La Nobiltà germanica: passato e presente

La  Nobiltà  germanica:  passato e  presente

                                

  Conversazione per i Soci Vivant, tenuta da  Franz Graf zu Stolberg-Stolberg, il 19 Marzo 2002 in casa di Silvia Novarese di  Moransengo a Torino

  Voglio anzitutto ringraziare Vivant per l’onore concessomi con la possibilità di parlare davanti a Soci ed Ospiti di una materia con cui mi sono dovuto confrontare fino dalla nascita.  Per prepararmi degnamente, ho consultato diversi libri sull’argomento, rendendomi così conto che tutto era più complicato di quanto io non pensassi.

La Germania ha infatti  una storia complessa e la sua Nobiltà condivide questa complessità. Buona parte della antica Nobiltà è di origine germanica.

Pensiamo all’Italia con i Longobardi, ai Normanni in Francia, Inghilterra, Sicilia, ai Franchi in Germania e Francia, agli Anglo–Sassoni in Inghilterra, ai Burgundi, Goti, Visigoti in Francia e Spagna, ai Vichinghi, etc.

Va anche ricordato che quasi tutte le monarchie europee sono di discendenza germanica. Anche i Savoia discenderebbero dalla Dinastia  sassone.

Potremmo individuare  nella Nobiltà tedesca alcune caratteristiche principali:

  • elevato senso del sangue
  • grande numero di dinastie sovrane
  • inflazione di titoli
  • differenze regionali, di religione, origine e rango

Il senso del sangue lo troviamo anche negli altri popoli (vedi l’Iliade): i re discendevano dagli dei; essi dovevano dunque avere il sangue “divino”. Non si era ancora affermato il diritto di primogenitura, ma essi dovevano semplicemente venire da una famiglia di Sangue.

La Germania, come l’Europa medievale, era caratterizzata anche da un grande numero di dinastie sovrane, forse un  migliaio nel Medioevo, più le città libere, ridottesi a 360 fino all’invasione napoleonica e ridotte ancora a 31 dopo il Congresso di Vienna. Da questa data, un centinaio di signori, prima quasi sovrani, vengono “mediatizzati” (cioè, in pratica, sottoposti a uno dei 31 monarchi principali superstiti, mentre prima essi dipendevano solo e con molta autonomia dall’Imperatore Romano).

Per inciso, tra i mediatizzati ci sono anche le tre linee degli Stolberg.

Nel 1815 nasceva un contenzioso tra i mediatizzati e i regnanti, nonostante che i primi, specie in Prussia e in Baviera, ottenessero riguardi e privilegi importanti, come un seggio nella Camera alta, il trattamento come di ugual sangue con i Sovrani, fatto questo importante per le alleanze matrimoniali, l’incolumità personale, la libertà, il diritto di cambiare residenza senza il rischio di perdere la nazionalità germanica, etc.

L’inflazione di personaggi titolati è dovuta alla trasmissibilità dei titoli non solo al primogenito, ma a tutti i membri di una famiglia.

Esaminiamo ora  tre titoli dell’alta Nobiltà feudale.

Herzog (Duca): si trattava di un capo militare vero e proprio, al punto che resta difficile definirne la differenza rispetto al Re (Koenig), ma comunque era un personaggio importante, poiché i grandi ducati europei durarono fino a tempi abbastanza recenti. Pensiamo a Borgogna, Sassonia, Svevia, Baviera, ecc. che riflettono un’origine coerente con le tribù germaniche. Tra l’altro, i duchi saranno fatali per l’unità del Sacro Romano Impero e per l’Europa, con la loro ostinazione nel mantenere il potere a tutti i costi e trasformare i loro stati in assoluti.

Graf (Conte): il termine “Conte”  deriva dal latino “ Comes”, che indicava in un certo senso un “compagno dell’Imperatore”, spesso con una funzione importante; pensiamo al Conte Ezio, che riuscì a difendere la Gallia per qualche decennio.  Per avere conti definibili con un’accezione più vicina a noi, bisogna arrivare a Carlo Magno. Con lui, essi erano dei “superprefetti”, con ampi poteri militari, giudiziari, amministrativi. Nell’Europa carolingia, vi erano una sessantina di contee e di là vengono molte delle grandi stirpi conosciute.

I Conti erano dunque alta Nobiltà , ma inferiori ai Duchi; essi, oltre ai poteri militari, civili e giudiziari, avevano anche particolari diritti, come battere moneta, etc.

Tra i due, si inserisce il Markgraf (Marchese, Margravio), personaggio importante, che aveva giurisdizione su più conti, e a cui normalmente era affidata una marca di frontiera .

Si dice che questa alta Nobiltà sia diventata ereditaria nell’alto Medioevo; esiste una legge, che Lotario II, Re dei Franchi, dovette firmare nel 614, con la quale egli si impegnava a creare  conti solo nelle persone di proprietari terrieri nativi della regione, e dello stesso ceto.

L’Impero di Carlo Magno dura poco e viene suddiviso in Francia orientale, chiamata Germania, e Francia occidentale, con in mezzo la Lotaringia, cui apparteneva anche l’Italia e che diventerà poi la grande Borgogna (senza l’Italia).

Nei secoli successivi, il Sacro Romano Impero fu ridotto alla Germania, all’Austria e all’Italia settentrionale: il grande ideale di Dante di un Impero di tutti i Cristiani restò così un sogno.

In Germania, il Feudalesimo doveva durare più a lungo, con una miriade di stati e staterelli, mentre nella Penisola si formano il Regno di Sicilia e di Napoli, lo Stato della Chiesa, e nel Nord nascono grandi  signorie e repubbliche prevalentemente oligarchiche. Ciò porta con sé l’abbandono dell’organizzazione feudale in Italia.

In Germania, con gli Ottoni si ridà per breve tempo vigore all’Impero; i Duchi e la Chiesa contribuiscono a indebolire la posizione dell’Imperatore, che era elettivo e il cui potere si fondava sui suoi stati familiari e sulla sua abilità di “tessitore” di alleanze e di condottiero.   Un individuo faceto affermava che il S.R.I. non era né sacro, né romano, e neanche un impero.

L’elezione del Re di Germania, che, attraverso l’incoronazione da parte del Sommo Pontefice diveniva anche Imperatore Romano, avveniva  con il voto di una moltitudine di Principi Elettori, buona parte dei quali nell’alto Medioevo erano anche principi-vescovi o abati.

Carlo IV, del Casato di Lussemburgo (che era Re di Boemia e regnava a Praga) riuscirà a dare un poco di  stabilità e ordine con la Bolla d’oro del 1356, imponendo l’elezione del Re di Germania da parte di soli sette Principi Elettori.

La Bolla d’oro regolò anche le lingue ufficiali dell’Impero: Latino, Italiano,  Slavo e naturalmente Tedesco. Da notare che il Latino è sempre stato la lingua europea per quasi tutti i trattati, fino a quello di Rastatt nel 1714.

Per capire la complessità del S.R.I., è utile guardare una atlante storico al foglio dell’epoca che ci mostra la Germania come un mosaico di stati e staterelli diversissimi.

Elettori  dell’Imperatore erano gli Arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia, rispettivamente arcicancellieri per Germania, Italia e Regno di Arles, il Re di Boemia,  i Principi Elettori di Palatinato,  Sassonia, Brandeburgo, e più tardi quelli di Baviera e Hannover.

Il Reichstag, cioè la Dieta Imperiale, era in origine la Corte imperiale. Inizialmente il Sovrano chiamava a rapporto i suoi vassalli, e questa presenza nella Dieta divenne poi un diritto per certe famiglie. L’Imperatore proponeva le leggi e il Reichstag poteva anche non approvarle. Decidevano prima i vari collegi dei Principi Elettori e dei Principi e Conti, approvata dai quali, la proposta passava al voto del Collegio delle Città Libere e vescovili.  Il Reichstag si riuniva sempre in una delle città tedesche, normalmente libera o vescovile, ma, per affari italiani, il luogo di convegno poteva essere in Italia .

Parlando di primogenitura, essa si fece strada progressivamente: nelle antiche  tribù si eleggeva spesso non il più vecchio, ma il più valido.  Normalmente, ereditarono il potere e i beni tutti i figli.

La citata divisione dell’Impero Carolingio fu quindi di impronta germanica. I  Capetingi stabilirono invece una primogenitura rigorosa, che durò fino alla fine dell’Ancien Régime.  In realtà, anche nell’Impero, per le grandi famiglie dei Principi, specie se Elettori, si praticava ben presto la primogenitura.

Dopo l’alta Nobiltà, esaminiamo ora la “piccola” Nobiltà (Adel), che si sviluppò dai Ministeriali, cioè Funzionari regi, e più tardi dalla Cavalleria. Nasce subito il richiamo all’antica suddivisione in “liberi” e “non liberi”. All’inizio, i funzionari dei Signori feudali (detti “ministeriali”) erano non liberi o semi-liberi ma poi diventarono liberi e signori, e cioè “Freiherr” (nobili e liberi, o liberi “baroni”). Infatti, i ministeriali potevano anche divenire nobili ma non liberi. In teoria, prima del 1200, un principe o un conte potevano sposare una contadina libera, ma non una figlia di  ministeriale non libera. Vigeva infatti il principio della “mano peggiore“: con il matrimonio, gli sposi andavano a condividere il ceto più basso tra i due originari.  Ecco che ritroviamo il principio del sangue.

I cavalieri erano un ordine a parte, anche se la Cavalleria nasce a Poitiers nel VII secolo: il cavaliere era un soldato a cavallo, corazzato, adatto a combattere contro gli Arabi, che si erano grandemente diffusi in Europa e anche in Italia, specialmente nelle zone vicino al mare.   Gli Arabi armavano infatti cavalieri leggeri e veloci, armati di arco e frecce, per difendersi dalle  quali occorrevano robuste armature. L’istruzione e l’equipaggiamento  di cavaliere e cavallo erano costosissimi. Ogni cavaliere veniva  perciò dotato di rendite feudali (terre e cascine). Se non ci fossero stati questi cavalieri, ed essi non avessero partecipato alle Crociate, oggi in Europa saremmo probabilmente musulmani.  Le Donne europee dovrebbero essere loro grate per questo. La Cavalleria sviluppò gli ideali cristiani di protezione della Chiesa e dei deboli, di pietà verso la Santa Vergine e di rispetto per le Donne.

La lunga istruzione e i ‘abilità militare dei combattenti a cavallo di allora potrebbe essere paragonati con il pilota di un sofisticato caccia-bombardiere di oggi. Per il sostentamento di un cavaliere, era necessario istituirgli un feudo dal quale egli potesse trarre le rendite sufficienti, anche per pagarsi uno o più scudieri.

I Cavalieri erano in origine un ordine separato e parallelo alla Nobiltà, che nel tardo Medioevo le fu assimilato.

Chi conferiva la nobiltà?

Anzitutto, fa testo il Diritto consuetudinario, cioè quello basato sulla situazione di fatto, ritenuta equa e corretta. A monte c’era certamente un’elezione o una nomina, di cui non si ricordava il come, il perché e il  quando.  Nobili erano coloro che l’Imperatore creava o riconosceva tali, direttamente o per delega, ad esempio da parte dei Conti palatini, o più tardi dei sovrani territoriali. Ricordiamo che i Re di Francia per primi affermano il principio: “Rex, in regno suo, Imperator est”, e quindi pensavano di avere anche il diritto di creare dei nobili.  Il Conte di Savoia divenne nel 1356 Vicario imperiale (ereditario?) per tutta l’italia, con diritto di concedere la nobiltà anche durante la vita dell’Imperatore.  Con il Rinascimento, una Nobiltà di onore, senza prerogative feudali, creata da Imperatore, re e principi, ha il compito di servire direttamente il sovrano. I Tedeschi distinguono severamente fra Nobiltà antica, esistente prima del 1400, e Nobiltà moderna, al fine di proteggere i diritti acquisiti degli antichi.

In Germania era differente essere nobili dell’Impero( Reichsadel) o di altra origine, come la Nobiltà della regione (Landesadel), cosicchè alcuni aggiungono al loro titolo: “e del S.R.I.”, al che sono raramente autorizzati.

L’inflazione di persone titolate proviene dall’uso di trasmettere i titoli anche ai cadetti e alle figlie, contrariamente a quanto avviene per esempio nel Regno Unito, ove si lascia loro lo stato di “Gentry”, cioè una vaga nobiltà. Anche in Italia e Francia i cadetti sono nobili, ma  per  lo più senza titolo.

Uno dei grandi cambiamenti epocali si consumò nel 1806 con l’arrivo del Buonaparte, il quale sull’onda delle sue vittorie, arrivò fino ad abolire il Sacro Romano Impero, riducendo l’imperatore Francesco II al più modesto rango di Imperatore d’Austria (salvo poi volerne in moglie la Figlia per legittimare la sua discendenza). Egli considerò che gli stati, in particolare germanici, erano troppi,  e decise di ridurli a una trentina, scelti tra i suoi alleati, facendone crescere alcuni a scapito di altri (es: Baviera,  Wuerttemberg ).

Napoleone i Francesi contagiarono la Germania con una mitomania nuova per l’Europa: il nazionalismo sciovinista, che condusse alle guerre più nefaste della storia. Anche l’antica Nobiltà europea non seppe sottrarsi al fascino del nazionalismo.

All’epoca, la Contea di Stolberg diventò una parte del Département  de la Saale nell’effimero Regno di Westfalia, creato per un fratello di Napoleone. La sconfitta di Napoleone nel 1815 non portò a una vera restaurazione, ma all’instaurazione di vari regimi assolutistici, coalizzati nella Santa Alleanza.  Tradendo la stessa, l’Austria si isola: sconfitta dalla Prussia nel 1866, deve non solo cedere la presidenza della Federazione germanica, ma ne viene estromessa. Il Regno di Hannover viene annesso alla Prussia.

Le pretese degli Ungheresi alienano alla Monarchia absburgica  gli altri popoli. grazie al genio e al lavoro politico di Federico II e del Bismarck, la Germania viene “prussificata”, ma perde l’Austria e la Boemia.

La Baviera e pochi altri concessero ai Mediatizzati alcuni privilegi, che divennero legge della Federazione Tedesca nel 1815. Essi  non ottennero più i loro diritti sovrani, come quello di battere moneta, ma la libertà di muoversi, l’esenzione dalle imposte, competenze amministrative locali, forestali, scolastiche, culturali. La perdita dei diritti politici importanti fu forse un bene per queste famiglie mediatizzate, poiché le concentrò particolarmente su attività con buoni tornaconti economici, mentre tra le regnanti, le spese di rappresentanza e di ruolo decurtarono spesso il patrimonio familiare.  Dopo la vittoria sulla Francia, i Principi tedeschi fondarono a Versailles nel 1870-71 l’Impero Tedesco, proclamando Imperatore Tedesco (non “di Germania”) il Re di Prussia, grande alleato del Regno d’Italia nel 1866 e 1870.

Formalmente, il nuovo Impero fa ponti d’oro alle grandi famiglie e ai Nobili mediatizzati (gli Stolberg ottengono seggi nella Camera alta di Prussia, con il riconoscimento del titolo principesco, conferito a suo tempo da Carlo VII  nel ‘700 a un ramo cadetto).

Con la sconfitta germanica del 1918, crollano tutte le monarchie del Paese, salvo due: il Liechtenstein  e  il Lussemburgo, che dal 1866 non si consideravano più tedesche.

La Baviera nel 1918 diventa una repubblica, prima sovietica e poi borghese.

Il Governo borghese, con una apposita legge, costituisce una “fondazione” a favore del Capo pro tempore della Casa Reale,  per riconoscenza del fatto che nel secolo precedente, proprio il conferimento del Patrimonio privato del Re allo Stato bavarese aveva salvato questo dalla  bancarotta.  Questo fondo dava proventi al Capofamiglia della Casa dei Wittelsbach e ai Capilinea, sancendo, per rispetto verso il testamento del Re, che lo Stato potrebbe tagliare i viveri a quel principe reale che si fosse eventualmente sposato male. In più, esclude da ogni beneficio le principesse, nonostante l’assoluta uguaglianza tra i sessi; ciò fu confermato dalle più alte corti tedesche, che così hanno rispettato il diritto testamentario. La Costituzione di Weimar sancì invece l’abolizione di ogni privilegio per i Nobili, permettendo però che titoli e predicati divenissero parte integrante del cognome.

In Austria invece, si arrivò a proibire titoli, predicati e stemmi, danneggiando così anche molti borghesi che portavano legalmente predicati (von…) ed avevano un’arma.

Oggi, in Germania, anche un uomo non nobile  che sposi una donna nobile,  ne può assumere nome e titolo e, peggio, può trasferirlo a una futura nuova coniuge, creando così una confusione indicibile.  Anche l’adozione consente di acquisire un nome di apparenza nobiliare, ma non la vera nobiltà; è  possibile la “legitimatio per matrimonium subsequens”.

Diverse associazioni nobiliari, territoriali o di categoria, caratterizzate da fatti comuni, come l’essere cattolici o protestanti, e riunite in Confederazione (Vereinigung der deutschen Adelsverbände”, si sono assunte il compito di gestire questa materia in base alla legislazione ante 1918, in modo da dare informazioni sicure. La Confederazione ha compiti anzitutto giuridici, e partecipa con il suo archivio alla redazione dell’Almanacco di Gotha. Nato verso il 1775, come calendario politico suddiviso per stati, con notizie genealogiche sulle Case reali, principesche e ducali veramente importanti d’Europa e informazioni statistiche, il Gotha divenne sempre più un annuario   genealogico, soprattutto dopo il 1844, quando cominciò a pubblicare notizie anche sulle famiglie comitali, baronali e infine nobili non titolate .

Dal 1945, l’Editore Starke di Limburg pubblica, in continuazione del Gotha,  la Matricola genealogica redatta dall’Istituto Araldico Tedesco (Deutsches Adelsarchiv). 

Vengono così pubblicate periodicamente:

  1. una Serie rossa, con manuali distinti:

            i Principi regnanti dopo Napoleone, anche di paesi non tedeschi

  • i Principi mediatizzati al tempo di Napoleone
  • i Principi non sovrani (considerati appartenenti alla Nobiltà inferiore)
  • le famiglie morganatiche
  1. una serie verde:
  • I  Conti

               3.    una serie Bordeaux:

  • I  Baroni

               4.    una serie grigia:

  • I  Nobili non titolati, suddivisi in antichi e moderni

               

                Ricordiamo che all’alta Nobiltà appartengono solo le famiglie regnanti o ex   regnanti, mediatizzati inclusi(sez. I e II del Gotha “rosso”. I duchi e i principi di famiglie non regnanti appartengono invece alla Nobiltà inferiore.

Le associazioni nobiliari citate cercano anche di frenare gli abusi, dando consigli comportamentali ai propri associati, come quello di non frequentare i titolari degli abusi stessi. Il Gotha un tempo portava scritte in piccolo le persone che portavano quel nome senza esserne storicamente titolari, ma vi sono state delle querele, poiché essi agivano secondo la legge e giurisprudenza attuali, che non tengono in conto le regole e usanze vigenti fino al 1918.

Qualcuno mi ha chiesto informazioni sui titoli appoggiati “von” o “zu”.  Si tratta di due preposizioni corrispondenti all’italiano “di”, “de” o “a”. Lo ”zu” dovrebbe indicare qualcuno che possegga e abiti il castello e le terre corrispondenti al suo cognome, cosa oggi rarissima.

Ricordo anche che esistevano almeno centomila famiglie borghesi che portavano il “von”; per distinguerle, l’Esercito prussiano stabilì la regola che il “von” borghese dovesse scriversi per intero e quello nobiliare con “v.”.

per concludere, vi voglio citare il giudizio di un generale non nobile della Wehrmacht sui suoi colleghi ufficiali nobili: “due terzi degli ufficiali nobili erano meglio della media, un terzo era formato da individui  del tutto incapaci”.

La Nobiltà tedesca ha avuto nelle guerre perdite ben al di sopra della media nazionale.  Incapaci per tradizione di tradire e cospirare contro un capo cui avevano prestato giuramento, alcuni Nobili tentarono nel 1944, senza successo, di salvare la loro Patria con il tirannicidio, pur conoscendo i pericoli in cui  essi e le famiglie sarebbero incorsi, e consci che non sarebbero stati compresi dal Popolo, accecato da una lunga tradizione di disciplina assoluta, e ancora di più da una propaganda perfida.

Termino qui, citando il Principe di Talleyrand, a proposito della nobiltà: “Pensateci sempre, non parlatene mai!”.

                                  “SINT VT SVNT AVT NON SINT”

BIBLIOGRAFIA CONSULTATA

  Adelsrechts, di Sigmund Freiherr v. Elverfeldt-Ulm

  Genealogisches Handbuch des Adels