Un ricordo: la marchesa Margherita Visconti Venosta

Per il quieto Piemonte questo settembre del 2009 è forse un mese da ricordare: lo hanno ravvivato feste e casati di sapore mitteleuropeo. Ma tra i nomi di famiglie, castelli e ville mi pare di non aver sentito quello di Margherita Visconti Venosta, nata Pallavicini Mossi. In un foglietto volente, che invitava ad un premio comunale nella villa Cavour di Santena, sotto e a margine in piccolissime lettere stava scritta la località: piazza Visconti Venosta. Ricordi di quasi un secolo di storia patria risorgimentale ridotti ad un banale indirizzo!

Eppure Margherita Visconti Venosta era la depositaria dell’eredità risorgimentale Lascaris Cavour Alfieri, briciole pur sempre da non dimenticare.

Lei dunque richiama la mia memoria alla “Ita” di tanti anni fa, quando amava ricevere me giovane studiosa per sentire vivo il vecchio Piemonte. Mi riceveva a San Martino Alfieri con intime e perfette colazioni. Sostavamo nel grande atrio vuoto ad ammirare quanto rigorosi decori di stucchi e freschi bastassero ad agghindare il grande locale; sostavamo nella biblioteca, invano cercando qualche volume d’importanza e infine entravamo nella camera da letto di Cesare Alfieri, tutta un mobilio di riccioloni d’oro e damaschi porporini. Ma è soprattutto a Roma che mi piace ricordare la dolce marchesa, nel suo vasto appartamento di palazzo Colonna in piazza SS. Apostoli 53.

Mi colpiva la sua solitudine, oggi diventata la mia. Un domestico, di quella razza ormai sparita, una dopo l’altra mi spalancava porte a non finire. Un giorno costui, all’inizio del rito del the, mi si para davanti più muto del solito. Rapida ricerca della mia infrazione: subito vedo i tovagliolini poggiati sul braccio ripiegato dell’insolito manichino. Ita accenna ad un sorriso. In un raggio sempre vasto d’argomenti, iniziamo a chiacchierare: dalle cose di casa al caos di Roma, dalla “finestra” su piazza San Pietro ai restauri di Ostia, dalla storia del Piemonte a quella d’Italia dei nostri anni settanta.

di Elisa Gribaudi Rossi