Buone maniere

BUONE MANIERE: perchè?

– Sono piccole attenzioni che aiutano a convivere più facilmente con il prossimo, a rendere meno pesante il doversi sopportare reciprocamente. E qui si può citare il proverbio “Moglie e buoi dei paesi tuoi”: non è essenziale, ma facilita…
– Sono parte della formazione del carattere e della disciplina formativa che ci viene imposta e che ci imponiamo
– Sono un biglietto da visita che ci permette di capire l’educazione e le origine dei nostri interlocutori (un “linguaggio segreto di ceto”)
– Sono una sicurezza interiore che ci consente di affrontare con tranquillità ogni situazione di rapporti interpersonali, senza sentirci inferiori a nessuno
– Sono un elemento di distinzione che rimane a quello che una volta era il ceto dirigente, ruolo a cui colpevolmente abbiamo rinunciato. Perchè rinunciare anche a quest’ultimo segno di distinzione?

Il battesimo

La cerimonia in chiesa del battesimo sempre più vuol essere un ingresso nella comunità ecclesiale del nuovo nato e quindi sempre più i Parroci richiedono che avvenga nella Parrocchia insieme a tutti gli altri battezzandi di quel periodo. Certamente questo ingenera molta confusione, anche perchè diverse famiglie entrano in chiesa solo in occasioni del genere, dimostrando quindi ignoranza circa il corretto comportamento. A ciò si aggiunge lo scorrazzare dei fratellini e delle sorelline in po’ più grandi per completare un quadro di grande confusione dove il raccogliemento necessario per ben comprendere la cerimonia non è possbile.
Ben venga dunque, se possibile, il battesimo in una cappella privata con solo i familiari del neonato.
Per lo stesso motivo il battesimo non è una festa alla quale invitare, magari con un cartoncino di partecipazione simile a quella delle nozze, quanti più parenti ed amici sia possibile. E’ un momento di raccoglimento della famiglia in cui si apre la strada al bambino nel suo cammino verso Dio.
Dunque pochi familiari, una cerimonia semplice e raccolta, con un piccolo rinfresco.

A tavola

E’ una delle occasioni che maggiormente denunciano i cambiamenti nei menages familiari. Ci avviamo verso un’epoca in cui non si è più serviti a tavola, ma, anche quando si abbiano ospiti, si fa tutto da soli tra i commensali…quando non si mangi in cucina (che non a caso sono sempre più belle e curate)!
Questo comporta una grande semplicità di rapporti, di scambi, di frequentazioni, ma deve far riflettere sul cambiamento che ne derivi.
Innanzi tutto bisogna comunque sapersi servire a tavola, nelle poche occasioni in cui vi sia un domestico che svolga questo compito. Anche nei ristoranti è ormai invalsa l’abitudine o di portare il piatto già con la porzione, o è lo stesso camerire a servire…si assiste così, nei pochi casi, appunto, in cui si è serviti per bene a tavola, a distinti ed importanti signori che, arrossendo, dicono al domestico “Faccia Lei, perchè io non sono pratico…”
Allora:
– al domestico non si parla (ecco un altro aspetto che sta cambiando, in un appiattimento di ruoli tutti dialogano a tavola con i cameriere, magari dimostrandosi “democratici e spiritosi” coinvolgendoli nel conversare. E questo può essere anche giusto, nell’ambito dei nuovi ruoli che si vanno delineando, ma senza esagerare!), tutt’al più gli si dice “No grazie”
– una volta era buona educazione lasciare nei piatti di portata (non nel proprio!) sempre qualche cosa “per la cucina”. Era l’epoca in cui la cuoca mangiava in cucina, con il cameriere, dopo che i Signori avevano finito: era quindi giusto che ci fosse qualche cosa anche per loro. Ora al ristorante il problema non si pone, mentre a casa le mamme raccomadano “crepa la pansa pitost ca ‘i navansa”.
– non ci si alzava mai da tavola sino a quando la padrona di casa non invitasse a farlo. Soprattutto i bambini non potevano “scendere” senza averne esplicito permesso che non poteva essere richiesto prima che ai grandi venisse servito il caffè.
Ora, in casa, è tutto un muoversi per andare a prendere il pane che è finito, l’olio che si è dimenticato, ecc., e anche i piccolissimi dimenticano le vecchie regole. Il pasto diventa un carosello in movimento dove è difficile fare discorsi seri.
Ci si mette anche il telefono: pochi si preoccupano di chiedere se la persona cercata sia ancora a tavola, preferendo richiamare più tardi, e così i commensali sono interrotti dal telefono.

Le parole OUT

– permesso (entrando in una casa o in una camera)
– piacere
– di nuovo (salutando)
– buon appetito
– pranzo invece di colazione
– cena invece di pranzo
– “la sua signora” invece di consorte o moglie
– signor conte o signora contessa (solo la servitù antepone il signor/signora al titolo)
– appellare con “signora” le donne del popolo
rivolgersi ad una signora chiamandola “signora” (o con il titolo, o….si fischia)

COME SCRIVERE UN INDIRIZZO

– a coniugi titolati:
Marchese e Marchesa
Mario Pinco di Pallino
– a coniugi non titolati
Dottor (o Signor)
Mario Pinco e Consorte
– a una persona sola:
Contessa
Maria Pinco di Pallino
– se la/e persona/e a cui/alle quali si scrive è/sono il primogenito titolato:
Il Conte
Mario Pinco di Pallino
Il Conte e la Contessa
Mario Pinco di Pallino

Incontrando una persona

Salutare un uomo non dà particolare problemi, nè ad un ragazzo, nè ad una ragazza, fermo restando che è il più giovane a dover salutar per primo mentre è sempre l’uomo a dover salutare per primo una signorina.
Un po’ più complicato è salutare le signore:
– quando un ragazzo saluta una signora sposata fa il baciamano; non lo fa se l’incontro avviene in un luogo pubblico (è pur sempre un atto “galante” che quindi deve rimanere un minimo riservato, dunque non per la strada, non al ristorante, non in chiesa, non in televisione come usano ogni tanto fare i presentatori…. Benissimo in circoli privati o simili -sale riservate- ecc.). C’è la tendenza a baciare la mano alle signore sempre di più e questo va bene. Anche alle donne di una diversa educazione: mai si aspetterebbero che un giovane baciasse loro la mano e quindi ne resterebbero estasiate, dunque perchè no…
– quando un ragazzo saluta una signorina non sposata (non importa l’età) non bacia la mano…anche se i soliti presentatori televisivi baciano la mano a giovani e formose fanciulle…
– quando una ragazza sotto i 18 anni (oggi si potrebbe parlare di 14 anni) incontra una signora sposata o una signorina attempata, fa la “riverenza”. E’ attualmente un po’ in disuso e proprio per questo fa sciogliere di gioia le signore!

La laurea

Non è o non dovrebbe essere un fatto eccezionale che nelle nostre famiglie un/a giovane si laurei. Dunque anche qui grandi festeggiamenti, confetti di vari colori a seconda della facoltà, ricevimenti ad inviti scritti, ecc., sono fuori luogo. Basti una pizza con gli amici e un bel regalo da parte dei genitori, a suggellare la vita di studente/ssa.

Il lavoro

Non esistono più, come una volta, professioni out. Il medico come il farmacista, il commerciante come l’artigiano hanno la stessa dignità. Come non esiste più, e questo da più tempo, che il nobile non dovesse lavorare o, se proprio costretto, che non fosse alle dipendenze di qualcuno (grandi aziende, ecc.; era una dei requisiti del vivere more nobilium). Resta fondamentale, ovunque si sia chiamati a svolgere il proprio lavoro, esercitare “il dovere del proprio stato”, svolgerlo cioè con serietà, impegno ed onestà.

Il matrimonio

Questa è finalmente l’occasione in cui si può invitare tutte le persone che si voglia, anche se la sobrietà ed il buon gusto è bene che non manchino.
Sono molto più belli e “corretti” quelli dove gli uomini (certamente lo sposo ed i parenti, ma anche gli amici e i conoscenti) siano in tight (anche se l’uso moderno di fare i matrimoni nel tardo pomeriggio con il ricevimento che si protrae nelle ore serali mette un po’ in crisi l’uso del tight, tipico vestito da cerimonie di giorno) e la sposa con strascico. Se il matrimonio avviene in chiesa, anche se d’estate, la sposa non deve avere braccia e spalle nude (è pur sempre una cerimonia in chiesa!).
Le partecipazioni saranno classiche, con i genitori di lui (a sinistra del cartoncino) e di lei (a desta del cartoncino) che partecipano le nozze. Sino a non molto tempo fa usa mettere i titoli (Il conte Mario Pinco di Pallino e la contessa Maria Pinco di Pallino Tizio di Sempronio sono lieti -o, se meno lieti, anche solo annunciano- di annunciare il matrimonio della loro figlia Maria con il conte Mario Caio di Vattelapesca), cosa che sembra ancora la più corretta e meno “democratica” rispetto a chi abolisce ogni titolo. Se i genitori non hanno titoli si usa la forma: il dottor Mario Pinco e Maria Pinco Tizio sono lieti….
E’ bene evitare la torta a più piani, magari con le statuette degli sposi…il brindisi con le braccia dello sposo e della sposa incrociati……il taglio e l’asta della cravatta….il riso all’uscita della Chiesa (anche se adesso usasi fare, ma con una buona dose di ironia, per fortuna), la macchina degli sposi avvolta in carta igienica (megli le latte legate con il cordino…).