La grande Russia fino al 1917

UN IMPERO ARISTOCRATICO :

Gustavo di Gropello apre l’incontro ricordando come, essendo vissuto in Russia per lavoro, abbia conosciuto ancora l’Impero Russo, rimasto tale, come mentalità, ancora con Gorbaciov; sottolinea poi come il titolo della chiacchierata, “Grande Russia”, sia errato, in quanto il termine grande è un fatto geopolitico, contrapposto alla “Piccola Russia”, termine con il quale si identifica l’Ucraina.

Il vero titolo doveva essere “Santa Russia” dove lo Zar era anche il capo spirituale di uno Stato che aveva come emblema il volto di Cristo.

La Russia si identifica come grande nazione da Pietro I il Grande (terzo dei Romanoff), vero fondatore della dinastia e della Russia, salito al trono nel 1697. Di statura fuori dal normale (più di 2 metri) era in tutto superiore alla norma: fu l’artefice di un cambiamento generale, che vedeva nel creare la nuova Capitale sul Baltico, proiettata verso l’Europa, il segno esteriore più evidente. Per la costruzione di Pietroburgo lavorarono, in mezzo alle paludi, innumerevoli operai, presto seguiti da tutti i gran Signori di Russia che andavano ad abitare i nuovi palazzi al servizio del loro Zar. Pietro I organizzò l’esercito con criteri moderni, fondò la marina, andando in Inghilterra ed in Irlanda ad istruirsi in incognito sull’arte militare. Si appoggiava ad un gruppo operativo di famiglie, gli antichi feudatari, i boiardi, da sempre semindipendenti e che Lui sottomise, ma anche , come del resto Vittorio Amedeo II di Savoia, ai nuovi nobili che venivano da Lui nominati principi, baroni, conti. Ribadì il fatto di essere il capo spirituale della Russia abolendo la carica di Patriarca e nominando solamente il “Procuratore del Santo Sinodo”.

Pietro I fece fronte a moltissime guerre, ottenendo risultati impensabili con le bande autonome, prive di capacità belliche, che contraddistinguevano la Russia prima di Lui. Introdusse il concetto di nobiltà di servizio, sia militare, sia civile. Ogni nobile doveva arruolarsi in un corpo militare, iniziando la carriera da soldato semplice. Col tempo la nobiltà aggirò questa disposizione arruolando nell’esercito i bambini neonati, cosicché alla maggiore età si trovavano già col grado di tenente per anzianità. Stabilì la “tavola dei ranghi”, definendo le categorie statali, suddivise nelle diverse branche di servizio, definendone diritti e doveri.

Anche Caterina II contribuì all’organizzazione : pur dissoluta sul piano personale, sapeva scegliersi amanti molto capaci nelle cose dello Stato.

Paolo I, certamente non equilibrato, ma non pazzo, si trovò a scontrarsi con la nobiltà russa che non voleva immischiarsi con la crisi europea dovuta alla Rivoluzione Francese: L’opposizione, fortissima, arrivò ad assassinarlo. Fu un ammiratore della Prussia, trasferendone molti costumi nell’esercito, che rimase molto “prussiano” ancora sino al 1990, unico ad avere ancora, ad esempio, il passo dell’oca. Fu Gran Maestro (anche se un po’ “apocrifo”) dell’Ordine di Malta, o per lo meno ne esercitò i poteri. Fondò, nel palazzo di Malta di Pietroburgo, la “Scuola dei Paggi”, da cui uscivano i grandi burocrati dello stato che si fregiavano della Croce di Malta (cav. di giustizia).

Alessandro I affrontò la guerra contro Napoleone, con la famosa ritirata di Russia. All’ Hermitage sono custodi i ritratti degli ufficiali di quelle campagne tra cui il piemontese Galateri di Genola.

Nicola I dovette subire la rivolta decabrista (analoga ai nostri moti del ‘21), una delle poche occasioni in cui la nobiltà, di solito assolutamente ligia, si ribellò al suo Zar.

Alessandro II abolì la schiavitù attaccata alla terra, fatto importante per un paese che misurava la potenza dei Signori in base al numero di lavoratori asserviti, e dove alcune grandi famiglie arrivavano ad avere anche 300.000 schiavi. Siamo nel 1861, ben 5 anni prima dell’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d’America.

Alessandro III e Nicola II, gli Zar dell’ 800, mantennero l’autocrazia dello Stato fino al 1917. La Corte era lo specchio di questa potenza autocratica, contraddistinta da un cerimoniale complicatissimo. In essa aveva preso molta rilevanza, creando anche grandi inimicizie, la componente germano-baltica, che si richiamava all’Ordine Teutonico. Il vero strumento operativo per mantenere tutto sotto controllo era la “Guardia Imperiale” fondata da Pietro il Grande nel 1697, fedelissima dello Zar. Si trattava di una sorta di stato nello stato, anche se numericamente non rappresentava neppure il 10% di tutto l’esercito, essendo composta da 100.000 uomini. Erano però i più addestrati e i più rappresentativi, tutti di nobiltà ereditaria da varie generazioni provenienti dai più bei nomi di Russia. I soldati dei vari corpi erano reclutati anche in base alle caratteristiche fisiche (ad es. naso camuso, capelli neri, ecc.) o di origine territoriale.

(dagli appunti di Fabrizio Antonielli d’Oulx)