Giovanna Incisa di Camerana

Giovanna Incisa di Camerana

  

di Roberto Nasi

La spedizione Sarda in Crimea (1855-1856) nei “Ricordi del mio viaggio in Oriente” della marchesa Giovanna Incisa di Camerana.

Nel proporre i “Ricordi” della marchesa Incisa di Camerana  è particolarmente doveroso citare il marchese Carlo Pallavicino di Ceva, valoroso ufficiale dei Cavalleggeri Guide,ferito e decorato al V.M.,pronipote dell’Autrice,cui va il merito della trascrizione del manoscritto e la traduzione in italiano del testo in francese cui mi riferisco,che riporto per estratto dimostrativo.

Come puntualmente premette l’Autrice,queste memorie sono scritte “in francese perché per mia abitudine contratta da fanciulla,usavo pensare allora in quell’idioma,per cui me ne servii più facilmente parlando,per così dire a me stessa”.

La singolarità di questi “ricordi” risiede nel fatto che riportano le impressioni di una testimone femminile,la marchesa Giovanna Incisa di Camerana,nata Roberti di San Tomaso (1832-1917),che seguì la spedizione Sarda in Crimea dal 4 ottobre 1855 al 6 maggio 1866,a bordo della Pirofregata La Costituzione,al cui comando si trovava il proprio consorte,Capitano di Vascello Vincenzo Incisa di Camerana (1813-1872).

La testimonianza fornita rispecchia una singolare sensibilità per gli aspetti di costume e sociali quali potevano apparire agli occhi di una dama del XIX secolo,proiettata in un ambiente,quello orientale,e in una situazione bellica,ben lontane dalle conoscenze e esperienze che poteva avere allora un suddito del Re di Sardegna.

Una ulteriore specificità deriva dal particolare punto di vista ricavabile dal bordo di una unità della Regia Marina impegnata nel severo e diuturno servizio di spola fra Costantinopoli e la base del Corpo di Spedizione Sardo nel porto di Balaklava,che consentiva,oltre alla visione dei campi di operazione delle truppe,anche quella delle meraviglie offerte dalle città dell’Impero Ottomano affacciate sul Bosforo.

Imbarcatasi a Genova il 4 ottobre 1855,il 7 successivo l’autrice appunta le prime più significative sensazioni della vita di bordo: “Che indicibile emozione suscitò in me stamattina la celebrazione della Messa a bordo,in alto mare! Tutte quelle giovani teste piegate davanti a Gesù disceso in mezzo a noi,sono di un effetto solenne e commovente:

Mi sentii così nulla e Dio così grande! E mi pareva tuttavia che il nostro isolamento da quel mondo che si muove e si agita lontano da noi,ci avvicinasse di più a quell’essere supremo e paterno che planava misericordiosamente su di noi!! Oh se un incredulo assistesse ad una Messa in alto mare diverrebbe credente,ed uno sperduto sarebbe ricondotto a Dio”.

Una viva nota di colore è riportata all’8 ottobre con l’ingresso nel porto della Valletta a Malta: “Stamattina alle sette Incisa (così viene sempre citato il consorte) m’invitò a salire sui “tamburi” (le ali di plancia) perché potessi godere interamente dell’entrata nel porto di Malta L’aspetto di quest’isola letteralmente spoglia di alberi,le pietre biancastre con cui la città è costruita,mi ricordavano Cagliari,per quanto l’aspetto della Valletta mi paia,anche a distanza,quello di una città più prospera e meglio costruita.

Il porto è vasto e bello ed in questo momento soprattutto pieno di movimento e di vita.In un batter d’occhio,non appena fummo attraccati,uno sciame di imbarcazioni circondò La Costituzione:erano mercanti di legumi,di frutta,di ostriche,poi dei bambini mezzi nudi,dal colorito ramato,gridando a squarciagola: “Butta signor” si tuffavano in acqua a testa avanti per prendere al volo la moneta che noi gettavamo”.

Con particolare sensibilità nella visita alla città,ne vengono ammirate le bellezze,di cui è esempio l’impressione suscitata dalla Cattedrale di San Giovanni: “Ho minuziosamente osservato il Tempio grandioso e di una bellezza impregnata di spiritualità,di cui ignoro il valore considerato dal punto di vista dell’estetica e dell’arte,ma gradevole allo sguardo dei miei occhi profani.Devo tuttavia ammettere che quei rilievi dorati scolpiti su uno sfondo bleu,che decorano tutti i pilastri e le colonne delle navate,sono d’un effetto un po’ monotono e pesante e schiacciano lo slancio elegante delle arcate.Ciò che è di una incontestabile eleganza è il pavimento,interamente composto degli stemmi d’una numerosa serie di Commendatori e Cavalieri dell’Ordine,formati da marmi fra i più pregiati,naturalmente multicolori;questa composizione,simile a una pagina di storia ricordante alla posterità dei nomi illustri o venerati è veramente d’una rara bellezza e di una ricchezza unica”.

Ripreso il mare,dopo 10 giorni La Costituzione giunge in vista di Costantinopoli e: “Salgo sui tamburi e mi ci installo come su un palco dell’opera,e comincio a vedere sfilare davanti a me le meraviglie del Bosforo.Che affascinante quadro si presenta ai miei occhi sbalorditi!!Alla mia sinistra ammiro l’antico palazzo dei Sultani detto il Serraglio,Santa Sofia,l’antica chiesa greca,circondata ora da minareti….Istambul,Gorlata,Pera passano successivamente davanti a me;alla mia destra è Scutari,che è sulla terra d’Asia ma a due passi da noi:Scutari è meno grandiosa di Costantinopoli,ma in cambio è così pittoresca,è uno di quei paesaggi che si sognano….andiamo avanti e passiamo di fronte al nuovo palazzo di Abdul-Medgid (Sultano regnante-1839/1861):vi si lavora ancora;la facciata è imponente,la sua architettura è bizzarra e ricca,è circondato da un parco cinto di cancellate di ferro dorate…”.

La successiva visita a Istenia accresce lo stupore e la meraviglia al contatto con costumi di vita così lontani dagli usi occidentali,per cui: “Tutto ciò è così nuovo per me,e rassomiglia talmente a un sogno o ancor meglio ad uno di quei racconti delle Mille e una notte che amavo tanto nell’infanzia,che mio malgrado rimango a bocca aperta e mi chiedo se sono sveglia…..Cosa dirò dell’effetto prodotto in me dalla vista di questa grande piana,dove all’incirca centocinquanta donne stanno sedute su dei tappeti o dei cuscini mangiando,fumando,pregando! Questa varietà di costumi resi scintillanti dalla qualità dei mantelli che le coprono,questi volti nascosti nella mussola più o meno trasparente che mi guardano con degli occhi dove l’invidia si mescola alla curiosità.Perché esse devono invidiarmi queste povere vittime d’una religione e d’una fede barbara,segregate dalla compagnia degli uomini e guardate e tenute come schiave……Ho visto delle carrozze turche che trasportavano delle mogli di Pascià o altre persone agiate;più tardi ne arrivò una molto più ricca delle altre e circondata da guardie e eunuchi.Essa rinchiudeva una delle favorite del Sultano.Ella sollevò una tendina di seta blu ed io la vidi…bella ma un colorito pallido e malaticcio traspariva sotto lo strato di “rouge” che colorava le sue guance.Il bianco della sua pelle è come una cera,è di un livido giallastro che può piacere ed anche essere realmente bello in senso artistico,ma a me non piace.Tuttavia il fatto che questa vettura è così severamente custodita,di guisa che questa infelice favorita appare piuttosto come una prigioniera,attacca a questa creatura un tal prestigio,e eccita in quelli che la contemplano un misto d’ammirazione e compassione che la rendono vieppiù amabile:aggiungiamo a queste sensazioni che parlano a suo favore un abbigliamento dei più voluttuosi composto d’un mantello di seta “bleu-ciel”,che si apre sul petto e lascia trasparire il seno sotto una garza molto fine.

Una mussola delle più trasparenti copre questo viso quel tanto che occorre per rendere lo sguardo languido ed appassionato;un collier di perle circonda il collo bianco e morbido e dei brillanti di tutte le grandezze sono intrecciati nei capelli neri.

Un ventaglio di piume agitato con un’aria d’indifferenza e di civetteria tutta particolare…e questa donna non è più solamente bella,è divinamente bella!”.

Finalmente il 21 ottobre La Costituzione si addentra nel Mar Nero,raggiungendo il porto di Balaklava,scalo del Corpo di Spedizione in Crimea.Dopo alcune visite effettuate alle varie installazioni,il seguente 27 l’autrice viene condotta all’osservatorio di Kamara,dal quale si poteva controllare sia il nostro campo,che lo schieramento sulla Cernaia e la stretta dove era avvenuta la famosa carica della Brigata della Cavalleria leggera inglese il 25 ottobre 1854.

“….vediamo al disotto di noi una gran parte del nostro campo,i nostri posti avanzati sulla Tchernaia,il ponte di Trakkir,e,con l’aiuto del telescopio io scopro distintamente le sentinelle russe dall’altra sponda del torrente e scorgo anche dei soldati occupati come i nostri a costruire dei “gourbì” (capanni) per mettersi al riparo del freddo quest’inverno.Credevo sognare vedendo coi miei occhi quei luoghi resi celebri dalle battaglie gloriose che vi sostennero le armate alleate,questo ponte di Trakkir ove perì tutto un Reggimento di cavalleria inglese composto dall’élite della nobiltà britannica… (in effetti la carica fu effettuata da reparti di 5 reggimenti,ma in totale ridotti a solo 650 cavalli,dei quali 450 perirono,e in proporzione furono le perdite umane.Vi parteciparono anche due ufficiali Piemontesi che si trovavano quali osservatori: il Tenente conte Landriani di Piemonte Reale che fu ferito e morì in seguito; il Maggiore di S.M. Giuseppe Govone,che ebbe un cavallo ucciso sotto di se.Nel suo rapporto scrisse “Questa carica della cavalleria leggera inglese è piuttosto unica che rara:senza scopo e senza risultato,fu tuttavia una ammirevole prova della solidità della cavalleria inglese,ma costò la massima parte della forza);…di questa Tchernaia dove ancora così recentemente (16 agosto 1855) le nostre truppe Piemontesi diedero una prova così luminosa del loro valore e del loro coraggio”.

Finalmente l’8 settembre 1855 gli alleati riuscirono,dopo 11 mesi di assedio a vincere la strenua resistenza opposta,e, conquistata la torre di Malakof,vera chiave di volta del sistema difensivo della piazza, a  penetrare in Sebastopoli,che veniva quindi abbandonata dai Russi dopo averla incendiata e fatte saltare le fortificazioni, ritirandosi sulla riva destra della baia

Leggiamo sotto la data del successivo 29 ottobre le vive impressioni ricavate dalla visita alla martoriata città: “….Arriviamo così al “Mamelon vert” e di lì ci dirigiamo su Malakof:la quantità di bombe e di ogni sorta di proiettili che coprono la superficie del terreno è tale che ne fui meravigliata.

Arrivati sotto le trincee nel punto in cui i Francesi tengono un posto avanzato,siamo salutati da un colpo di cannone che i Russi ci elargiscono da uno dei forti del Nord o per meglio dire da una batteria nuova che hanno messo in postazione dopo la presa di Sebastopoli,ed alla quale siamo esattamente in faccia.

Tuttavia non ne fui affatto preoccupata perché non pensavo che questo colpo ci fosse espressamente diretto,ma me ne avvidi subito dall’aspetto e dalla prontezza con cui quei signori ci fanno cambiar strada,e soprattutto dalle proteste della sentinella che ci dice per convincerci del pericolo della nostra posizione che un colpo è caduto in mattinata proprio vicino alla loro tenda che è a due passi da noi.

Mai avrei potuto farmi un’idea di quel “Mamelon vert”,della torre di Malakof,di Sebastopoli infine: ed ora che ho visto,che ho osservato questi luoghi,faccio di più…perché ho osato formulare un giudizio e,quale che egli sia,poiché nessuno al mondo lo conoscerà (!),lo trascrivo nei miei ricordi.

Secondo me gli assalitori furono bravi,audaci,eroici! Ma i difensori furono più sapienti più ammirevoli in tutto!…poiché questo Malakof così spaventoso,questa torre così temibile cos’erano infine?…una fortezza di terra fatta dai Russi durante la guerra sotto gli occhi e sotto il fuoco delle armate nemiche.Il Redan,il Mamelon vert non più formidabili che Malakof. Ma,e Sebastopoli,mi si dirà non conta dunque niente?e cosa conta infatti? I Russi lo hanno ben abbandonato per questo ai loro nemici…gli Inglesi,i Francesi hanno forse potuto alloggiare un sol uomo in questa città che appartiene a loro? non è forse essa battuta da tutte le parti e minacciata dai cannoni dei bastioni del Nord che non cessano di tuonare e di fare ogni giorno qualche vittima tra i soldati che lavorano alle fortificazioni che vengono erette alla Marina? E ci sono voluti tre anni perché tre Armate alleate si rendessero padrone di tutto ciò…I Russi la difesero soli! Quanto ai bastioni del Nord essi sono veramente imponenti e temibili,si ergono come un fantasma colossale che vi minaccia con le sue gole spalancate e vi si spezza nel cuore la speranza di poterli conquistare un giorno!”.

Conquistata Sebastopoli la campagna volse a una fase di stanca,mentre La Costituzione proseguiva nel diuturno servizio fra il Bosforo e Balaklava,consentendo all’Autrice di proseguire nelle sue visite ai campi di battaglia,nonché alle meraviglie dei palazzi imperiali,ospite del Sultano che le consentì anche di visitare l’Harem e il suo Serraglio!

Il 31 marzo 1856 vengono cessate le ostilità,per cui il 21 di aprile “…da qualche ora abbiamo lasciato Costantinopoli…Mormorai un triste addio a questi luoghi meravigliosamente belli…” e La Costituzione riprese la rotta di casa….

“1856,6 maggio-Genova-Ultime impressioni – Se da diciotto giorni non fossi stata costantemente preoccupata del mio ritorno a Genova…se non mi fossi così familiarizzata con l’idea di lasciare La Costituzione e di rientrare nella monotona tranquillità della vita femminile,non crederei a me stessa,dubiterei di esser per davvero in questa grande camera solitaria,seduta a questo tavolo a scrivere su questi libri…

Ahimè! Tutto ciò non è che troppo vero e il mio viaggio in Oriente…la mia vita di bordo…la tempesta…il bel tempo non sono ormai che un sogno…Qui il rotolare delle carrozze mi disturba; a bordo non sentivo nemmeno il rumore del lavaggio del ponte che pure risuonava proprio sulla mia testa…Qui la voce urlante dei mercanti ambulanti m’infastidisce; a bordo l’eco dei comandi degli ufficiali per i servizi giornalieri mi rallegrava..Qui le visite mi annoiano,a bordo la compagnia dei miei amici era tutta la mia gioia…Che cambiamento…che differenza!!”.

                                                                                 ( Roberto Nasi )