte dagli eventi e preferirono restituire la sciabola e rientrare tra le file del popolo piutosto che entrare nei ranghi di una classe cui si sentivano estranee.
La classe nobiliare nata dalla restaurazione, dopo la Seconda guerra mondiale venne a sua volta azzerata e dispersa. L’amministrazione controllata del Quertier Generale americano, oltre a negare l’origine divina dell’Imperatore, abolì tutti i titoli e i privilegi nobiliari, e si spinse, nella sua opera di cancellazione di una tradizione pericolosamente guerriera, alla proibizione di forgiare le katana, le sciabole tradizionali dei Samurai, e di condurre ricerche genealogiche. Questo spiega in parte la scarsezza di informazioni sulle antiche famiglie giapponesi.