Il territorio, ufficiali e marinai di Cherasco e dintorni

La secolare presenza dei Savoia sul mare e sugli specchi e corsi d’acqua interni dei loro Stati, può offrire agli storici opportunità di approfondimento non solo nel campo della storia militare, ma anche economica, politica, sociale e giuridica. L’argomento del nostro intervento, mettere a fuoco le vicende degli uomini di marina (e «di mare») di Cherasco e di alcuni territori circonvicini, può apparire in qualche misura curioso. Uomini di mare a Cherasco?
Nulla di strano in realtà. La marina savoiarda, nacque infatti <> (così quanto meno lo definivano alcuni suoi contemporanei), nella sua opera di rifondazione dello Stato sabaudo, non si rivelò solo un appassionato fortificatore o il costruttore dell’esercito <>: al centro della sua attenzione vi fu, al fianco della cavalleria, anche la marina, le cui prime vicende passano attraverso l’opera dell’Ordine mauriziano, le cui galere, sotto la guida dell’ammiraglio Andrea Provana di Leynì, si distingueranno a Lepanto, dove tra i caduti non mancano nomi che possono a vario titolo essere ricollegati ai territori di cui ora parliamo.

Convinto, come aveva esplicitamente affermato in alcune occasioni, che chi fosse riuscito rimanere “padrone” del mare lo sarebbe divenuto anche della terLunedì 14 al Circolo degli Artisti e martedì 29 con Elisa Gribaudi Rossi ra, Emanuele Filiberto fece armare in tempi brevi, ex novo e ristrutturando qualche vecchia galera, una piccola flotta militare, destinata a distinguersi con tre delle sue navi, a Lepanto. Secondo il Costa de Beauregard il Duca venne criticato perché le costruzioni navali a cui aveva dato l’avvio venivano dai contemporanei considerate troppo dispendiose (10). Gli scopi di Emanuele Filiberto, del resto, meritavano qualche sacrificio: egli voleva che il Piemonte giungesse a rivestire un ruolo primario tra le potenze marittime italiane (cosa che ovviamente poteva essere consentita solo da una flotta adeguata allo scopo) per, come scrive lo stesso Beauregard <> .

Le risorse ed energie dedicate alla marina fecero dire ad un ambasciatore veneto che il duca curava le sue galere più della cavalleria, della fanteria e delle stesse fortificazioni, che pur erano al centro delle sue attenzioni . E non minore attenzione la marina continuò ad avere in seguito. Uno degli artefici di nuovi sviluppi in campo sabaudo germogliò non lontano di qui, a Marene, il grande Ministro di Carlo Emanuele II Giovanni Battista Truchi.
L’opera del Truchi in campo marittimo dovette essere notevole. Seppure non ancora sufficientemente studiata e messa fuoco, uno storico puntuale e autorevole come Giuseppe Prato poté dedicare ad essa lo studio monografico “Le ambizioni commerciali e marittime di un ministro piemontese del secolo XVII”. Il Truchi, per sviluppare l’economia piemontese diede impulso ai traffici marittimi, anche studiando di valorizzare meglio i porti di Villafranca in particolare e di Nizza <>, mentre si pensa che lui stesso possa già avere accarezzato il desiderio che avrebbe fatto sognare anche le future generazioni, di rendere navigabili le acque dei corsi d’acqua piemontesi, sino a creare un collegamento tra Torino e il Nizzardo, mediante la realizzazione di <>.
Prima di passare ad accennare agli uomini di mare originari dei luoghi che oggi ci ospitano non è fuori luogo accennare alla suggestiva realtà dei corsari sabaudi, alla guerra di corsa sotto la bandiera dei Savoia, la cui epopea era destinata a volgere al termine subito dopo la Restaurazione.

Anticamente la bandiera sabauda venne in effetti rappresentata sui mari, sotto il profilo militare, soprattutto da navi <> come constata il Duboin, basandosi su vari provvedimenti riguardanti la marina. Ancora nel secolo XVI si tenevano varie galere armate in corsa a spese dello Stato, idonee sia al trasporto sia alla guerra. Queste costituirono di fatto, per lungo tempo, l’unica marineria militare. Non sarebbe quindi fuori luogo soffermarsi sui corsari, sul loro ruolo e consuetudini, nonché sui regolamenti che ne disciplinavano l’attività. Non è questa la sede per farlo e, in mancanza di specifici studi non sapremmo dire se siano esistiti tra i corsari sabaudi anche uomini del Cuneese, magari dello stesso Cheraschese. Ci riserviamo di tentare qualche approfondimento negli eventuali Atti. Nella storia della nostra marina un aspetto interessante è rappresentato dai rapporti tra l’ordine di Malta, l’Ordine Mauriziano e la marina dei Duchi di Savoia. Certo si può affermare che i rapporti erano stretti e che numerosi gentiluomini piemontesi che servirono sotto la bandiera di Malta, furono, in seguito, nell’esercito ducale, avendo fatto, diciamo così, un apprendistato sulle galere dell’Ordine.

Per dare un’idea del fenomeno: secondo l’elenco dei cavalieri piemontesi pubblicato nel 2000 da Tomaso Ricardi di Netro, nei 4 secoli tra il 1400 e la fine del Settecento, furono ricevuti cavalieri di Malta circa 1200 piemontesi: 300 cavalieri ogni secolo. Un altro aspetto importante per inquadrare la partecipazione dei sudditi sardi di terraferma nella Marina é l’organizzazione della stessa. Augusto Jocteau pubblicò un prezioso articolo nel 1942 su questo argomento. Un primo regolamento era stato emesso nel 1717 e fu poi progressivamente modificato ed all’Archivio di Stato di Torino sono conservati i ruoli matricolari di marina, ruoli matricolari che contengono i nomi degli ufficiali e delle truppe dal 1714. Le truppe da combattimento e da sbarco erano comprese in un Battaglione delle Galere che nel 1717 fu soppresso e sostituito dal battaglione La Marina. Il personale per il servizio di bordo formava il corpo degli equipaggi delle fregate Per gli aspiranti alla carriera navale, già nel 1815, fu istituita a Genova una regia scuola di marina.

Gli allievi, circa cinquanta, seguivano un corso di 5 anni ed alla fine del 4 anno venivano divisi in ufficiali di vascello o del genio navale. Nel 1858 venne creata a La Spezia una scuola teorico pratica di tre anni per sottufficiali destinata a 200 giovani, figli di militari o di poveri. Per i marinai il reclutamento, era volontario, per due anni, o di leva, solo per una campagna di navigazione, tra gli equipaggi della marina mercantile, venivano scelti a turno i marinai tra i 22 e 35 anni. Già nel 1815 vennero presi provvedimenti a favore dell’invalidità e vecchiaia dei marinari; una trattenuta del 2,5% costituiva la cassa invalidi della marina. Così gli inabili al servizio, a qualsiasi età e gli uomini di truppa con anzianità di 20 anni, al compimento del cinquantesimo anno, venivano trasferiti tra gli invalidi, addetti a servizi sedentari di terra. La giubilazione veniva corrisposta quando non potevano prestare più servizio e la pensione non poteva essere inferiore all’ultima paga percepita.

Concentrando ora la nostra attenzione su Cherasco e su alcuni uomini che la città ha dato alla marina devo premettere che dopo esserci posti dei quesiti sui modi di intendere il territorio, se geografico (in un determinato spazio attorno a Cherasco quanti marinai) oppure con connotati storicogeografici (regione storica con più forti legami), abbiamo voluto gettare le basi per ricomprendere il più ampio criterio lasciando poi ad altri stabilire itinerari… Per quanto riguarda Cherasco, Le prime notizie che la legano alla marina sono antiche. Infatti grazie alla gentile comunicazione di Arturo Tagliaferro abbiamo potuto leggere una sentenza del 1663 che condannò Nicola Lunello da Cherasco “a servire per remigante vita natural durante”. Da quell’epoca troviamo non pochi cheraschesi legati alla nostra marina: Baldassarre Amedeo Genna, ufficiale di Marina e morto in guerra nella seconda metà del Settecento; Carlo Alberto Racchia (1833- 1896), di una famiglia presente a Bene e Cherasco, che fu nominato ufficiale di marina nel 1852, prese parte alla guerra di Crimea ed alla 2 guerra di indipendenza. Si distinse durante l’assedio di Gaeta fu cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Condusse una lunga navigazione in estremo oriente concludendo trattati d’Amicizia con Siam e Birmania.

Annibale Colli Ricci (non proprio della linea di Cherasco ma nato a Saluzzo), sottotenente di vascello (1891), poi capitano di fregata. Giuseppe Ignazio Furno, Capitano nelle Compagnie di Marina e cavaliere mauriziano nel 1759. Maurizio Petitti di Roreto, (1816- 1852), tenente di vascello Vincenzo Domenico Incisa di Camerana (1813-1872), fu comandante in 2 della fregata San Michele nel 1849, comandante della pirofregata Costituzione negli anni 55-56. Promosso capitano di vascello nel 1858, ebbe la croce di ufficiale dell’ordine militare di Savoia. Vincenzo Amedeo Lunelli di Cortemiglia, nato a Cherasco nel gennaio 1749, a 13 anni fu nominato Guardia Marina sulle R Galere, Sottotenente delle Compagnie inservienti sui reali vascelli di guerra, Capitano in 2 di fregata nel 1787, a 38 anni. Nel 1793 fu promosso Luogotenente Colonnello di fanteria, nel 94 fu comandante di Ivrea. Con l’invasione francese si ritirò a Cherasco dove visse fino alla restaurazione e scrisse un’interessante memoria sulla Cherasco di quegli anni che contraddice quanto si scrive comunemente sul periodo napoleonico: “il numero degli indigenti aumenta…” Nel 1815 fu Maggior Generale comandante del Porto di Nizza dove la città gli dedicò una lapide, poi di Genova.

Baldassarre Galli della Mantica (1815-1870), a soli 15 anni partecipò al comando della cannoniera La Terribile ad una spedizione contro i barbareschi. Dopo vari anni passati in mare sulla corvetta Aurora e fregata San Michele, dal 51 al 54 fu a Londra per firmare il contratto della pirofregata Carlo Alberto, prima nave ad elica della marina sarda. A Londra si fermò 3 anni per seguirne la costruzione. Varie crociere: nel 55 al comando della fregata des Geneys andò a Nuova York per imbarcare farina che trasportò in Crimea per vettovagliare il corpo sardo. Proverbiale la sua capacità di comando: l’entrata a vele spiegate nel porticciolo di Buyukdere a pochi chilometri da Costantinopoli, con un forte vento di tramontana contrario stupì tutti i marinai presenti. Nel 58 comandò il brigantino Colombo nel golfo di Guinea, in Uruguay e Brasile, toccando vari porti africani: Dakar, Lagos… la missione prevedeva il passaggio da capo Horn per toccare vari porti del pacifico da Valparaiso fino alla California ripercorrendo la rotta già percorsa dal Persano 15 anni prima.

La missione fu interrotta a Montevideo per la 2 guerra di indipendenza. Dal 15 marzo 1860 prese il comando della Carlo Alberto con l’ordine di Cavour di coprire moralmente la spedizione dei 1000… Poi fu ad Ancona dove il contributo della Carlo Alberto fu determinante e per questa sua azione ebbe la medaglia d’oro al valor militare. L’ultimo incarico fu la Direzione della Nautica. Si ritirò a Cherasco dove si dedicò a studi di astronomia.

Tra i marinai delle città e paesi vicini ne citiamo solamente qualcuno. BRA Boniforte Fissore Solaro, , maggiore in Real Navi (1840) Enrico Marenco di Moriondo, , tenente di vascello nel 1887, fu poi promosso capitano di fregata. BENE VAGIENNA Diodato Manassero, n. Mondovì nel 1848, morto a Taranto nel 1890, tenente di vascello. SAVIGLIANO Vittorio Francesco Patrizi, soldato nel reggimento Marina, poi Monferrato e Savoia cavalleria a fine Settecento . Santorre de Rossi di Santarosa, da Savigliano, primo segretario di guerra e marina (1821); Pietro, (morto a Torino nel 1850) capitano di vascello. FOSSANO Euclide Bava di Cervere, generale delle galere pontificie nella prima metà del Seicento. Luigi Negri di Sanfront, medaglia d’argento valore marina. Edoardo Tholosano di Valgrisanche, vice ammiraglio nella seconda metà dell’Ottocento. SALUZZO Clemente Buglioni di Monale, Vice Ammiraglio Nel 1879 Ed aiutante generale di campo del Re. Fu padre di Onorato , capitano di fregata. Enrico Galleani di Caravonica, , capitano di vascello. Giuseppe Renato Lovera di Maria, vice ammiraglio nella seconda metà dell’Ottocento; Giacinto Ottavio, tenente di vascello. VILLAFALLETTO Vittorio Falletti di Villafalletto, nato nel 1810, fu capitano di fregata. CARIGNANO Maurizio Mola di Larissé, (n. 1751, + 1803), ufficiale nel reggimento marina); Filippo Teodoro Gaetano (n. 1760. + 1785), Angelo Francesco Federico Mola di Beinasco, ufficiale nel reggimento marina nella seconda metà del Settecento MONDOVÌ Ignazio Adriano Cordero di Belvedere, vice intendente generale di Marina nel 1839. Ernesto Giuseppe Cordero di Montezemolo, contrammiraglio (+ 1892); Umberto tenente di vascello (1890) Alfredo Faussone di Clavesana, contr’ammiraglio, nato nel 1820. Alessandro Pensa di Marsaglia, capitano nel reggimento Marina a metà del XVIII secolo. Giuseppe Maria Pensa di Marsaglia, tenente nella compagnia colonnella del reggimento Marina nella prima metà ‘700. Per concludere, secondo i risultati delle nostre ricerche possiamo affermare che numerosissimi ufficiali di marina provenivano da Cherasco e da luoghi vicini. Abbiamo reperito più di 100 nomi di ufficiali di marina durante il XIX secolo che ben dimostrano quale è stato il reale contributo del Piemonte alla marina sarda prima ed italiana poi.

 

di Roberto Giachino Sandri e di Gustavo Mola di Nomaglio