Lunedi in concerto – tra Corti Sabaude e Chiese Storiche

Nell’estate 2000, VIVANT, in collaborazione con il Tempo di Alice, ha organizzato otto concerti di musica classica appositamente selezionata, e coordinati dal Maestro Nicolò Vito Griva, mirata alla fruizione da parte del pubblico della terza età (ma frequetatissimi anche dai giovani).
Partecipavano anche l’Accademia musicale San Massimo e l’Enseble Coro, entrambi di Torino.
Impegno particolare di VIVANT sono state la ricerca e la richiesta ai proprietari, di cortili di palazzi storici torinesi, particolarmente adatti dai punti di vista architettonico, storico e acustico. VIVANT ha anche provveduto a presentare questi palazzi e cortili al pubblico sotto l’aspetto storico legato alle nobili famiglie che li avevano costruiti e abitati.

 

La rassegna

Concerti in otto palazzi storici
E per gli anziani servizio taxi speciale “un modo di incontrarsi con la musica
Fuori città si afferma l’abitudine di far musica nei castelli. A Torino il corrispettivo dei manieri è rappresentato dai palazzi nobiliari del centro storico: edifici di elegante architettura, magnifici interni e scenografici scaloni, dotati spesso di ampi cortili che d’estate possono diventare sale da concerto.
Ed è proprio questa l’idea che da lunedì si avvia grazie a un’iniziativa che lega, con patrocini e contributi, enti ed associazioni: Regione, Provincia, Comune, Banca Crt, Il Tempo di Alice (Associazione per la Terza Età), Accademia Musicale San Massimo, Ensemble Coro di Torino, VIVANT (Associazione per la valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari) e Pronto Taxi 5737. E’ una serie di 8 appuntamenti musicali, 4 in luglio e 4 in settembre, in cortili storici, ai quali sono da aggiungere altri 4 concerti in ottobre, ma al chiuso, in chiese del centro. I concerti si tengono tutti di lunedì alle 21 e ingresso libero: in caso di maltempo saranno annullati.
La rassegna si chiama appunto “Concerti nei Cortili e nelle Chiese” e, pur essendo naturalmente aperta a tutti, vuole incrementare in particolare gli incontri fra persone con oltre 60 anni attraverso la musica. Per questo l’iniziativa ha la collaborazione di Pronto Taxi 5737, che rende possibile nei lunedi sera dei concerti la corsa multipla (un taxi per più persone della stessa zona), con la possibilità di dividere la spesa di andata e ritorno. Ovviamente è necessario prenotare la corsa entro le ore 17 alla segreteria de Il Tempo di Alice (tel. 011/837732 e 884571), mentre la centrale operativa avviserà quando l’auto pubblica è in arrivo.
Ma ecco il calendario dei concerti, preceduti da brevi interventi per illustrare la storia del palazzo e della casata dei proprietari, e fornire note musicologiche sui brani e sugli strumenti per eseguirli. La sede d’avvio, lunedi 3, è Palazzo Falletti di Barolo (via delle Orfane, 7); il 10 Palazzo Birago di Borgaro (via Carlo Alberto 16), il 17 Palazzo Dal Pozzo della Cisterna (Provincia, via Maria Vittoria 12), il 24 Palazzo Scaglia di Verrua (via Stampatori 4). In settembre: il 4 Palazzo Sormani Tournon (in piazza Solferino 22), l’11 la Cavallerizza (via Verdi 7), il 18 Palazzo Saluzzo di Paesana (via Consolata 1 bis) e il 25 Palazzo della Rocca (via della Rocca 24 bis). Per quanto riguarda ottobre, le chiese sono: i Santi Martiri (via Garibaldi 25) il 2, la Consolata (piazza Consolata) il 9, San Domenico (via San Domenico 0) il 16 e San Massimo (via Mazzini 29) il 23.
Ogni concerto, di musica profana quelli dei palazzi e sacra quelli in chiesa, secondo i programmi elaborati dal direttore artistico Nicolò Vito Griva, avrà tre fasi: una corale, nella quale a settimane alterne si esibiranno Accademia San Massimo (20 elementi) e Ensemble Coro di Torino (12 elementi); una strumentale (strumenti vari, organo, orchestra barocca); la terza con due solisti accompagnati da pianoforte o organo.
Così lunedi 3 si ascolteranno prima alcune polifomie di Lasso, Willaert, ecc; quindi il soprano Anna Maria Rotti e il basso Giuseppe Gloria accompagnati da Andrea Turchetto in arie di Verdi, Puccini, Mozart; infine spiritose trascrizioni di brani vocali, con i fagottisti Roberta Beato e Fabio Alasio. Direttore lo stesso Griva, voce recitante Anna Maria Gandolfo.
Leonardo Osella

 

Palazzo Scaglia di Verrua

E’ uno dei più antichi palazzi ancora esistenti in Torino, realizzato tra il 1585 e il 1604 dall’abate Filiberto Scaglia di Verrua, ambasciatore e ministro. E’ il primo e più importante esempio del rinascimento piemontese a Torino. Gli affreschi delle facciate e del bel cortile, rari nei palazzi torinesi, rappresentano divinità e personaggi tra i quali forse gli stessi proprietari.
Gli Scaglia sono, sino dal duecento, tra le principali famiglie sabaude.
Anna Felice Scaglia di Verrua, ultima discendente della famiglia (1735 – 1819) sposa il Conte Giuseppe San Martino della Motta, ramo che si estingue. Il palazzo passa quindi al Conte Raimondo Balbo Bertone di Sambuy.
I Balbo Bertone di Sambuy si distinguono in Piemonte (ricordiamo il Conte Ernesto che fu sindaco di Torino dal 1883 al 1886) e in Francia, dove danno origine a famose dinastie (i Duchi di Crillon e Bouffiers, condottieri, vicere e marescialli).

 

Palazzo Falletti di Barolo

Nel 1692 Ottavio Provana di Druent (il famoso “Monsu Druent, note per le sue bizzarrie) decise di costruire un sontuoso palazzo in città là dove esisteva già un precedente edificio di casa Druent, Chiamò il noto architetto Baroncelli ed attirò un po’ da tutta Italia i migliori artigiani e le migliori maestranze dell’epoca per decorarlo.
Ebbe una sola figlia, Elena Matilde, che diede in moglie a Gerolamo Gabriele IV, Marchese di Castagnole, figlio del Marchese Falletti di Barolo.
Per motivi economici l’amore tra gli sposi venne poi contrastato da Monsu Druent, finché la povera Matilde in un freddo giorno d’inverno, il 24 febbraio del 1701 si buttò da una finestra e poco dopo morì.
Il palazzo passò quindi ai Falletti di Barolo, che nelle due successive generazioni lo ampliarono ancora, chiamandovi a dare un contributo anche il Conte Benedetto Alfieri..
Ultimo proprietario fu Carlo Tancredi , uomo di grande cultura (a palazzo visse come bibliotecario per molti anni, fino alla morte, Silvio Pellico), membro della Reale Accademia delle Scienze, sindaco di Torino. Sposò nel 1807 Giulia Vittorina Colbert di Maulévrier, di famiglia vandeana, la cui carità, per altro sempre assecondata dal marito, sta per ricevere gli onori dell’altare.
Giulia di Barolo lasciò il cospicuo patrimonio alla Opera pia Barolo, da lei istituita.

 

Palazzo Saluzzo di Paesana

Tra i più vasti ed articolati palazzi torinesi, il palazzo, opera del Plantery su committenza del senatore conte Baldassarre Saluzzo di Paesana, costò allora (1715 circa) l’enorme cifra di 300.000 lire.
I Saluzzo sono dal XII al XIV secolo sovrani indipendenti del vasto e potente marchesato di Saluzzo. Diodata (1774 – 1840) è la maggior poetessa italiana del suo tempo.
L’ultima discendente, Artemisia, sposa agli inizi del ‘900 il marchese Marco del Carretto di Moncrivello, di antichissima famiglia, a lungo signori indipendenti del marchesato di Finale, che per oltre 300 anni fu un vero e proprio Stato sovrano.
Il monumento funerario di Ilaria del Carretto, sposa di Paolo Guinigi, Signore di Lucca, è ritenuto una della più significative espressioni dell’arte rinascimentale italiana.

Palazzo Birago di Borgaro

Il Conte Augusto Renato Birago di Borgaro, acquistato il terreno nel 1716, affidò la progettazione a Filippo Juvarra, da appena due anni a Torino.
La facciata caratterizzata dalle colonne aggettanti che sostengono il balcone sopra il portone di ingresso, era coronata da una balaustra ornata di statue, di cui restano solo le parti laterali.
Un contenuto atrio si apre su uno scenografico cortile, dietro al cui fondale, con fontana e statua, si sviluppa il cortile per le carrozze, un tempo dotato di ingresso autonomo.
A sinistra dell’atrio un ampio scalone di marmo porta al piano nobile, che rispetta lo schema a saloni passanti.
Morti in tenera età i figli, Augusto Renato adottò Renato, di un altro ramo dei Birago, i Conti di Vische, secondogenito del Conte Ignazio, architetto partecipante ai lavori del palazzo.
I Birago erano una delle più illustri casate di Francia e d’Italia, di origine Lombarda. Ebbero in feudo Borgaro (1671) con i Falletti di Barolo, nella divisione dell’eredità del Conte Ottavio Provana di Druent.
Molti gli illustri personaggi, i poeti, gli ambasciatori. Carlo Ludovico fu feldmaresciallo del Principe Eugenio e con lui combatté per tutta Europa.
I Birago nel loro castello di Vische diedero origine all’industria delle porcellane, dette appunto di Vische.
Nell’800 acquistarono il parco detto oggi di Villa Genero. Al loro estinguersi (1932) un settimanale torinese dedicò ai fasti della famiglia un importante articolo, a dimostrazione di quanto ne fosse ancora vivo il ricordo.

Palazzo Dal Pozzo della Cisterna

Iniziato verso il 1675, i Dal Pozzo vi operarono importanti ampliamenti e restauri sino al 1787. Ai lavori, guidati dall’architetto Conte Dellala di Beinasco, parteciparono artisti famosi: il disegnatore di parchi Hanbry Duparc, i pittori Antoniani e Cignaroli, gli ebanisti Gianotti e Bonzanigo, ecc.
Successivi interventi avvennero in occasione delle nozze della Principessa Maria Vittoria, ultima discendente dei Dal Pozzo, con il Duca Amedeo d’Aosta.
Infine i lavori del Duca Emanuele Filiberto d’Aosta, terminati nel 1900, fecero assumere al palazzo l’odierno aspetto rinascimentale toscano.
Dal 1940 è sede della Provincia di Torino.
I Dal Pozzo, originari del vercellese e del biellese (notevole il palazzo cinquecentesco di Biella Piazzo), sono già noti nel XII secolo.
Tra i personaggi di casa Dal Pozzo è doveroso ricordare Cassiano “seniore” (1498 – 1578), uomo di spada e importante giurista, e Cassiano “juniore”, uomo di grande cultura e collezionista di arte antica.

Palazzo della Rocca

Il Palazzo della Rocca si trova nel Borgo Nuovo, zona realizzata in varie fasi nell’800, come ampliamento della settecentesca pianta della Città.
E’ del 1834 la parte settentrionale del Borgo, caratterizzata dalla sistemazione dei Giardini dei Ripari con edifici ad uso di abitazione in proprietà ed in affitto, contraddistinti da razionale impianto e notevole decoro neoclassico, curato e raffinato.
Queste nuove costruzioni vengono realizzate con l’adattamento ed il conglobamento delle originarie “palazzine” di tipo suburbano precedenti, coeve dell’impianto di grandi viali intorno alla Città voluti da Napoleone.
Nel 1872 viene completata l’area con un’ulteriore riduzione e parziale edificazione del Giardino dei Ripari, con la realizzazione del lato occidentale di Piazza Maria Teresa e gli isolati tra piazza Bodoni e Via Andrea Doria.

La Cavallerizza

Il complesso dell’ex Cavallerizza si è sviluppato fra metà ‘600 e fine ‘800 , quale area delle attività di servizio al palazzo reale ed agli edifici di comando dello Stato Sabaudo: giochi ed esercizi cavallereschi, maneggio, scuderie e riparo per le carrozze sono ricordati ancora negli stucchi e nelle decorazioni sui portali e sulle volte. Voluto da Carlo Emanuele III, il maneggio reale fu costruito ad opera di Benedetto Alfieri nel 1740, il quale completò l’opera iniziata da Juvarra, contraddistinta da quattro corti risultanti dai bracci della crociera che divide la grande area.
Nella seconda metà del ‘900 la costruzione del nuovo Teatro Regio ha rappresentato l’interruzione dell’impianto barocco preesistente.
Utilizzata per lungo tempo come officina per automobili della Polizia, garage per la Croce Rossa, residenza per dipendenti statali che a loro spese avevano adattato i locali superiori, l’intera area, caratterizzata da ampi cortili e da giardini, sinora preclusa al pubblico, è in fase di restauro per una fruizione da parte della Città.
ella più significative espressioni dell’arte rinascimentale italiana.

Palazzina Sormani già Tournon

La palazzina è oggi l’unica sopravvissuta fra le numerose palazzine costruite sul lato occidentale della piazza, fra il 1856 e il 1872.
Piazza Solferino fu progettata, infatti, da Carlo Promis e poi da E. Pecco nel 1856, nell’ambito dell’ingrandimento della capitale, dopo la decisione di smilitarizzare l’area della cittadella.
La nuova piazza aveva un ruolo di polo nodale di collegamento tra la vecchia città medioevale e barocca e la nuova espansione sui terreni dell’ex cittadella.
Il progetto prevedeva una serie di palazzine a due o tre piani, con giardino: così, su committenza della nobile famiglia Tournon, originaria di Crescentino, sorse la palazzina nel 1872 su progetto di E. Petiti , unica rimasta a testimonianza del progetto iniziale della piazza, preziosa ed elegante con i tre piani fuori terra e l’avancorpo angolare caratterizzato dalle grandi finestre ad arco.
Già dal 1876, infatti, la piazza cominciò la sua metamorfosi verso l’assetto attuale, fatto di grande case ad alloggi.